Domenica 27 Aprile 2025
CLAUDIA MARIN
Esteri

Trump (ancora) contro tutti

Il presidente Usa attacca la Cina. E Xi Jinping si vendica su Boeing. Tra Washington e Pechino è una guerra di dispetti reciproci. Con la Ue invece è stallo in attesa degli incontri bilaterali

Trump (ancora) contro tutti

Roma, 25 aprile 2025 – L’altalena quotidiana sui dazi fa registrare un doppio braccio di ferro di Donald Trump, con la Cina e con l’Ue, all’insegna di una nuova escalation rilevante. Da un lato il presidente Usa respinge la proposta Ue su zero dazi per l’industria, dall’altro attacca Xi Jinping che blocca le consegne di nuovi aerei Boeing alle compagnie cinesi e cerca sponde in Vietnam.

IL FRONTE DEL DRAGONE

Trump non usa mezzi termini nel tornare ad attaccare la Cina, prendendo di mira il tour del suo leader nel Sudest asiatico. Dopo aver bloccato l’export di terre rare in reazione ai dazi Usa del 145% sul made in China, Pechino ha ordinato alle compagnie aeree del Paese di fermare le consegne di nuovi Boeing e dei loro componenti. Per il colosso Usa è un nuovo pesante colpo dopo la crisi che l’ha travolto negli ultimi anni in seguito a una serie di incidenti che ne hanno messo in dubbio l’affidabilità. Il punto è che Trump non ci sta e attacca: "È interessante notare che hanno appena rinnegato un grande accordo affermando che "non prenderanno possesso" di aerei su cui si sono completamente impegnati". Non basta. "La palla è in mano alla Cina – incalza –. Sono loro a dover fare un accordo con noi, non il contrario".

LA POSTA IN GIOCO

Dai toni accesi del presidente americano trapela – hanno spiegato alcuni osservatori – una frustrazione dovuta alla mancanza di reali contatti con Xi, definito ripetutamente da Trump un "leader intelligente" con cui è "sempre andato d’accordo". La posta in gioco è alta: lo scontro commerciale con Pechino rischia di mettere in pericolo altri dossier del complesso rapporto fra le due superpotenze economiche, a partire da Taiwan e da TikTok, la popolare app che Trump ha promesso di salvare in campagna elettorale perché ha contributo alla sua vittoria.

LO STALLO CON L’EUROPA

Il tycoon per ora tira dritto per la sua strada e insiste sul fatto che i dazi funzionano come dimostrato da Nvidia: "Si è impegnata a investire 500 miliardi" negli Stati Uniti e "questa è una buona notizia. Tutti i permessi necessari saranno rilasciati rapidamente a Nvidia e a tutte le altre società che si impegnano a essere parte dell’età dell’oro". La Cina non è comunque il solo Paese con cui le trattative commerciali sono in salita. Anche con l’Ue non ci sarebbero al momento grandi progressi, con i funzionari americani che hanno respinto la proposta europea di zero tariffe sui beni industriali. Nonostante questo e i nuovi dazi allo studio sui semiconduttori e sulla farmaceutica - nelle ultime ore sono stati colpiti anche i pomodori messicani con tariffe al 21% - le Borse tengono. La speranza è che l’amministrazione Trump, sotto la guida del segretario al Tesoro Scott Bessent, possa raggiungere accordi commerciali in grado di spazzare via le nubi di recessione che si addensano all’orizzonte.

UE, BIG TECH NEL MIRINO

Nel giorno del rientro del commissario Ue Maros Sefcovic, con il no di Trump all’offerta europea, si rafforza la sensazione, diffusa nelle istituzioni comunitarie, che i tavoli tecnici – pur destinati a proseguire – non basteranno a colmare distanze ancora ampie. E, nell’attesa dell’incontro tra la premier Giorgia Meloni e l’inquilino della Casa Bianca, resta aperta l’ipotesi di un vertice straordinario dei leader Ue a maggio per dare slancio politico alle trattative. Adesso, ha ammonito il portavoce Olof Gill, "tocca a Washington" cambiare passo, mostrare collaborazione e "chiarire cosa vuole". Altrimenti, la rappresaglia è pronta: i controdazi su oltre 400 prodotti americani - dalle Harley Davidson ai sigari - sono congelati soltanto fino al 14 luglio. E, ormai concluse le istruttorie su Apple e Meta, le multe alle Big Tech sembrano imminenti: la decisione è attesa "a breve" e si accompagna all’ipotesi di una web tax paventata da Von der Leyen stessa.