Venerdì 19 Aprile 2024

Perché Trump vuole comprare la Groenlandia

Secondo il Wall Street Journal il tycoon sarebbe interessato alle 'Terre verdi'. La replica della Danimarca: "Non siamo in vendita"

Un'immagine della Groenlandia (Ansa)

Un'immagine della Groenlandia (Ansa)

Washington, 16 agosto 2019 - Metti una sera a cena, qualcuno che ti sussurra che la Danimarca fatica a 'mantenere' la Groenlandia e il fiuto per gli affari che si riaccende improvvisamente. Ci starebbe pensando seriamente, Donald Trump, a comprare l'isola più vasta del pianeta. A riportare la notizia dell'interessamento del tycoon alle terre dell'estremo nord dell'Atlantico è il Wall Street Journal. Il presidente Usa si sarebbe informato "ripetutamente" con i suoi collaboratori - anche se "con vari gradi di serietà" - sulla possibilità che gli Usa acquistino il territorio autonomo danese. Un gioco, ma non troppo, insomma. Secondo due persone vicine al Presidente, citate dal Wsj come fonti anonime, Trump avrebbe persino chiesto all'avvocato della Casa Bianca di esplorare l'idea. Nessun commento dallo staff di Washington, per il momento, mentre Copenaghen (dove Trump si recherà in visita ufficiale a settembre) ha già dichiarato il suo secco "no". "Siamo aperti per affari, non in vendita", ha fatto sapere il ministero degli Esteri danesi sui social network. 

Perché Trump vuole la Groenlandia

Ma come mai l'inquilino della Casa Bianca ha messo gli occhi sulla mastodontica isola  così aspra e ostile all'insediamento umano? Le materie prime sarebbero una ragione plausibile. Se poi tra queste c'è anche l'uranio, ben più appetibile dei seppur graziosi gamberetti, ecco che il quadro inizia a delinearsi. La ciliegina sulla torta è il sito di Kvanefjeld, una delle più grandi formazioni di uranio e terre rare al mondo. La madre di tutte le miniere. La Danimarca nei decenni ha cercato di dissuadere la popolazione locale (circa 60mila anime - quasi tutti inuit, ovvero eschimesi - , per una densità di 0,028 persone per chilometro quadrato) dall'estrazione di materiale radioattivo. I rischi per l'ambiente sono sotto gli occhi di tutti, così come le immagini dello scioglimento dei ghiacciai che a inizio agosto hanno campeggiato sui media di mezzo mondo. E proprio l'abbassamento del permafrost contribuisce a far emergere il 'tesoro' naturale dell'isola. Oltre che a rendere più agevoli eventuali perforazioni in loco. Nel 2010 l’assemblea rappresentativa groenlandese ha ottenuto il diritto di decidere sulle risorse del sottosuolo, tre anni dopo è arrivata l'abolizione del divieto di estrarre sostanze radioattive. E non c'è solo l'uranio: la Groenlandia è ricca di petrolio, carbone, piombo, diamanti e gas naturale. Materie prime a parte, l'isola avrebbe anche una certa importanza geopolitica e consentirebbe agli Stati Uniti di allargare la propria influenza militare.

COM'E' NATA L'IDEA - La lampadina si sarebbe accesa durante una cena, la scorsa primavera. Un collaboratore avrebbe riferito a Trump che la Danimarca fa fatica a finanziare il sussidio - per l'equivalente di circa 457 milioni di euro - che ogni anno invia al territorio. Quindi avrebbe suggerito agli Usa di acquistare il territorio. "Cosa ne pensate?", la domanda di Trump ai commensali, sempre secondo il Wall Street Journal: "Pensate che funzionerebbe?". Da allora, prosegue il Wall Street Journal, il presidente ha parlato della prospettiva di acquistare la Groenlandia in numerose occasioni. Alcuni suoi consiglieri si sarebbero detti favorevoli, sottolineando i vantaggi economici di una tale operazione, che inoltre - ritengono - lascerebbe un'eredità simile a quella dell'acquisto americano dell'Alaska dalla Russia nel 1867. Altri, invece, avrebbero sconsigliato il presidente di intraprendere una strada simile. Trump non è il primo presidente che guarda con interesse alla Groenlandia: già nel 1946 Harry Truman propose alla Danimarca di comprare l'isola per 100 milioni di dollari, ma la sua offerta venne rifiutata. Il tycoon, tuttavia, sarebbe il primo che potrebbe chiudere l'affare. Attenzione però, perché sull'isola avrebbe messo gli occhi anche la Cina, nell'ambito della sua "strategia artica". Un motivo in più, forse, per spingere il tycoon a chiudere l'affare.