Martedì 16 Aprile 2024

Kuwait vieta le stampanti 3D. "Opere del demonio"

La decisione dopo i sermoni delle autorità religiose, preoccupate per la possibile realizzazione di statuette - o meglio 'idoli' secondo i censori - in 3D.

Othman al-Khamis

Othman al-Khamis

Roma, 12 dicembre 2019 - Stampanti 3D vietate in Kuwait. Anzi, vietatissime, visto che il rischio sarebbe costruirsi il proprio 'idolo' in casa, contravvenendo così a uno dei pilastri dell'Islam. E' Inside Arabia a riportare la notizia, che dimostra come i vertici religiosi del Paese abbiano ancora una fortissima influenza sul governo. 

IL VIDEO DELLO SCANDALO

Tutto inizia il 15 settembre, con un video girato in un centro commerciale del Kuwait dove un uomo mostra come funziona la macchina. Prima entra nello scanner, poi illustra il procedimento, fino a ottenere una perfetta replica di se stesso, in piedi a braccia conserte. Questa possibilità di riprodurre oggetti e statue ha preoccupato Othman al-Khamis, influente personalità religiosa del Paese, che ha bollato la nuova tecnologia come "un grande male" che rischia "di far rivivere l'idolatria". In questo sermone, Khamis ha usato la parola "idoli" (e non statue) proprio per sottolineare l'aspetto religioso della questione. Di fatto, c'è chi ha lanciato una fatwa contro questi oggetti, fino ad arrivare al diktat di Abdullah al-Roumi, presidente del Governatorato di Hawally (la zona del Kuwait dove è concentrata la maggior parte dei prodotti informatici del Paese) che ha deciso la chiusura dei negozi che vendevano queste stampanti, pur in assenza di una legislazione che proibisse la cosa. 

UN REATO GRAVISSIMO

Oltre al divieto di riprodurre in qualsiasi modo Allah, l'associare a lui altre entità o divinità contraddice il monoteismo islamico. L'idolatria è dunque una delle accuse più serie nei Paesi islamici ed è spesso punita con la morte. Non mancano gli attivisti, giornalisti ed esperti di tecnologia che si stanno contrapponendo al divieto, notando tra l'altro che alcune di queste autorità religiose "in passato arrivarono a proibire addirittura la fotografia" e bollando questa caccia alle streghe hi-tech come "terrorismo intellettuale". E' stato lanciato persino un hashtag di protesta, "Forbidden in Kuwait".