Giovedì 18 Aprile 2024

Trump firma i dazi su acciaio e alluminio. Undici Paesi si accordano senza Usa

Il presidente Usa vara i suoi dazi contro l'opinione di tanti: dalla comunità internazionale ai suoi stessi parlamentari. Entreranno in vigore tra 15 giorni. Canada e Messico esentati

Trump annuncia i dazi su alluminio e acciaio (da youtube White House)

Trump annuncia i dazi su alluminio e acciaio (da youtube White House)

Washington, 8 marzo 20128  - Il presidente americano, Donald Trump, come annunciato, ha siglato il provvedimento che impone dazi del 25% alle importazioni di acciaio e del 10% a quelle di alluminio. Lo conferma la Casa Bianca. I dazi verranno introdotti tra 15 giorni. Esentati Canada e Messico per questioni di "sicurezza nazionale", ma in questo caso molto dipenderà dall'esito dei negoziati per la riscrittura dell'accordo di libero scambio siglato con gli Usa nel 1994, il Nafta. 

"L'industria americana dell'acciaio e dell'alluminio è stata devastata da pratiche commerciali straniere aggressive", ha detto Trump. Poi ha spiegato che nei 15 giorni che mancano all'entrata in vigore dei dazi saranno usati dall'amministrazione americana per vedere come applicarli, in base ai comportamenti dei partner sul piano commerciale ma in parte anche militare. Trump non ha rinunciato a sottolineare che molti dei Paesi che trattano peggio gli Usa nelle relazioni commerciali e militari sono suoi alleati. 

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Il presidente del gruppo Ppe all'Europarlamento Manfred Weber su Twitter: "Deploriamo profondamente l'annuncio di Trump sui dazi. L'Ue non vuole una guerra commerciale. Ma non accetteremo questo comportamento aggressivo dagli Usa senza reagire". in un altro tweet: "L'Europa deve essere chiara e ferma ma proporzionata nella sua risposta agli Usa". "Dovremmo rimanere calmi e agire in modo razionale. L'Europa crede nella partnership e nella costruzione di ponti. Il commercio equo e libero tra le nostre economie va a vantaggio della gente", conclude Weber.

Contro l'opinione della comunità internazionale, dei mercati e delle istituzioni finanziarie mondiali, del suo partito (i timori di 107 parlamentari repubblicani) e di alcuni ministri chiave, Donald Trump ha varato i dazi con una cerimonia alla Casa Bianca, davanti ai rappresentanti del settore. 

Nel frattempo 11 Paesi rispolverano il patto commerciale transpacifico (Tpp) in funzione anti-Usa, abbassando i dazi proprio mentre The Donald annuciava di stare per firmare i dazi su acciaio e alluminio. I ministri degli Esteri di Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam hanno formalmente istituito la Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (Cptpp), un accordo che riguarda un mercato di mezzo miliardo di persone e che vale il 13,5% dell'economia globale. 

atto commerciale transpacifico (Tpp) in funzione anti-Usa (Ansa)
atto commerciale transpacifico (Tpp) in funzione anti-Usa (Ansa)

L'obiettivo principale dell'accordo è tagliare le tariffe commerciali tra i paesi membri, ma anche armonizzare i regolamenti sul commercio, o quanto meno renderli trasparenti. E sono stati presi anche impegni per rispettare degli standard sul lavoro e l'ambiente. Trump aveva ritirato gli Usa da Tpp lo scorso anno, alimentando le preoccupazioni. Gli 11 paesi rimasti, però, hanno deciso di andare avanti per difendersi dal protezionismo americano.

Ma Trump ha scelto una soluzione "flessibile" per i Paesi "amici": riservandosi di aumentare o abbassare i dazi in qualsiasi momento e di esentare provvisoriamente alcuni Paesi come l'Australia. Per Canada e Messico, esentati, molto dipenderà dai negoziati per la riscrittura dell'accordo di libero scambio siglato con gli Usa, il Nafta. 

Trump si era detto "impaziente" di firmare le nuove misure sin dal mattino su Twitter, annunciando subito però "grande flessibilità e cooperazione verso quelli che sono i veri amici e ci trattano equamente, sia sul piano commerciale che militare". 

"Saremo molto equi e molto flessibili", ha insistito Trump. "Abbiamo relazioni molto buone con l'Australia, abbiamo un'eccedenza commerciale con questo paese formidabile, un partner di lunga data". 

Trump si è mostrato molto critico con Berlino, e non solo sul commercio: "Abbiamo amici e anche dei nemici che si sono approfittati enormemente di noi da anni su commercio e difesa. Se guardiamo la Nato, la Germania paga l'1% e noi paghiamo il 4,2% di un pil molto più importante. Questo non è giusto". 

L'Ue ha già pronte misure di ritorsione sino a 3,5 miliardi di dollari su un'ampia gamma di prodotti americani per mettere in difficoltà Trump nelle elezioni di midterm. Anche la Cina, il vero bersaglio Usa per il suo eccesso di produzione sovvenzionata di acciaio, minaccia un'appropriata e necessaria risposta. 

Ma la risposta forse più preoccupante per gli Usa l'hanno già data gli undici Paesi, il 13,5% dell'economia mondiale, che hanno firmato oggi in Cile una nuova versione del Tpp, un accordo di libero scambio che copre 500 milioni di consumatori abbattendo i dazi. Negli anni scorsi era stato porposto a Barack Obama per fermare l'ascesa di Pechino ma poi Trump aveva deciso di uscirne. La beffa è che ora gli Usa ne diventano il bersaglio, mentre la Cina potrebbe essere invitata ad entrare.