Mercoledì 24 Aprile 2024

"Trump sapeva dei pagamenti alla pornostar". Ecco perché il presidente rischia

Secondo il New York Times, il capo di Stato Usa sapeva dell'assegno a sei zeri staccato dal suo legale all'attrice Stormy Daniels, diversi mesi prima di negarlo pubblicamente. Se l'inchiesta dovesse rivelare che il silenzio della star a luci rosse è stato comprato per motivi elettorali, come suggerito da Rudolph Giuliani, le transazioni potrebbero essere considerate illegali

Trump scende dall'Air Force One (Ansa)

Trump scende dall'Air Force One (Ansa)

New York, 5 maggio 2018 - Mentre invita ancora una volta gli insegnanti ad armarsi, Donald Trump è costretto a difendersi dal fuoco nemico del New York Times e da quello amico dell'ex sindaco della Grande Mela, Rudolph Giuliani. L'insolita coppia, infatti, ha rivelato altri scomodi dettagli sull'affaire Stormy Daniels, la pornostar pagata da uno dei legali del tycoon pochi giorni prima delle elezioni presidenziali per non parlare degli incontri bollenti avuti con il magnate nel 2006. Secondo il quotidiano, infatti, il capo di Stato Usa sapeva dell'assegno a sei zeri staccato dal suo legale, Michael Cohen, diversi mesi prima che Donald negasse pubblicamente – a bordo dell'Air Force One e davanti a diversi reporter – di essere a conoscenza di qualsiasi transazione a favore della star a luci rosse.

A scatenare l'ennesima bufera sulla Casa Bianca, paradossalmente, è stato proprio uno dei fedelissimi di Trump. In un'intervista televisiva, infatti, Giuliani – entrato da due giorni nel team dei legali del tycoon - si è lasciato scappare che il presidente avrebbe rimborsato Cohen per i pagamenti a Stephanie Clifford, conosciuta nell'ambiente come Stormy Daniels. “L'ex sindaco di New York – puntualizza la Grey Lady - ha detto questa settimana che il rimborso a Cohen è stato tra i 460mila e 470mila dollari, non specificando la destinazione dei soldi a parte i 130mila dollari versati alla Clifford”. Le affermazioni dell'ex sindaco sono in netto contrasto con quanto sostenuto finora da Donald e dalla Casa Bianca, che hanno sempre negato di essere a conoscenza dell'accordo con la pornostar. “Allen Weisselberg, il direttore finanziario della Trump Organization, sapeva fino dallo scorso anno i dettagli dei rimborsi a Cohen, che venivano elargiti in tranche da 35mila dollari al mese, prelevati direttamente dal fondo personale del presidente. Un fatto – fa notare ancora il New York Times – che potrebbe far allargare l'inchiesta federale sulle attività del legale del tycoon”.

La rabbia del presidente, soprattutto sul fuoco amico di Rudy, non ha tardato a scatenarsi. "Tutto ciò che è stato detto è stato fatto in modo sbagliato o è stato raccontato male dalla stampa. Giuliani ha cominciato da poco. È un bravo ragazzo, dovrà informarsi correttamente". L'ex sindaco di New York, dopo essere stato duramente bacchettato, ha fatto marcia indietro e ha ritrattato anche sul fatto che i pagamenti a Stormy Daniels fossero motivati da convenienze politiche. Dettaglio non da poco, visto che è proprio la natura delle transazioni a essere fondamentale per capire se sia stata violata o meno la legge. Pagare il silenzio di Stormy per paura di una ricaduta sulle speranze elettorali di Trump – piuttosto che per tenere la notizia nascosta alla famiglia – potrebbe infatti essere considerato un illecito.

Se l'inchiesta dovesse stabilire che il pagamento del silenzio è a tutti gli effetti una spesa elettorale, allora il modo in cui i fondi sono stati elargiti potrebbe diventare determinante. Cohen, infatti, aveva più volte ribadito come né la campagna né la Trump Oragnizagtion fossero coinvolte nell'accordo. Affermazione ora contraddetta da Giuliani. Secondo la legge americana sulle campagne elettorali, Trump poteva pagare la Clifford per proteggersi, ma avrebbe dovuto formalmente inserire la transazione nell'elenco pubblico dei pagamenti effettuati. Se invece il presidente avesse invitato il suo avvocato a pagare Stormy Daniels a suo nome, questa spesa potrebbe essere considerata illegale, anche se poi il tycoon ha rimborsato il legale. Qualsiasi coinvolgimento da parte della Trump Organization complicherebbe ulteriormente il quadro legale, visto che la legge elettorale americana è la più severa in assoluto quando si tratta di coinvolgimento delle imprese con le campagne politiche. Le aziende, infatti, non possono assolutamente donare direttamente alle campagne o coordinarsi con loro.

Ma questa nuova bufera, non ferma l'agenda di Donald. Il presidente, infatti, è tornato a insistere sulla necessità di addestrare e armare gli insegnanti. “I diritti del Secondo Emendamento sono sotto attacco, ma con me in carica – ha rassicurato i presenti alla convention della National Rifle Association, la potente lobby Usa delle armi – non avete nulla da temere”.

Trump non molla: "Nelle scuole gli insegnanti portino armi nascoste"