Terremoto in Turchia e Siria: l'incubo del sisma infinito. Grida sotto le macerie

Messaggi disperati dai telefonini. Gli esperti: il terremoto potrebbe durare oltre un anno. Le scosse più potenti generate da una doppietta di faglie. Il suolo si è spostato di 10 metri

Un uomo, ancora vivo, emerge dalle macerie della sua abitazione ad Atay

Un uomo, ancora vivo, emerge dalle macerie della sua abitazione ad Atay

Roma, 8 febbraio 2023 - "Eyup! Eyup!!". Sono qui! Urlano da sotto le montagne di macerie. "Kurtarın bizi!", Salvateci! gridano voci dal profondo, anche attraverso i messaggi inviati con i telefonini. Ma per uno salvato, dieci e più rimangono sotto. Il tempo non ha pietà, la mancanza di mezzi meccanici pesanti per alzare le macerie è decisiva e il giorno dopo le due terribili scosse di magnitudo 7.9 e 7.5 di lunedì che hanno messo in ginocchio la Turchia sudorientale e la Siria nordoccidentale il conto dei morti lievita come si temeva. Ieri, alle 21.46 ora turca, il ministro della Salute Fahrettin Koca dà la cifra di 5.434 morti e 31.777 feriti. A questi vanno aggiunti 1.832 cadaveri recuperati in Siria, dove vi sono anche 10 mila 500 feriti. Siamo così a 7.266 vittime e oltre 42 mila feriti.

Quale sarà il bilancio finale nessuno lo sa. Per l’Oms il conto finale può arrivare a 20mila morti, mentre l’Usgs, il servizio geologico degli Stati Uniti, è più prudente e lo stima in circa 10mila. Comunque, una strage, aggravata dal fatto che i soccorsi sono scarsi, vista certo la magnitudo del terremoto e la vastità dell’area colpita – 13 milioni di persone su un’area lunga 450 km – ma anche le risorse disponibili in Turchia soprattutto in una Siria devastata da 12 anni di guerra civile. I rischio di epidemia di tifo e colera è reale in Siria.

Nel frattempo a corsa contro il tempo è disperata e disperante. Miracolosa la storia della piccola Gul, la cui casa di Antakya, nella provincia dell’Hatay al confine con la Siria, è crollata, intrappolandola e che è stata salvata dopo essere rimasta prigioniera per 33 ore senza acqua né cibo. Come lei in Siria, a Jandaris, è stata estratta dopo 25 ore una bambina di cinque anni. Una donna e i suoi 3 figli sono stati estratti vivi a Gazientep dopo 28 ore dalla scossa. E ad Adyaham un adolescente di 15 anni, Mahmut Mebi Uygul è stato estratto vivo dopo 35 ore. Ma non va sempre tutto per il verso giusto. A Malatiya per salvare un uomo, Mustafà Alici, è stato necessario amputargli un piede rimasto sotto una colonna. Mentre a Iskenderun una squadra si ricerca dell’Emak greco ha combattuto per salvare una bambina di 7 anni che era ancora viva, fallendo, ma poi accanto a lei ha trovato ed estratto sua sorella di 6 anni, viva. È la cinica lotteria dei disastri.

Di una cosa i sismologi sono convinti: le scosse dureranno per molti mesi, se non oltre un anno. Ieri è cresciuta la convinzione che la seconda scossa di magnitudo 7.5 registrata alle 12.24 è stata generata da una faglia diversa da quella di 7.9 che alle 2.12 della notte ha aperto la crisi sismica. "Il terremoto delle 12.24 – ha detto Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) – è avvenuto su una faglia che si trova più a Nord rispetto a quella Est anatolica. Di doppiette ne vediamo tante, anche ad Amatrice e Norcia la sequenza sismica ha visto due faglie diverse". "La prima scossa – ha spiegato la sismologa americana Wendy Bohon – ha causato cambiamenti nello stress crostale su questo confine di placca e questo ha influenzato la seconda faglia che ha generato una scossa di magnitudo 7,5".

"Doppiette come queste non sono rare e sicuramente si sono attivate anche tantissime faglie minori – ha osservato il presidente dell’Ingv Carlo Doglioni – Come la Est Anatolica, anche la nuova faglia ha provocato uno spostamento del suolo dell’Anatolia. "Su alcune parti della faglia è stato calcolato uno spostamento del suolo fino a 10 metri", dice il sismologo Alessandro Amato, dell’Ingv. E in qualche punto lo spostamento è stato anche di 20 metri. È avvenuto un movimento di tipo trascorrente, ossia il suolo è slittato orizzontalmente lungo i due lembi della faglia. Tipico di quelle faglie.

In molti si interrogano ora se la crisi simica turco-siriana possa ’migrare’ verso est, verso l’Iran. O, di contro, interessare le faglie che intersecano la Grecia e quelle ancora più a ovest, fino all’Albania e l’Italia. Al momento non c’è alcun elemento che lo faccia pensare. La crisi simica è profonda ma resterà tra Turchia e Siria, allargandosi eventualmente ad altre faglie dei due paesi. Non oltre. Ma la mano sul fuoco non la può metterla nessuno. "Il comportamento “epidemico” – ha osservato il professor Carlo Doglioni– è noto ma questo sisma interessa una struttura molto lontana dal sistema geologico italiano. Ciò non significa che non dobbiamo tenere alta l’attenzione perché l’Italia presenta zone con una vitalità geologica sempre presente".