Ingerenze, i documenti segreti. "I russi distruggeranno la nostra democrazia"

Nei rapporti dell’intelligence americana risalenti al 2014 e appena desecretati il rischio di ingerenze nella politica occidentale era stato già evidenziato

John Tefft, ex ambasciatore Usa in Russia

John Tefft, ex ambasciatore Usa in Russia

Mosca, 16 settembre 2022 - "L’obiettivo dei russi è quello di distruggere il nostro sistema democratico". L’"influenza maligna" di Mosca esige "tolleranza zero". A mettere nero su bianco queste affermazioni sono alcuni diplomatici del Dipartimento di Stato americano, in una serie di documenti riservati che alimentano il flusso comunicativo con i Paesi europei già prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Grazie al Foia, la normativa che regola l’accesso alle carte ufficiali conservate negli Archivi federali, siamo adesso in grado di proporre in esclusiva questo materiale, appena desecretato.

Il primo documento è dell’Ambasciatore americano a Mosca, John Tefft, in un dispaccio "sensibile" indirizzato al Segretario di Stato John Kerry il 24 ottobre 2014, quando sono trascorsi sette mesi dall’annessione della Crimea e dalla prima risposta della comunità internazionale all’atto di forza compiuto da Vladimir Putin. "Ad oggi – scrive il diplomatico – le sanzioni che Usa e Ue hanno imposto alla Russia, nei confronti di uomini appartenenti al cerchio ristretto di Putin, di separatisti ucraini e di individui che hanno giocato un ruolo attivo nell’annessione della Crimea, hanno avuto un effetto limitato. L’aumento dei costi energetici e dei beni alimentari non dipende dalle sanzioni internazionali, ma è il frutto delle politiche del governo di Mosca. Sul mercato alimentare, i cittadini possono trovare quasi tutti i prodotti che acquisterebbero normalmente, anche grazie alle nuove forniture provenienti dalla Bielorussia".

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Il diplomatico Usa informa l’amministrazione Obama che le sanzioni hanno un effetto "più emotivo che economico", che il sistema produttivo russo non sembra eccessivamente indebolito, che il maggiore impatto negativo si registra sul fronte alberghiero, considerando che la metà degli ingredienti utilizzati nei ristoranti di Mosca e San Pietroburgo venivano importati da Paesi che hanno varato misure restrittive. E tuttavia, "i proprietari dei ristoranti di alto livello stanno adesso ricalibrando i menu con più cibo russo, facendo di necessità una virtù patriottica". Al contempo, aggiunge Tefft, "va rafforzandosi nella popolazione un sentimento di ostilità nei confronti di Usa e Occidente".

Un’avversione che il Cremlino ha tutto l’interesse a vedere accresciuta, come emerge da un’altra informativa "segreta" del Dipartimento di Stato Usa che il 16 settembre 2016 finisce sul desk diplomatico dei Paesi europei, inclusa l’Italia. Il documento è supervisionato da Victoria Nuland, attuale Sottosegretaria per gli affari politici dell’amministrazione Biden e, pur costellato di omissis, accende i riflettori sulla questione dei rapporti della Russia con alcune forze politiche dell’Europa comunitaria, in primis il tedesco Alternative für Deutschland, l’austriaco FPÖ e il Front national di Marine Le Pen, ponendo in particolare l’accento sulla presenza di alcuni loro membri alle Conferenze tenutesi in Crimea e in Donbass, nel corso delle quali essi avrebbero "difeso strenuamente la politica della Russia".

A preoccupare Washington, inoltre, è l’influenza esercitata da organizzazioni non governative e da think tank impegnati in un’opera di contaminazione culturale, ad esempio The Gorchakov Fund, che "finanzia campi giovanili e progetti intesi a promuovere il network tra i giovani filorussi, irrobustendo il circuito narrativo del Cremlino", oppure The Russian Institute for Strategic Studies, che "ha preso posizione esplicita contro l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato", e che conta aderenti "ad Helsinki come pure in Francia, in Polonia e in Serbia".

Le operazioni segrete di Mosca non seguono il medesimo copione ma variano a seconda del Paese che viene scelto come "bersaglio", informano gli analisti del Dipartimento di Stato nell’innalzare il livello di allerta contro "the Russian malign influence in your countries", raccomandando "tolleranza zero" nei confronti delle "attività illegali messe in atto dagli agenti dell’intelligence russa". Si apre frattanto l’era Trump, con annesse polemiche sulle presunte ingerenze dei russi per favorire il candidato repubblicano nella corsa alla Casa Bianca. Il 9 dicembre 2016, un mese dopo le presidenziali, Kathleen Kavalec, diplomatica di lungo corso e responsabile dell’Office of Russian Affairs, non usa mezzi termini in un rapporto riservato: "il loro obiettivo è quello di distruggere il nostro sistema democratico", aggiungendo, sulla scorta di alcune analisi elaborate dai ricercatori del Center for Cyber ​​and Homeland Security che le pratiche della disinformazione moscovita "sono destinate a farsi ancora più aggressive nelle elezioni dei prossimi anni in Europa". Profezia che oggi rischia di avverarsi davvero.

Università Luiss, Roma