Ucraina: strage di soldati russi. Peggio del Vietnam, mai così tanti morti

In meno di un anno Mosca ha lasciato sul campo oltre 100mila militari. L’analisi degli esperti strategici: flop dei servizi segreti del Cremlino

La gelida contabilità del massacro al 260esimo giorno di guerra alle porte dell’Europa non dice tutto, ma spiega molte cose nel sempre poco chiaro scenario russo dove la disinformazione si confonde con la realtà. Mosca fra morti e feriti gravi, secondo le cifre diffuse dal capo di Stato maggiore dell’esercito americano generale Mark Milley, ha già perso 100mila uomini e da ieri ha dato il via alla ritirata definitiva da Kherson, la città simbolo tornata ora nelle mani delle forze ucraine che ovviamente la sbandierano come vittoria strategica.

La strage dei tanti soldati Ivan è simile dal punto di vista delle cifre alle vittime ucraine (civili compresi). C’è una differenza: i primi sono gli aggressori e i secondi gli aggrediti e teoricamente questi ultimi dovrebbero patire di più, almeno sul piano militare. E invece le cose stanno come stanno. Colpisce il fatto che si tratta di numeri enormi dopo quelli della guerra di Corea (1950-1953) dove morirono 178mila militari tra coreani e americani (36.516 le vittime Usa). Furono 58mila i soldati Usa che invece persero la vita in Vietnam, mentre i russi contarono 26mila vittime in Afghanistan.

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Guerra in Ucraina: Putin ha perso 100mila soldati
Guerra in Ucraina: Putin ha perso 100mila soldati

La guerra è guerra e i massacri fra i soldati sono da mettere in conto. Ma dietro le quinte ci possono essere anche errori dei vertici politici che si riflettono poi sui generaloni che muovono le pedine sotto il fuoco dell’artiglieria e dei missili. È l’opinione del generale Giorgio Battisti, alpino, già Capo di Stato Maggiore di Isaf in Afganistan. "Sono numeri che derivano anche da errori alla base dell’invasione russa. Il piano è stato pensato dall’Fsb, l’intelligence che aveva previsto un breve blitz militare e un rapido rovesciamento politico. I reparti, tranne quelli di élite della prima fase, sono stati mandati allo sbaraglio perché male addestrati e composti per la metà da giovani di leva". Insomma un mezzo disastro. "Inoltre è mancato un comando solido in uno scenario di materiale bellico non sempre efficiente. Molti carrarmati avevano la scatola che avvolge la corazza priva della carica di esplosivo mentre serve a far esplodere all’esterno i razzi anticarro che colpiscono il mezzo evitando così la perforazione". Gli ucraini avevano poca scelta: o difendersi o finire sotto il tacco russo. Mentre Mosca mostra disprezzo per i propri soldati, tanto disperati che si ritirano saccheggiando anche le case più povere.

"Non illudiamoci – spiega Battisti – che l’abbandono di Kherson sia una sconfitta per Mosca. È una manovra da manuale. I soldati di Putin erano accerchiati e passando oltre il fiume Dniepr si sono coperti le spalle. Inoltre, forse per la prima volta, una valutazione strettamente militare ha prevalso sulle valutazioni politiche". Dunque errori, sottovalutazioni, catena di comando ingessata con molti generali rimossi da Putin, furibondo. Il generale Maurizio Boni, editorialista del sito web Analisi Difesa e già capo di stato maggiore del Nato Rapid Reaction Corps Italy aggiunge una spiegazione. "L’esercito di Mosca è entrato in Ucraina impreparato e sottodimensionato quando si è trovato nel prolungamento del conflitto con 1.900 uomini distribuiti su quattro direttrici in un’area di 1.400 chilometri. I russi si erano illusi, ma non è andata come in Crimea". Il generale Boni ha anche un’altra chiave di lettura. "Qui il conflitto si gioca su un teatro abbastanza ristretto dove si mischiano modalità da II guerra mondiale con carrarmati, artiglieria, assalti in aggiunta alla tecnologia moderna che contempla droni, missili, controlli satellitari. Non si può fare un paragone col Vietnam perché quello fu un conflitto su un terreno ampio fatto più di guerriglia". L’Orso russo annaspa, le mamme piangono i figli morti e le crepe nell’opinione pubblica si allargano.