
Il procuratore che archiviò Sempio: "La prova scientifica era inservibile" .
GARLASCO (Pavia)
Un capovolgimento di fronte. E uno scontro di visioni fra magistrati che esplode. Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, la mattina del 13 agosto 2007, la storia si riapre e sotto accusa finisce Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, mentre il fidanzato Alberto Stasi finisce di scontare i suoi sedici anni di pena. Sui due fronti, chi gestiva nel 2020 la Procura, Mario Venditti, che chiese e ottenne l’archiviazione di Sempio, e Fabio Napoleone, che della colpevolezza di Sempio è certo con i carabinieri di Milano. Prove ed elementi letti allo specchio, nel decreto di 5 anni fa, con i dubbi dei carabinieri e la risposta dei pm di allora, che anticipa lo scontro di oggi.
IL KILLER IN BAGNO
Prima divisione sull’ipotesi che Stasi si sia lavato le mani nel bagnetto di casa Poggi, sciacquando il lavandino e lasciando un’impronta sul dispenser del sapone. Per i carabinieri il lavabo non è stato pulito: lo provano quattro capelli neri e lunghi. Sul dispenser, anche i Dna di Chiara e della madre Rita. Il che, per i militari, "l’accurata pulizia". Replica la Procura: "Le impronte più nitide presenti sul dispenser sono le ultime depositate e quindi quelle dell’assassino". Ovvero Stasi. E i capelli sono "di Chiara", perché sulle mani del killer, che l’ha colpita alla testa. Ora sul dispenser si lavorerà in incidente probatorio.
LE SCARPE
Per i carabinieri di Milano, un militare non ha consegnato le scarpe usate nei sopralluoghi, ma altre, e potrebbero esserci presenze non identificate. Venditti ricorda invece che "il maresciallo indossa il 45", e le sue tracce "non possono essere confuse con quelle numero 42 in casa" (del killer) "e Sempio ha il 44".
L’IMPRONTA SULLA PORTA
Il comando dei carabinieri sostiene che la ditata sull’interno della porta, la traccia 10, se confrontata con Stasi può "escluderne la presenza dalla casa". E ora sappiamo per le ultime consulenze volute dallo stesso Napoleone che quell’impronta non è né di Sempio né di Stasi. "L’argomento è logicamente fallace, non è di alcuna utilità investigativa", replica la Procura di Venditti. Per di più "l’impronta è stata raccolta tre giorni dopo il delitto" e da lì "erano passate numerosissime persone". Se anche per astratto quella traccia contenesse un Dna "è impossibile sapere quando sia datata". Se è di Stasi, "conferma la sua frequentazione della casa". Se non lo è "conferma solo che la casa è frequentata anche da altri".
LO SCONTRO IN ATTO
Ieri, dopo un lungo silenzio, è lo stesso Venditti, oggi in pensione, attraverso il proprio legale, Domenico Aiello, a invitare "ad attenersi ai fatti", evitando "ulteriori narrazioni e ricostruzioni diffamatorie". L’ex procuratore ricorda di non aver mai "svolto la funzione di magistrato" su Stasi. Si considera danneggiato "dalla mole di notizie false" che escono. Sull’inchiesta legata a Sempio, invece dice che l’iniziativa "legittima" della Procura dovrà "misurarsi con il giudicato di dieci anni or sono" su Stasi, e una richiesta di revisione "dovrà basarsi su prove nuove mai prodotte". Venditti ricorda di "aver svolto nuove indagini su Sempio", ma ritenne di chiedere "l’archiviazione" vista "l’inservibilità della prova scientifica". Altra polemica sul fronte degli avvocati. Angela Taccia, legale di Sempio, dopo la richiesta dell’Ordine di Milano di moderare i toni, aveva negato che fosse riferita a lei e aveva riferito di incontri con il presidente Antonino La Lumia, anche con la propria madre. La Lumia smentisce: "Circostanze prive di fondamento. Mercoledì e giovedì ero a Roma".