Sì, certo, ma intanto fermiamo gli assassini

Le responsabilità dell'orrore

Impiegati comunali trasportano un cadavere a Bucha (Ansa)

Impiegati comunali trasportano un cadavere a Bucha (Ansa)

Caro Rondoni, di tutte le tue parole non ce n’è neppure una che non sia condivisibile. È il loro insieme che mi preoccupa. Tu dici: l’orrore provocato dalle immagini dei crimini di guerra non serve a nulla se resta un’emozione e non diventa la presa di coscienza dell’orrore (grande o piccolo non importa) che c’è dentro ciascuno di noi. Dici: non serve a nulla se non ci interroga.

Insomma: non serve a nulla se continuiamo a interpretare questa guerra – come tutte le guerre – solo con le categorie della geopolitica e dell’economia, dei torti e delle ragioni di ciascuno, e se non capiamo che le guerre ci sono sempre state e ci sono ancora per colpa anche nostra, anche tua e anche mia, cioè del nostro egoismo, della nostra incapacità di capire che cos’è la vera libertà.

Ripeto: tutto vero. Ma tutto anche molto pericoloso. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina (mi rendo conto che l’autocitazione è sempre patetica: ma spero che serva per capirci) il mio primo editoriale si intitolava "Due o tre cose (molto ingenue) sulla guerra", e dicevo più o meno le stesse cose che dici tu, e cioè che la vera radice del male è nel cuore di ciascuno di noi. D’accordo. Ma un certo punto bisogna venirne a una. Bisogna essere concreti nel presente.

Ho deciso di pubblicare la tua riflessione – che quindi, in fondo, non condivido – perché mi pare che sia una posizione molto diffusa. Vado dritto al punto senza ipocrisie: su questa guerra vedo, nel mondo cattolico, un atteggiamento che rischia di essere un puro esercizio intellettuale. Si insiste a dire che l’orrore è la guerra in sé; che siamo tutti colpevoli; che ciascuno di noi deve cambiare il modo di vivere; che le armi sono una brutta cosa; che è meglio risolvere le controversie con la diplomazia. E siamo tutti d’accordo ma santo Cielo, le responsabilità non sono tutte uguali. Una cosa è il nostro egosimo piccolo borghese (mediocrissimo, certo) e una cosa è invadere un paese con i carri armati e giustiziare i civili quando ci si ritira. Questo massacro adesso (ripeto: adesso) non lo si ferma cambiando il nostro stile di vita. L’origine del male è profonda? Ma sì, anche Hitler forse da bambino sarà stato traumatizzato da qualcosa: ma quando ha scatenato l’inferno, una sola cosa c’era da fare: fermare lui, rinviando almeno per un po’ l’interrogazione sulle colpe di tutti noi. Questo è il realismo (che la Chiesa aveva sempre avuto). Il resto è, nella migliore delle ipotesi, un’utopia; nella peggiore, il cosiddetto benaltrismo.