Mercoledì 24 Aprile 2024

Colonia: sì al canto dei muezzin. Protestano cattolici e comunità gay

Contestata la decisione della sindaca, che replica: "È un segno di rispetto". In città ci sono 45 moschee

La moschea Ditib è la più grande di Germania e una delle più imponenti d’Europa

La moschea Ditib è la più grande di Germania e una delle più imponenti d’Europa

Sentire il richiamo del muezzin, nel cuore d´Europa, in riva al Reno, è indifferente, sorprendente, straniante, o invece intollerabile? A Colonia, città cattolica. Nella diocesi più ricca al mondo viene consentito ai muezzin di lanciare i loro appelli ai fedeli, una decisione che ha diviso l’opinione pubblica, molti i contrari anche quanti non sono credenti. I musulmani a Colonia sono 120mila, su una popolazione di un milione e 83mila, contro mezzo milione di cattolici. Le moschee sono 45 e la moschea Ditib aperta quattro anni fa è la più grande di Germania, e una tra le più monumentali in Europa. Si può impedire ai musulmani un’assoluta libertà di culto, sancita dalla Costituzione?

Il richiamo dei muezzin sarebbe uguale al suono delle campane alla domenica, sostengono i favorevoli, tra cui la sindaca di Colonia, Frau Henriette Reken, 65 anni, senza partito. L’islam fa ormai parte della Germania, ricorda, citando l’ex presidente della Repubblica, il cristianodemocratico Christian Wulff, che a suo tempo provocò molte proteste. Ma il suono delle campane, replicano i contrari, non è accompagnato da parole, mentre il muezzin proclama che non esiste altro Dio oltre Allah, che è discriminante contro i fedeli di altre confessioni. I musulmani sono circa 4,7 milioni su una popolazione di 82 milioni di abitanti, la cifra è incerta, perché non tutti comunicano l’appartenenza a una confessione. La metà è di immigrati turchi. L’islam, si ribatte, è in Germania, ma non è parte integrante della storia e della cultura tedesca, come per gli ebrei. Altrove, i muezzin lanciano il loro richiamo alla preghiera, come nella vicina Gelsenkirchen, nella Ruhr, lo fanno da una ventina d’anni ma solo al venerdì. A Duren il richiamo è permesso dall’inizio degli anni Novanta e i muezzin lo possono lanciare tutti i giorni.

Nella cattolica Baviera sempre verso il Duemila si giunse a un compromesso: fu consentito ai musulmani di aprire tutte le mosche che avessero desiderato, purché senza i minareti che avrebbero turbato il panorama della regione. E gli imam furono d´accordo. Perché a Colonia oggi sarebbe un problema? I tempi sono cambiati, si risponde, dopo la recente massiccia immigrazione. Gli ultimi arrivati sarebbero più fondamentalisti, meno disposti a farsi integrare. Contro i muezzin in riva al Reno, protesta la comunità ebraica di Colonia, la più antica al di là delle Alpi. E protesta anche la comunità omosessuale: gli islamici sono in gran parte intolleranti. Fino a pochi anni fa, ad esempio, era possibile per ebrei e omosessuali andare per strada a Berlino, senza alcun problema. Oggi in certi quartieri farsi riconoscere è pericoloso. La tolleranza per l’islam è un segnale pericoloso?

Esattamente un anno fa, a Dresda, una coppia di turisti omosessuali di Colonia che passeggiava mano nella mano, fu aggredita a coltellate da un giovane profugo siriano. Uno fu ucciso, l’altro gravemente ferito. L’aggressore era giunto quindicenne nel 2015, quando Frau Merkel a settembre non chiuse le frontiere innanzi all’esodo di oltre un milione di fuggiaschi. È stato condannato all’ergastolo, ma tra 15 anni potrebbe tornare libero. L’islam è politico, si denuncia. La moschea Ditib di Colonia, capace di accogliere 1.200 fedeli, costata 30 milioni di euro, è stata voluta da Erdogan come simbolo del suo potere e della grande Turchia. Un milione e 200mila turchi hanno il doppio passaporto e hanno votato alle ultime elezioni. E il 67 per cento degli immigrati sostiene Erdogan, pur vivendo da due o tre generazioni in Germania.