Siria, Erdogan si accorda con Putin. Ankara manterrà il controllo della zona invasa

Il presidente russo e quello turco hanno firmato un memorandum sulla Siria: proroga tregua, pattugliamenti congiunti e Ankara manterrà controllo delle zone interessate dall'offensiva. Truppe Usa in Iraq, Baghdad: "No"

Recep Tayyip Erdogan stringe la mano a Vladimir Putin  (Anas)

Recep Tayyip Erdogan stringe la mano a Vladimir Putin (Anas)

Ankara, 22 ottobre 2019 - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è volato a Sochi per un incontro con il presidente Vladimir Putin. Il leader russo ha accolto l'ospite turco al Bocharov Ruchey, la residenza del presidente a Sochi. Dopo sette ore di faccia a faccia sulla situazione in Siria, i due leader hanno firmato un memoriale: la prima conseguenza dell'incontro sono altre 150 ore di tregua per i curdi, per permettere la totale evacuazione da 30 chilometri dal confine, con pattugliamenti congiunti russi-turchi, inoltre la Turchia manterrà il controllo dell'area interessata dall'offensiva in atto.

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TREGUA, ALTRE 150 ORE. TURCHIA MANTIENE CONTROLLO - In Siria intanto sta per scadere la tregua concessa ai militanti delle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) per ritirarsi dalla parte nordorientale del Paese. Una fonte militare di Ankara ha prima concesso più tempo, estendendo fino alle 22 ora locale, le 21 in Italia, il limite per andarsene, ma precisando che, allo scadere della tregua, i militanti curdi che non avranno lasciato la cosidetta ''zona di sicurezza'' diventeranno obiettivi legittimi dell'esercito di Ankara. Ma poi, in seguito all'incontro con Putin, la Turchia ha annunciato un "accordo storico" con la Russia per una nuova tregua di 150 ore nel nord della Siria, così da permettere di completare l'evacuazione delle milizie curde Ypg da un'area di 30 km entro il confine siriano. Inoltre, dopo l'incontro Erdogan-Putin, Turchia e Russia hanno deciso che condurranno pattugliamenti congiunti fino a 10 km entro il territorio siriano oltre il confine turco, a est e ovest dell'area in cui è stata condotta l'operazione turca in Siria. Esclusa Qamishli, principale centro curdo nell'area. Nel memorandum d'intesa siglato a Sochi viene anche detto che "lo status quo stabilito nell'area dell'attuale Operazione Fonte di Pace tra Tal Abyad e Ras al Ayn, con una profondità di 32 km, verrà preservato". Nelle stesse ore però il viceministro degli Esteri della Russia, Oleg Syromolotov, aveva accusato Ankara di aver violato l'integrità territoriale della Siria, e che solo solo i militari russi e quelli iraniani avevano il diritto legale di essere là. 

CURDI: EVACUAZIONE COMPLETATA - E Mohammed Hasan, dell'ufficio Relazioni con l'estero dell'Amministrazione autonoma della Siria nordorientale ha annunciato che le forze curde si sono ritirate "completamente" dalla cosiddetta zona sicura nel nord-est della Siria. Lo conferma precisando che l'area del ritiro è quella compresa "tra Ras al-Ayn e Tal Abyad". 

ASSAD: ERDOGAN LADRO - Anche il presidente siriano Bashar al-Assad, alla prima visita nella provincia di Idlib dallo scoppio del conflitto nel marzo del 2011, ha criticato duramente l'operazione militare di Ankara. ''Erdogan è un ladro. Ha rubato fattorie, grano e petrolio. E oggi sta rubando la nostra terra'', ha riportato l'agenzia Sana. ''Tutte le zone della Siria hanno per noi la stessa importanza'', ha aggiunto Assad. Il presidente siriano non ha nominato esplicitamente i curdi, ma durante la sua inedita visita a Idlib, ha confermato il suo sostegno alle forze a guida curda nel nordest della Siria.

Erdogan ha quindi risposto alle affermazioni di Assasd, che lo accusava di rubare la terra ai siriani: "Noi non vogliamo la terra di nessuno", ha detto il presidente turco nella conferenza stampa di Sochi. 

RIAD: TURCHIA SI RITIRI - Riad critica Ankara: "Non siamo d'accordo con questa violazione turca e l'Arabia Saudita ha fatto appello alla Turchia a ritirarsi perché si tratta di una grave escalation del conflitto". E' quanto afferma ad Aki-Adnkronos International Abdullah Al Rabeeah, consigliere della Casa reale di Riad e supervisore generale della 'Centro di aiuto umanitario e soccorso Re Salman (KSRelief)'.  

TRUPPE USA IN IRAQ, MA BAGHDAD CONTRARIA - Invece le truppe statunitensi che hanno lasciato il nord-est della Siria, e si stanno dispiegando nel vicino Iraq, trovano il parere contrario di Baghdad, che avverte: non hanno il permesso di rimanere nel Paese. Lo sostiene l'esercito iracheno, che sottolinea che non c'è stata alcun 'via libera' alla loro permanenza in Iraq. Però il comunicato iracheno sembra contraddire il Pentagono, secondo cui tutti i soldati statunitensi che stanno lasciando la Siria, continueranno a condurre operazioni contro l'Isis dall'Iraq. Dopo l'abbandono da parte delle truppe americane, tre elicotteri militari russi sono atterrati nella base aerea di Tabqa, ne dà notizia Zvezdà, la tv del ministero della Difesa di Mosca. 

Continua l'emergenza profughi. Unhcr, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, lancia l'allarme: in una settimana, dal Nord-Est della Siria oltre settemila profughi hanno raggiunto l'Iraq in cerca di un rifugio.