Lunedì 14 Luglio 2025
ALDO BAQUIS
Esteri

Trump minaccia Khamenei

"Sappiamo dove sei, arrenditi". Schiera i caccia e valuta l’intervento. .

Raffica di razzi iraniani sul cielo di Tel Aviv, la gente si rifugia in un parcheggio coperto

Raffica di razzi iraniani sul cielo di Tel Aviv, la gente si rifugia in un parcheggio coperto

di Aldo BaquisTEL AVIVCon una serie di testi sempre più minacciosi sulla propria rete sociale "Truth", il presidente Donald Trump ha indicato ieri che è molto calata la sua disponibilità a trattative diplomatiche sul nucleare iraniano e ha anzi avvertito che "la pazienza ha un limite". "Resa incondizionata!", ha scritto a lettere maiuscole in uno dei messaggi. Poi, per fugare possibili dubbi, ha aggiunto: "Sappiamo con esattezza dove si nasconde il cosiddetto “leader supremo”", ossia Ali Khamenei. "Rappresenta un bersaglio facile, ma è al sicuro. Non ci accingiamo ad ucciderlo, almeno per il momento". A condizione che gli iraniani non arrechino perdite a forze Usa. Poi, facendo implicitamente suoi i successi conseguiti dall’aviazione di Israele, ha anche constatato: "Abbiamo adesso un controllo completo e totale dei cieli dell’Iran. Nessuno lo sa fare meglio della vecchia America".

Nelle stesse ore l’aviazione Usa era impegnata ad inviare verso il Medio Oriente aerei caccia e bombardieri. In Israele la sensazione è che i comandi militari statunitensi, che già si sono impegnati nella difesa attiva dello Stato ebraico intercettando missili iraniani e droni in arrivo, stiano per scendere in campo anche in operazioni offensive. La prima delle quali, secondo il ministro della Difesa Israel Katz, potrebbe essere rappresentata dall’impianto nucleare strategico di Fordow.

Intanto l’aviazione israeliana imperversa indisturbata ed è impegnata a martellare installazioni nucleari, depositi di missili balistici, nonché obiettivi di spicco del regime: primo fra tutti il capo di Stato maggiore dei Pasdaran Ali Shadmani, uomo di fiducia di Khamenei, eliminato mentre si trovava in una base segreta solo cinque giorni dopo l’eliminazione del suo predecessore Rulam Ali Rashid. "Il 35-40% dell’apparato dei missili balistici iraniani è stato distrutto e nell’Idf si è creata la convinzione che in una settimana, due al massimo, sia possibile concludere gli attacchi sugli obiettivi prefissati", ha aggiornato la radio militare.

Di fronte a questi attacchi l’Iran non è rimasto a guardare. Ieri le sirene di allarme sono risuonate più volte in Israele (costringendo milioni di persone a correre nei rifugi) e in uno di questi attacchi è stata colpita un’area alla periferia nord di Tel Aviv. L’agenzia di stampa iraniana Tasnim ha poi divulgato immagini della zona, su cui si elevavano due colonne di fumo. Essendo riusciti a perforare i "sistemi di difesa avanzati" di Israele, ha sostenuto Tasnim, i Pasdaran erano riusciti a colpire "la sede di Aman (l’intelligence militare) ed il Centro del Mossad. In Israele non si è avuta conferma.

Tuttavia l’insidiosità degli attacchi iraniani, condotti con missili con una testata di centinaia di chilogrammi, non viene messa in dubbio in Israele. Nei giorni scorsi, in ritorsione all’uccisione di scienziati nucleari a Teheran, è stato centrato un edificio dell’Istituto Weizmann di ricerca scientifica a Rehovot e il suo crollo ha provocato la distruzione di decine di laboratori in cui si conduceva una ricerca avanzata sul cancro.

La guerra sta intanto sconvolgendo la vita degli abitanti di Teheran, costretti ad abbandonare interi rioni per sfuggire ad attacchi aerei come quello contro l’emittente statale Irib. Code estenuanti sono registrate alle stazioni di benzina ed i bancomat della Sepah Bank – utilizzata dai Pasdaran – sono stati messi fuori uso in un attacco informatico. Sulla stampa riformista iraniana si fa intanto strada la sensazione che sia interesse dell’Iran concludere al più presto il confronto con Israele "che sta dimostrando una superiorità tecnologica indiscutibile". Ma l’ultima parola spetta ad Ali Khamenei che ormai da giorni non compare in pubblico.