Mercoledì 11 Giugno 2025
ANTONIO TROISE
Esteri

Trump "Dazi al 50% per la Ue"

L’ira del tycoon: negoziati inutili "Aumenti dal primo giugno" .

L’ira del tycoon: negoziati inutili "Aumenti dal primo giugno" .

L’ira del tycoon: negoziati inutili "Aumenti dal primo giugno" .

Ci risiamo. L’annuncio dell’accordo fra Usa e Cina e i toni distensivi degli ultimi giorni avevano fatto tirare un sospiro di sollievo ai mercati. Invece, ieri, il presidente americano Donald Trump ha rialzato la posta, tornando a minacciare l’Europa con l’ennesimo annuncio-choc via social: dazi al 50% sulle merci made in Ue a partire dal primo giugno. Una minaccia che suona come un ricatto, dal momento che nel tweet spiega che la decisione è dovuta soprattutto al fatto che le trattative in corso "non stanno andando da nessuna parte".

Le parole del presidente Usa, però, hanno subito colpito e affondato le borse europee, che hanno chiuso tutte in rosso (Milano ha ceduto l’1,94%), bruciando 183 miliardi di euro di capitalizzazione, spaventate dalla possibilità di un inasprimento delle tariffe e del loro impatto sulla crescita. In calo anche Wall Street, dove Apple è arrivata a perdere oltre il 3% in avvio di seduta, quasi 100 miliardi di dollari. Infatti, insieme alla stangata sull’Europa, Trump ha lanciato un avvertimento anche al colosso dei telefonini, evocando tariffe del 25% per l’iPhone se Apple non lo produrrà negli Stati Uniti. Per Tim Cook, presente alla cerimonia di insediamento di Trump, la minaccia rappresenta un duro e potenzialmente costoso colpo. Anche se, secondo molti, per Apple i dazi al 25% sarebbero meno onerosi di un iPhone Made in Usa.

Resta il fatto che la nuova offensiva degli Stati Uniti ha colto di sorpresa Bruxelles, dove nelle ultime settimane si erano intensificati i contatti con gli intermediari americani, anche sulla scia degli accordi siglati prima con il Regno Unito e poi con la Cina. All’interno della Casa Bianca, molti ritengono che la minaccia sia solo uno strumento negoziale e sono convinti che Trump non vi darà seguito. Il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha chiarito: "Le proposte arrivate dalla Ue non erano buone come quelle di altri Paesi". Molti osservatori, invece, si sono detti preoccupati, perché a rischio c’è non solo l’economia europea, ma anche quella americana.

Ma c’è anche chi pensa che dietro il rilancio del tycoon si celino due obiettivi. Il primo, più squisitamente commerciale, sarebbe quello di spingere gli europei ad abbassare le barriere all’importazione di prodotti americani non conformi agli standard europei in materia di sicurezza alimentare. Il secondo, di natura geopolitica, riguarda invece la complessa partita che gli Stati Uniti stanno giocando sul fronte dell’alleanza atlantica, con l’ipotesi – per ora solo accennata – di un ridimensionamento della presenza militare americana nella Nato, che dovrebbe essere compensato da maggiori investimenti europei nel settore della difesa.

Al di là delle interpretazioni, resta il fatto che le critiche e le minacce all’Europa alimentano incertezza anche sugli altri accordi commerciali ai quali l’amministrazione Trump sta lavorando, e di cui si conoscono pochi dettagli. Secondo indiscrezioni, nelle trattative in corso starebbero emergendo disaccordi sempre maggiori, anche con i governi più propensi a stringere intese commerciali con gli Stati Uniti. "I termini proposti dagli Stati Uniti sono terribili", hanno riferito alcune fonti ai media americani, spiegando come stia iniziando a trapelare la volontà di Washington di ottenere solo concessioni, senza negoziare veramente. Un avvertimento, insomma, per l’Europa, che nel caso di una fumata nera sta preparando i suoi controdazi, che si annunciano però non generalizzati, ma selettivi.