Siria, il generale Camporini: "Tutto sbagliato. E Trump rischia l'isolamento"

Intervista al vice presidente dell'Istituto affari internazionali (Sicurezza, difesa e geopolitica), già capo di Stato maggiore della Difesa. "La scelta migliore era non fare assolutamente nulla"

Siria, il presidente Usa, Donald Trump, parla dopo il raid (Ansa)

Siria, il presidente Usa, Donald Trump, parla dopo il raid (Ansa)

Roma, 7 aprile 2017 - "Tutto sbagliato". Il generale Vincenzo Camporini, vice presidente dell'Istituto affari internazionali (Sicurezza, difesa e geopolitica), già capo di Stato maggiore della Difesa è molto critivo verso il bombardamento in Siria (FOTO) effettuato dalle navi americane.

L'opzione dal mare dal punto di vista tecnico è la migliore?

"La scelta migliore era non fare assolutamente nulla. L'uso della forza militare a scopo politico è la cosa più sbagliata che si possa fare. Lo abbiamo già visto in Libia".

Eppure parte degli analisti americani la definiscono necessaria

"Non serve quando si vuole fare pressioni, soprattutto nella situazione siriana attuale".

Le immagini dei bambini siriani colpiti dai gas hano indignato il mondo.

"Certo, è un orrore che abbiamo subito tutti. Ma non c'è alcuna certezza che la paternità dell'attacco chimico sia opera delle truppe regolari siriane. Assad è un tiranno, lo sappiamo, ma è anche un uomo razionale. Che vantaggio può trarre da una operazione come questa? Nessuno. Quindi i dubbi sono molto forti".

Putin sostiene che è stato violato il diritto internazionale.

"La sua posizione è comprensbile. D'altra parte non c'è in questo caso una risoluzione delle Nazioni Unite necessaria per legittimare azioni come questa. Si tratta quindi di un atto arbitrario".

Nessuna giustificazione quindi per gli Stati Uniti?

"Posso concedere, come unica giustificazione da punto di vista politico, il fatto che Donald Trump aveva fissato la famosa linea rossa oltre la quale gli Usa sarebbero intervenuti. E quindi ha scelto l'intervento anche per differenziarsi dal suo predecessore, Obama, che è apparso meno determinato pur avendo fissato dei paletti".

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L'attacco vuole anche essere un messaggio a Mosca e alla Corea del Nord?

"E' una prova di forza lanciata a tutto il mondo, compresa la Cina con cui sono in corso colloqui. In Cina c'è infatti un tema rovente: il Mar cinese meridionale è una polveriera. La politica espansionistica cinese rischia di mettere in pericolo la libera navigazione internazionale. E il messaggio Usa indirettamente va anche in questo senso".

L'attacco avrà conseguenze politiche internazionali?

"Certamente. Ora tutto l'Occidente è costretto ad interrogarsi sull'atteggiamento americano e il presidente Trump rischia di non ottenere pieno sostegno anche dagli alleati. Rischia l'isolamento".

E Trump si può impaurire di ciò?

"Può anche darsi che non gli interessi nulla e tiri diritto ma la politica non si fa solo con i missili e le bombe".

Assad vince la guerra in Siria?

"Sul terreno sta già avendo la meglio soprattutto grazie all'appoggio dei russi. E anche prima dell'intervento dei consiglieri militari di Putin aveva dimostrato di essere solido e di resistere. Anche al suo interno, pur essendo un dittatore sanguinario, non è del tutto isolato".

Ora come si deve muovere la comunità internazionale?

"Bisogna sedersi intorno ad un tavolo e trovare una soluzione politica per la Siria. E bisogna coinvolgere soprattutto l'Iran, paese nel quale la svolta Usa avrà conseguenze".

Quali?

"I moderati iraniani disposti al dialogo con gli Stati Uniti pagheranno a caro prezzo l'atteggiamento di Trump. Rischiano di essere messi all'angolo dagli estremisti che riprenderanno forza in funzione anti americana".