Trump-Cina, disgelo sui dazi. E le Borse volano

Telefonata Trump-Xi Jinping "estremamente positiva". Borse asiatiche nella miglior seduta da aprile 2016. Si allineano quelle europee. Bene Piazza Affari, spread in calo

Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)

Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)

Washington, 2 novembre 2018 - Il disgelo della guerra commerciale. Dopo lunghi e difficili mesi di dazi, minacce e tensioni internazionali, Usa e Cina sembrano aver finalmente trovato un momento di pace. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello cinese Xi Jinping hanno recentemente parlato al telefono per risolvere i nodi centrali della 'guerra commerciale' tra i due Paesi. Una chiamata "estremamente positiva", a detta del portavoce del ministero degli Esteri cinese Lu Kang, in cui i due leader hanno concordato di "rafforzare gli scambi economici". L'obiettivo, in vista del G20 di Buenos Aires, è chiudere definitivamente le dispute commerciali che dividono le due potenze economiche. Secondo l'agenzia Bloomberg Trump starebbe pure preparando una bozza di accordo commerciale con Pechino. 

Il tweet del presidente Donald Trump sulla "lunga e molto positiva conversazione con il presidente Xi Jinping": 

LE BORSE - Il clima di disgelo piace alle borse, in particolare a quelle asiatiche: Tokyo ha chiuso in rialzo del 2,56%, Seul del 3,53%, Shanghai del 2,7%, Hong Kong del 3,5%. Per le borse orientali si tratta della miglior seduta dall'aprile del 2016. Bene in avvio di seduta anche le borse europee e Piazza Affari, che ha aperto a +1,2%, con lo spread in calo a 293 punti base. Tendenza al rialzo proseguita nel pomeriggio e poi anche in chiusura: Milano a +1,07% e lo spread a 290. 

ELEZIONI DI MIDTERM - L'affievolimento della guerra commerciale potrebbe essere intesa anche come una mossa in vista delle elezioni di midterm negli Usa. Secondo tutti gli analisti infatti, il voto del 6 novembre sarà un vero e proprio referendum sull'operato di Donald Trump. In particolare comunque, gli americani saranno chiamati alle urne per rinnovare completamente la Camera (435 seggi) e circa un terzo (35 scranni su 100) del Senato. Intorno alle 4-5,30 del mattino del 7 novembre qui in Italia dovremmo sapere se la Camera è passata ai democratici o è rimasta ai repubblicani.