
Manuel Mameli (a sinistra) e Antonio Omar Dridi combattevano per l’Ucraina
Avevano 25 e 34 anni, venivano da Cagliari e Palermo. Manuel Mameli e Antonio Omar Dridi sono morti in Ucraina, al fianco di chi resiste contro l’invasione di Mosca. Stando a quanto hanno riportato i media locali, i due facevano parte della legione internazionale. Di Dridi, in particolare, non si avevano notizie da marzo. L’ultimo contatto era stato a metà del mese. Solo a fine marzo un amico è entrato in contatto con la sorella Noah, raccontando che il bunker dove si trovavano era stato bombardato dai russi. Uno strazio che rischia di non trovare fine nemmeno ora. Se il corpo di Dridi, a tutti gli effetti, è disperso, quello di Mameli non risulta recuperabile, perché si trova in una zona attualmente occupata dai russi.
IL DISIMPEGNO USA
La situazione è in bilico, sul campo quanto nei negoziati. Si fa sempre più largo l’ipotesi che Trump voglia disimpegnarsi dalla trattativa, un po’ per carenza di risultati raggiunti, un po’ perché evidentemente con il presidente Putin vuole raggiungere un accordo più ampio, che supera i confini del conflitto. Il presidente Usa, secondo il Financial Times, sarebbe ormai pronto ad abbandonare l’Ucraina al suo destino. Il tycoon, dopo aver espresso "frustrazione" per non aver fatto progressi in settimane di incontri, fra definito la guerra in corso "un conflitto fra europei". I media filogovernativi rimarcano come questa definizione sia in totale coerenza con quanto affermato sempre da Trump, per cui quello in Ucraina non era il suo conflitto, addossando la colpa all’ex presidente, Joe Biden. Ieri, però alla commissione Esteri della Camera, il Segretario di Stato, Marco Rubio, si è scontrato con il deputato democratico, Bill Keating. Al centro della contesa, il rifiuto del capo della diplomazia americana di definire il presidente Putin un "criminale di guerra". Rubio ha dichiarato che ‘non si tratta di una risposta semplice’. Parole che secondo molti sono state pronunciate per non indispettire il Cremlino.
BRUXELLES CONTRO MOSCA
L’Europa è determinate a continuare il pressing contro Mosca, tanto più ora che gli aiuti americani potrebbero venire a mancare. Il Cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha affermato che è in trattativa con "tutte le parti interessate a nuove sanzioni a Mosca". Fra queste, ci sarebbero anche gli Stati Uniti, anche se nessuno ha ancora capito in quale misura. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ieri ha sentito nuovamente il segretario generale della Nato, Mark Rutte, per fare in modo che la pressione su Mosca sia compatta. "È importante – ha scritto Zelensky – che tutte le decisioni siano coordinate. Allora le sanzioni funzioneranno. Senza pressioni su Mosca, non si può raggiungere una pace giusta". L’appello sembra essere stato raccolto con prontezza dai Paesi Bassi, che hanno invitato Kiev al prossimo vertice Nato, in programma a fine giugno.
OPERAZIONI PARALLELE
Mentre si attende che, dalle parti interessate, arrivi la conferma che il prossimo round negoziale potrebbe tenersi in Vaticano, sempre il cancelliere Merz ha ammesso che la conclusione della guerra è lontana. E, infatti, Russia e Ucraina continuano a portare avanti la loro lotta, ognuna con i propri mezzi. Secondo Kiev, Mosca starebbe ammassando truppe sul confine del Donbass per dare luogo a una nuova offensiva durante i mesi estivi. L’intelligence ucraina, invece, ha ieri, a Madrid, ha fatto assassinare Andriy Portnov, ex advisor del presidente filorusso Yanukovich e che aveva lasciato l’Ucraina nel 2022. Tutti i particolari suggeriscono un regolamento di conti. Portnov era anche sulla lista nera della Ue per uso improprio di fonti statali.