Ucraina-Russia, lo scudo antimissile è vulnerabile. Nato ed Europa corrono ai ripari

Circa mille intercettori a difesa del nostro continente: pochi per affrontare un’offensiva in grande stile

Attacco russo all'Europa

Attacco russo all'Europa

Lo scudo antimissile occidentale – coordinato dalla Nato – non è più adeguato a far fronte alla minaccia russa. Per questo la Germania e altri 14 Paesi (Belgio, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Romania, Regno Unito e Ungheria) hanno presentato alla riunione dei ministri della Difesa della Nato, svoltasi l’altroieri, una "lettera d’intenti" per lo sviluppo della "European Sky Shield Initiative", che prevede l’acquisizione comune di apparecchiature di difesa aerea e missili da parte delle nazioni europee firmatarie, capofila la Germania.

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Tra i missili che verranno valutati, in prima linea il potente Arrow 3 israeliano, l’Iris-T tedesco, i Patriot e Aegis americani, ma anche il Samp/T-Paams italo-francese. L’obiettivo è avere lo scudo operativo, almeno in parte, entro il 2025-27.

"La difesa antimissile del continente europeo – spiega l’analista Alessandro Marrone, responsabile difesa dell’Istituto Affari Internazionali – è gestita in modo integrato dalla Nato, con la “Ballistic missile defence". La difesa si basa sul radar della base turca di Kurecic, e sui sistemi missilistici terrestri Aegis nelle basi di Deveselu in Romania e di Redzikowo in Polonia, poi esistono i sistemi Aegis installati nelle 4 cacciatorpediniere americane di stanza a Rota, in Spagna, e il tutto è coordinato dal centro di comando e controllo situato nella base tedesca di Ramstein. Questa rete viene integrata dalle risorse antimissile di Italia e Francia, dotate di sistemi Aster 30, e quelle della Gran Bretagna. Ogni Paese decide cosa comprare e in che quantità e lo mette a disposizione dell’ombrello collettivo. Questo sistema può intercettare sia missili balistici che da crociera".

Attualmente sono schierati 44 Aegis in Romania (già operativi), 44 in Polonia (operativi entro fine 2022) e grossomodo da 100 a 200 (da 45 a 50 per unità) sui 4 cacciatorpediniere americane di classe Arleigh Burke di base in Spagna: in totale da 188 a 288 missili intercettori. Questi vengono integrati dalle risorse italo-francesi che usano tutte il missile Aster 30. Si tratta di 128 missili terrestri del sistema Samp-T (80 missili francesi e 48 italiani) e di 352 missili del sistema navale Paams (192 missili su 12 unità italiane e 160 su 10 navi francesi). In totale parliamo quindi di un totale (sistemi Aegis più Aster 30) tra 668 e 768 missili intercettori, ai quali vanno aggiunti quelli della Gran Bretagna (che usa gli Aster 30 sulle proprie navi ma anche i nuovi missili Sky Sabre su piattaforma terrestre) che ammontano ad oltre 300.

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Oltre mille intercettori possono sembrare tanti, ma se la Russia è stata in grado di colpire l’Ucraina con 84 missili in un solo giorno, potrebbe e dovrebbe fare di peggio se avesse la dissenata idea di attaccare la Nato. In caso di attacco russo massiccio e ripetuto, in 12-20 giorni l’Europa potrebbe finire i missili a disposizione e comunque sarebbe esposta all’“effetto saturazione“, rischierebbe cioè di avere in una certa area troppi obiettivi dal colpire, e alcuni dei missili russi passerebbero. Da qui la necessità di un potenziamento sia in termini di quantità che di qualità, per far fronte a un competitor aggressivo come la Russia, che della quantità fa il suo forte, ma che ha anche sviluppato i missili ipersonici (Kinzahal e Zircon) così difficili da intercettare che richiederanno lo sviluppo di antimissili di nuova generazione.

"Negli anni 2000-2010 – prosegue Marrone – la minaccia era considerata bassa e quindi non si è investito abbastanza nel rinnovo e nella qualità degli assetti. Si è tenuto un livello considerato accettabile, che oggi, alla luce dell’invasione dell’Ucraina, non è adeguato e richiederà un potenziamento non solo nel numero dei missili a disposizione ma anche dei siti radar, dato che quello in Turchia non basta: probabilmente dovranno essere potenziati altri siti radar nel resto del continente e soprattutto dovranno essere integrati con sensori satellitari. L’iniziativa tedesca, che potrebbe scegliere missili israeliani, tedeschi, americani o italo-franco-britannici, va nella direzione del potenziamento dello scudo missilistico occidentale: È intelligente perché comporterà economie di scala e potrebbe essere operativa in pochi anni alzando significativamente il livello di sicurezza continentale".