Cinismo di regime e sanzioni Usa: "In Siria gli aiuti a singhiozzo"

Talbot (Ispi): "Assad discrimina i ribelli, meglio dare aiuti materiali. L’embargo americano non sarà sospeso"

Roma, 9 febbraio 2023 - "Gli aiuti per questo devastante terremoto dovrebbero andare a tutti i territori colpiti, a prescidere da chi li controlla, se il governo turco, il regime siriano o i ribelli siriani. È una questione di assoluta emergenza umanitaria, di salvaguardia di vite umane". Così la dottoressa Valeria Talbot, responsabile del Programma Mediterraneo e Medio Oriente, dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale).

Dottoressa Talbot, gli americani hanno invitato a non dare aiuti al regime di Damasco, mentre Mosca ovviamente lo farà e la figlia di Assad chiede che non si aiutino i ribelli. Emerge un uso geopolitico degli aiuti.

"La situazione siriana è complicata, è un mosaico complesso, considerata la guerra degli ultimi 11 anni. Il conflitto oggi è a più bassa intesità, ma il regime controlla il 70% del Paese. E quindi ogni occasione per dare aiuti a quel 30% di territorio controllato dai ribelli è vista con preoccupazione dal regime e dai suoi alleati, Russia e Iran in primis. L’opposto vale per gli Stati Uniti, che non intendono aiutare in alcun modo Bashar Al Assad. L’Europa ha invece stanziato 3,5 milioni di aiuti umanitari per la Siria, a prescindere".

Falò di sopravvissuti vicino alle macerie del terremoto
Falò di sopravvissuti vicino alle macerie del terremoto

Certo, che gli aiuti che transitano da Damasco vadano nelle zone non controllate da loro sembra improbabile. Basti pensare che le truppe di Assad hanno bombardato Marea, appena due ore dopo che il terremoto l’aveva distrutta.

"Un gesto terribile. Un regime che fa questo nei confronti della propria popolazione dopo un devastante terremoto solleva moltissimi interrogativi sui destinatari finali degli aiuti dati al regime. A Damasco si potrebbero fornire aiuti non economici ma materiali, che poi sono quelli di cui la popolazione ha bisogno: cibo, tende, ospedali da campo, medicinali, vestiti".

C’è la possibilità che per qualche tempo le sanzioni alla Siria siano sospese?

"Al momento direi nessuna. Arriveranno aiuti umanitari. È importante che il governo turco abbia annunciato la riapertura di tre valichi Bab as Salama, Bab al Rai e soprattutto quello di Bab al Hawa, l’unico attraverso cui al Nord possono entrare gli aiuti internazionali. Questa è una ottima notizia perchè in quella zona non controllata dal regime, negli anni, si sono concentrati 4 milioni e mezzo di profughi che fuggivano dalla guerra".

C’è il rischio di nuovi movimenti di popolazione verso la Turchia e magari l’Europa?

"Al momento mi sembra difficile. La Turchia oggi difficilmente farebbe entrare nuovi profughi, dato che la questione dei rifugati siriani è diventata una questione politica. Oggi la priorità del govero turco è tutta interna, dare una risposta efficace alla catastrofe sismica. La Turchia ha già 3 milioni e 600mila profughi siriani, e non è disposta ad eccettarne altri. Anzi, l’intenzione di Erdogan era opposta, riportare nella “zona cuscinetto“ siriana controllata dalle truppe turche i profughi ospitati in Turchia".

Il terremoto cambierà in qualche modo lo sviluppo della crisi siriana?

"Difficile a dirsi. Qualcosa potrebbe cambiare negli equilibri interni per le eventuali pressioni degli alleati del regime, Russia e Iran, che porebbero cogliere l’opportunità per ridurre il loro sostegno militare e chiedere ad Assad un dialogo con l’opposizione per concentrarsi, i russi sulla crisi ucraina, e gli iraniani sul fronte interno. Ci potrebbero essere dei margini, ma sono esili".