Terremoto Turchia e Siria, trovati i corpi della famiglia italiana. I morti sono 28mila

Si tratta di tre adulti e tre minori di origine siriana che vivevano in Lombardia. Ancora nessuna notizia del veneto Angelo Zen. Bambina tratta in salvo dopo 122 ore

Roma, 11 febbraio 2023 - Sei italiani morti nel terremoto in Turchia. Nel bilancio ancora provvisorio di oltre 28mila vittime - 24.617 in Turchia e 3.575 in Siria (2.167 nelle aree controllate dai ribelli nel nord-ovest) -  ci sono anche i tre adulti e i tre minori di origine siriana che vivevano in Lombardia. I soccorritori continuano a scavare e a tirare fuori persone vive dalle macerie. Piccoli miracoli: una bambina di due anni è stata portata in salvo dopo 122 ore nella provincia turca di Hatay, un neonato di 2 mesi, nel sud del Paese, un'anziana di 83 anni nella provincia di Malatya, un ragazzo di 16 anni, una tredicenne ad Antakia, una famiglia di 5 persone.

"Terremoto Turchia: morti 6 italiani"

Lo ha annunciato su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Purtroppo sono stati ritrovati senza vita, ad Antiochia, i corpi della famiglia italiana di origine siriana. Esprimo tutta la mia vicinanza ai familiari ai quali non mancherà il nostro sostegno".

"Scontri tra gruppi"

L’esercito austriaco ha sospeso le operazioni di soccorso nelle zone della Turchia colpite dal terremoto, a causa del peggioramento della “situazione della sicurezza”. “Ci sono stati scontri tra gruppi”, ha detto un portavoce della missione austriaca, senza fornire dettagli, ma spiegando che le truppe austriache si sono rifugiate “in un campo base con altre organizzazioni internazionali, in attesa di istruzioni”.

Il tweet del ministro Tajani

Sempre più grave il bilancio delle vittime

Il bilancio delle vittime del terremoto ora supera i 28.000, in particolare 28.192. In Turchia i morti sono saliti a 24.617, ha dichiarato il vicepresidente turco Fuat Oktay in una conferenza stampa. In Siria sono almeno 3.575, di cui 2.167 nelle aree controllate dai ribelli nel nord-ovest, secondo le stime del gruppo di protezione civile dei Caschi Bianchi. Altri 1.408 decessi sono stati registrati nei territori controllati dal governo, ha riferito il ministero della salute.

Membri di un team di ricerca con un corpo fra le macerie di un palazzo a Hatay, in Turchia
Membri di un team di ricerca con un corpo fra le macerie di un palazzo a Hatay, in Turchia

"Non c'è più posto per seppellire i cadaveri"

L'enormità della catastrofe è ben rappresentata da quanto sta accadendo a Nurdagi, in Turchia, dove non c'è più posto e neanche tempo per seppellire i cadaveri, ammassati sui camion e in fosse senza nome, così come ad Afrin in Siria. Ma nonostante le ore facciano scemare la speranza di trovare qualcuno ancora vivo, i soccorritori continuano comunque a compiere qualche 'miracolo'.

È il caso della squadra spagnola che proprio a Nurdagi ha estratto vivi un bimbo e una bimba dalle macerie; poco dopo, anche la madre dei due bimbi è stata salvata. O come il 17enne Adnan Muhammed Korkut, uscito vivo stamattina dalle macerie di un edificio crollato nella città turca di Gaziantep, dopo essere rimasto intrappolato per 94 ore. Il ragazzo ha detto di essere stato costretto a bere la propria urina per placare la sete. Mentre Ayse Mustafa, siriana di 15 anni, è stata salvata dopo 103 ore dal terremoto, sotto le macerie di un appartamento nella provincia di Kahramanmaras.

Dai luoghi del disastro altre storie di salvataggi di persone rimaste sepolte sotto le macerie. Secondo la rete statale turca Trt, citata dalla Cnn, tre fratelli sono stati estratti vivi dopo il crollo di un edificio di 5 piani 120 ore dopo il terremoto. Nella città turca di Kahramanmaras, a 119 ore dal sisma un sedicenne è stato salvato dalle macerie di un edificio crollato. I soccorritori hanno dichiarato di aver setacciato il sito dopo aver sentito la sua voce provenire da sotto le macerie. Il sedicenne è stato portato via in barella. I familiari lo attendevano per abbracciarlo.

Aya, la bambina-miracolo del sisma

Aya (che in arabo significa miracolo) è diventata il simbolo della vita che vince su morte e devastazione. La piccola, trovata viva, appena nata e ancora attaccata con il cordone ombelicale alla madre, uccisa dal sisma nel nordovest della Siria insieme anche al padre di Aya e ai suoi quattro fratelli, si trova in ospedale ad Afrin. Il direttore dell'ospedale Khalid Attiah ha ricevuto decine di chiamate da tutto il mondo con offerte per prendersi cura di lei, ma lui, che ha una figlia di quattro mesi più grande di Aya, ha detto: "Non permetterò a nessuno di adottarla ora. Fino al ritorno di suoi lontani parenti, la tratterò come una della mia famiglia". Letteralmente: sua moglie la sta allattando, insieme alla loro bambina.