Roma, 7 marzo 2025 - Salgono a 185 i morti dopo due giorni di scontri nell'area di Latakia, zona costiera nell'ovest della Siria, roccaforte della minoranza alawita a cui apparteneva l'ex governo del presidente Bashar Al-Assad, attaccata dalle forze del nuovo governo. L’operazione di sicurezza contro il clan dell’ex dittatore, a tre mesi dalla sua fuga dalla Siria, si sta trasformando in una strage, con esecuzioni di massa anche di civili alawiti.

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani 90 civili alawiti sono stati "giustiziati" dalle forze di sicurezza nella regione durante l’operazione di rastrellamento nell'ovest del Paese. Giustiziate anche sei donne dagli uomini della nuova amministrazione guidata da Ahmed Sharaa (O al Jolani) nelle regioni di Banyas, Latakia e Jablè. Mentre negli scontri a fuoco 45 combattenti fedeli ad Assad e 50 membri delle forze di sicurezza sono morti, per un bilancio di 185 vittime dallo scoppio delle violenze ieri, ma ancora provvisorio per l’alto numero di feriti e i dispersi.
Le forze governative hanno anche lanciato i barili-bomba, per anni usati dal regime di Assad in Siria contro chi si rivoltatava al potere di Damasco. Nei video postati i miliziani sunniti filo-governativi li lanciano contro località alawite della costa siriana. In un filmato due miliziani filo-governativi in elicottero si vantano di esser pronti a lanciare due barili-bomba. E un uomo dal volto coperto li fa scivolare fuori dal velivolo sul vilaggio.
Assad è stato estromesso a dicembre dal gruppo erede di Al Qaeda, Hayat Tahrir al-Sham. Il reportage dell'Osservatorio si basa su video verificati e sulle testimonianze ricevute dai parenti dei morti. I filmati sono terribili e mostrano decine di corpi in abiti civili ammucchiati nel cortile di una casa, donne che piangono e uomini in abiti militari che sembrano ordinare a tre persone di strisciare a terra l'una dietro l'altra prima di aprire il fuoco su di loro a distanza ravvicinata.
Le forze governative siriane hanno imposto il coprifuoco fino a domani nelle intere province di Latakia e Tartus, cuore della minoranza religiosa alawita, e anche a Homs.