Roma, 19 giugno 2025 – Dopo aver approvato i piani di attacco contro l'Iran, il presidente americano Donald Trump sta temporeggiando prima di utilizzare risorse militari statunitensi per colpire gli impianti nucleari iraniani, in primis l’inespugnabile base nucleare di Fordow, scavata in una montagna e sviluppata in profondità. L’unico modo per distruggere l'impianto di arricchimento del combustibile di Fordow, ritenuto fondamentale per il programma nucleare di Teheran, potrebbe essere l’impiego delle bombe "bunker buster" o in alternativa di un'arma nucleare tattica.

E se Israele sganciasse la super bomba con il suo C-130?
Mentre Trump continua a riflettere se coinvolgere gli Stati Uniti negli attacchi di Israele contro l'Iran, emerge la possibilità che Israele possa procedere parzialmente in modo autonomo per sganciare la super bomba Gbu-57. Tecnicamente, l'Idf potrebbe usare un aereo da trasporto C-130, senza ricorrere al più veloce e in volo ad altitudine più alta (quindi in grado di effettuare un lancio con maggior impatto) U-2 che non ha. Un aspetto a lungo dibattuto fra i militari è che per compensare questa perdita di forza cinetica potrebbero essere necessari, e sufficienti, più ordigni. L'intervento del C-130 dovrebbe avvenire in condizioni di difesa aerea iraniana neutralizzate. Il coinvolgimento americano sarebbe quindi solo limitato alla fornitura degli ordigni.
Scartata l’ipotesi dell’arma nucleare
Intanto emerge che la Casa Bianca ha scartato l’opzione nucleare per distruggere Fordow. Secondo una ricostruzione del Guardian, a due funzionari della Difesa è stato riferito che solo un'arma nucleare tattica potrebbe essere in grado di distruggere l’impianto, data la sua profondità di intercapedine.
Resta sul tappeto solo la super bomba Gbu-57, un ordigno da 13,6 tonnellate (30.000 libbre), che potrebbe effettivamente eliminare Fordow, ma Trump non sembra esserne del tutto convinto, tanto da aver rimandato l'autorizzazione agli attacchi nella speranza che la minaccia di un coinvolgimento degli Stati Uniti porti l'Iran a colloqui.

I dubbi di Trump
Trump non è l’unico a nutrire dubbi sull'efficacia delle Gbu-57, anche fonti dell’intelligence statunitense hanno manifestato perplessità sull’efficacia di un bombardamento, per quanto pesante, contro installazioni situate così in profondità. Secondo la ricostruzione del Guardian, al termine di un briefing è emerso che l'uso di bombe convenzionali, anche come parte di un pacchetto d'attacco più ampio composto da diverse Gbu-57, non penetrerebbe abbastanza in profondità nel sottosuolo e causerebbe danni sufficienti solo a far crollare i tunnel e seppellire la base di Fordow sotto le macerie.
L'attacco a Fordow, che sulla carta appare semplice, comporta molti rischi. Uno di questi è che la super bomba non riesca a portare a termine la missione con il pericolo di possibili ritorsioni nei confronti dei 40.000 militari americani dispiegati in Medio Oriente. Senza contare che gli aerei B-2 dalla base Diego Garcia o dal Missouri potrebbero essere abbattuti.
Cos’è la Gbu-57 “bunker buster” e come funziona
Il Gbu-57A/B Massive Ordnance Penetrator (Mop), che deve ancora essere utilizzato operativamente, è progettato per colpire luoghi che richiedono una penetrazione significativa, come bunker, tunnel e strutture rinforzate e interrate in profondità. Comunemente noto come "bunker buster" perché è stato progettato per distruggere i bunker sotterranei, può essere caricato solo su un bombardiere stealth americano B-2 Spirit, che può trasportarne due.
La super bomba pesa 30.000 libbre (circa 13.600 kg) e contiene 6.000 libbre (circa 2.700 kg) di "esplosivo ad alto potenziale". La bomba può penetrare fino a 60 metri (200 piedi) di profondità nel terreno, ma si ritiene che il cuore di Fordow si trovi a 80-90 metri (260-295 piedi) e potrebbero essere necessari più attacchi nella stessa posizione per raggiungere la struttura e distruggerla. La "bunker buster" trasporta un grande carico esplosivo che viene fatto detonare quando raggiunge il bersaglio. Ha "un guscio molto spesso e duro" affinché l'esplosivo resista all'impatto con il terreno e penetri fino alle profondità a cui è destinato, ha spiegato Masao Dahlgren, ricercatore del Center for Strategic and International Studies Missile Defense Project.