Tel Aviv, 15 giugno 2025 – Strade deserte, sirene che risuonano nella notte, famiglie che corrono verso i rifugi pubblici piu’ vicini non avendo nelle proprie abitazioni alcuna ‘stanza protetta’ con pareti di cemento e porte blindate. Ancora una volta nella notte fra venerdì e sabato milioni di israeliani hanno vissuto ore di apprensione, dopo che dall’Iran erano stati lanciati verso Israele oltre 100 droni e – a più riprese – 200 missili balistici. Quasi tutti sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea: ma quelli che sono riusciti egualmente a passare (montavano testate da 500 chilogrammi di esplosivo) hanno causato a e nelle sue immediate vicinanze scene di distruzione superiori anche a quelle causate dagli attacchi di Hamas e degli Hezbollah. Secondo i responsabili militari l’Iran dispone tuttora di 2000 missili del genere. ‘"Sappiate – ha detto ieri Benyamin Netanyahu in un discorso registrato alla nazione – che nei progetti dell’Iran c’è la produzione di 20 mila di quei missili. Oltre al nucleare, anch’essi rappresentano una componente per i loro progetti di distruzione di Israele. Dovevamo neutralizzare quelle potenzialità".

In vista della reazione iraniana ai bombardamenti dell’aviazione di Israele, il comando delle retrovie ha ordinato fin da venerdì mattina a tutti gli israeliani di mantenersi a distanza ravvicinata dalle ‘stanze protette’, dai rifugi o dai parcheggi sotterranei. In caso di emergenza avrebbero avuto solo 90 secondi per mettersi al riparo. Mentre i droni iraniani erano ancora in volo e percorrevano un tragitto di oltre 1500 chilometri gli israeliani hanno avuto alcune ore per compiere gli ultimi acquisti.
Poi le strade si sono svuotate e – cosa senza precedenti dagli anni del Covid – è stata ordinata la chiusura obbligatoria di tutte le sinagoghe, perché ogni assembramento di persone era vietato. A rendere più cupo l’umore del Paese, la chiusura totale dell’aeroporto Ben Gurion. Ancora una volta gli israeliani si sono sentiti chiusi in gabbia. Al calare delle tenebre alcuni missili iraniani hanno infine fatto tremare la terra nel centro e in due agglomerati urbani vicini, provocando la morte di 3 persone e decine di feriti. Ieri la tensione si è allentata, ma nella serata lo stato di allerta è stato rinnovato.
Netanyahu ha seguito questi sviluppi, assieme al ministro della difesa Israel Katz, da un bunker. Nei suoi interventi registrati ha ribadito che l’attacco sferrato in Iran è stato in realtà una mossa preventiva, elaborata da mesi per sconvolgere tempestivamente i piani degli ayatollah di distruggere Israele. "Disponiamo di informazioni che quel regime irresponsabile progettava di distribuire ordigni nucleari, una volta che li avessero confezionati, ai loro fiancheggiatori terroristi che avrebbero minacciato il mondo intero !". Adesso invece l’aviazione si è aperta un percorso verso Teheran che "consentirà a Israele di assestare agli ayatollah colpi che nemmeno si immaginano".
Ma in Israele molti si chiedono in quale modo Netanyahu progetti di concludere la offensiva in Iran, mentre da 20 mesi resta aperta la guerra a Gaza e mentre la sorte degli ultimi 53 ostaggi israeliani è piu’ incerta che mai. Al momento tutti gli assembramenti ed altre manifestazioni (fra cui il celebre Gay Pride) sono annullati: ma egualmente lo strazio dei familiari degli ostaggi echeggia sempre nei social. Quanto all’offensiva in Iran Netanyahu ha sottolineato in particolare l’importanza della eliminazione di una decina di scienziati nucleari la cui sostituzione potrebbe rivelarsi difficile. Tuttavia alcuni strateghi israeliani gli consigliano di "non inebriarsi" dei successi militari conseguiti finora: un conflitto del genere puà concludersi necessariamente solo con un accordo politico: vale a dire un’intesa sul nucleare fra il presidente Trump e la leadership iraniana. Sempre sia ancora possibile.