"Tremila euro se abbatti un jet". La guerra in Ucraina diventa un tiro a segno

I tariffari russi e di Kiev. Così Mosca cerca di convincere i soldati che si sono ritirati a rientrare in azione

Un carro armato russo distrutto a Bohdanivka, vicino a Kiev (Ansa)

Un carro armato russo distrutto a Bohdanivka, vicino a Kiev (Ansa)

Ci manca solo la taglia sui trattori, i ‘mezzi di battaglia’ ucraini che hanno fatto razzia di tank russi fuori uso e che dall’inizio dell’invasione hanno spopolato su Twitter e Facebook. E non è un’esagerazione: per i militari russi che da pochi giorni si sono ritirati stremati dal fronte nordorientale (Kiev, Chernihiv e Sumy), il Cremlino ha messo a punto un programma di incentivi per convincerli a tornare subito in azione. Una macabra rivisitazione dei punti fedeltà di molti supermercati. Secondo un documento scoperto da Radio Svoboda e che l’Institute Study of War ritiene attendibile, il ministero della Difesa russo lo scorso 2 aprile ha stilato un vero e proprio tariffario.

I militari in grado di abbattere un jet ucraino riceveranno 300mila rubli una tantum. Al cambio di ieri si tratta di circa 3.200 euro. Un bonus che potrebbe fare davvero gola, visto che è l’equivalente di tre mensilità o dello stipendio di un soldato ucraino. Un elicottero vale 2.150 euro, mentre con un drone a medio raggio ci si porta a casa appena 540 euro. Per un carro armato catturato o distrutto il premio è di 1.070 euro, mentre per i veicoli corazzati da combattimento, l’artiglieria semovente e i sistemi missilistici antiaerei ci si deve accontentare di 50mila rubli, ovvero 540 euro. Chi si distinguerà nella distruzione di infrastrutture, rimpinguerà il proprio conto con 1.070 euro.

Secondo gli analisti dell’Isw, gli incentivi in denaro serviranno anche a rialzare il morale a terra delle truppe russe, visto che nelle scorse settimane sono stati segnalati diversi episodi di soldati che si sono rifiutati di tornare a combattere in Ucraina dopo essere rientrati in Russia o Bielorussia. Secondo l’intelligence britannica, alcuni militari avrebbero deliberatamente sabotato i propri equipaggiamenti e anche abbattuto un jet della Federazione pur di non imbracciare nuovamente il fucile. Per il Kiev Independent, che cita stime dell’esercito ucraino (quindi da prendere con le pinze, ma comunque indicative), dall’inizio dell’invasione, sarebbero morti 19.600 soldati russi e sarebbero stati abbattuti 157 jet. Gli elicotteri neutralizzati sarebbero 140, mentre i carri armati messi fuori combattimento o catturati sarebbero addirittura 732. Oltre 120 i droni messi ko.

Anche Vladyslav Atroshenko, il sindaco di Chernihiv, nei giorni scorsi, aveva promesso premi cash ai soldati ucraini in grado di mettere fuori combattimento mezzi militari russi. Il tariffario comprende quattro voci: i veicoli corazzati per il trasporto di truppe valgono 4.400 euro; i tank si aggirano sui 6.000 euro mentre una cisterna mobile di carburante arriva a 7.500 euro. Per ogni soldato russo "ucciso o catturato" il primo cittadino ha promesso 300 euro. Bonus decisamente più alti rispetto a quelli della Federazione, i cui soldati devono anche fare il conto con la fluttazione del rublo. Ovviamente i premi in denaro concessi a soldati particolarmente valorosi sono vecchi quanto la storia del mondo. Già tra gli Egizi e i Romani era una prassi consolidata, tanto che spesso il faraone o l’imperatore dividevano parte dei bottini di guerra con i propri militari. Ma il legionario, almeno, non doveva fare i conti con i trattori ucraini.