Guerra in Siria, Onu approva all'unanimità la tregua umanitaria

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione in cui chiede lo stop dei bombardamenti per "almeno 30 giorni"

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Roma, 24 febbraio 2018 - Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità - con il voto anche della Russia - una risoluzione per la tregua umanitaria in Siria. Il testo chiede lo stop ai bombardamenti per "almeno 30 giorni" in tutto il Paese, incluso il distretto ribelle del Ghouta orientale, alle porte di Damasco, obiettivo dei raid del regime siriano, dove in pochi giorni sono stati uccisi oltre 500 civili secondo i dati dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. La tregua dovrebbe entrare in vigore "senza ritardi". L'obiettivo, si legge nella risoluzione delle Nazioni Unite, è "di permettere la consegna regolare di aiuti umanitari, di servizi, e l'evacuazione medica dei malati e dei feriti più gravi". 

Esenti dal cessate il fuoco saranno gli attacchi contro Isis, al Qaida, al Nusra e altri "gruppi, individui e entità" affiliati con terroristi. Una richiesta di Mosca che dal 2011, da quando cioè è cominciata la guerra civile, aveva posto undici volte il veto su risoluzioni riguardanti la Siria, ma oggi ha votato a favore. "Non è un accordo di pace complessivo per la Siria, ma un passo che può portare a una de-escalation della violenza", ha detto l'ambasciatore svedese Olof Skoog, che con il collega del Kuwait, che è anche il presidente di turno, aveva condotto il negoziato.

Proprio oggi era intervenuto il Vaticano per sottolineare la necessità di una tregua ai bimbardamenti in Siria. "Noi appoggiamo la tregua umanitaria che l'Onu sta chiedendo e su cui non è ancora riuscita a trovare un accordo - ha detto il segretario di stato Pietro Parolin - , la fine della violenza, l'accesso degli aiuti umanitari e infine una soluzione negoziata, stiamo facendo pressione su questi punti". Parolin ha riferito la "grande preoccupazione" del Papa, per la "situazione drammatica, disastrosa soprattutto nel Ghouta orientale e in altre regioni come Afrin".