Sarkozy e i soldi di Gheddafi, le tappe e l'inchiesta

L'ex presidente francese in stato di fermo per presunti finanziamenti illeciti dalla Libia alla campagna elettorale del 2007 Sarkozy arrestato, l'ex presidente sotto interrogatorio

Nicolas Sarkozy e Muammar Gheddafi nel dicembre del 2007 (Ansa)

Nicolas Sarkozy e Muammar Gheddafi nel dicembre del 2007 (Ansa)

Parigi, 20 marzo 2018 - Tutto è cominciato nell'aprile del 2012 con un'inchiesta della testata Mediapart. Quasi sei anni dopo arriva la svolta nell'indagine sui presunti finanziamenti a Nicolas Sarkozy da parte di Gheddafi: l'ex presidente francese è in stato di fermo, a Nanterre, interrogato dalla polizia giudiziaria. Le Monde, che per primo ha diffuso la notizia, ipotizza che dietro a questo provvedimento ci siano nuove prove portate dalle rivelazioni di ex dignitari libici. Il presunto passaggio di fondi risale allla fine del 2006, inizio del 2007, periodo della campagna elettorale che Sarko vinse, salendo all'Eliseo. Cosa è successo da quella data a oggi? Ripercorriamo le tappe dalla sua elezione al fermo.  

Il 16 maggio 2007 Nicolas Sarkozy viene eletto Presidente della Repubblica dopo essere stato prima ministro delle finanze e poi ministro dell'Interno. Da quest'ultima carica si è dimesso il 27 marzo, in ragione della campagna elettorale per l'Eliseo. Per quella stessa campagna ha investito circa 20 milioni in più rispetto al tetto dei 22,5 milioni consentiti per legge. Per questo sarà rinviato a giudizio. 

Nel 2011 la Francia di Nicolas Sarkozy spinge per l'attacco alla Libia che avrebbe poi accelerato il rovesciamento del regime di Gheddafi. 

Il 22 aprile 2012 Sarkozy esce sconfitto dal primo turno nelle elezioni francesi per la corsa verso la presidenza. Negli stessi giorni Mediapart pubblica dei documenti che per la prima volta parlano di finanziamenti del leader libico Muammar Gheddafi alla corsa all'Eliseo di Sarkozy. 

Il 20 settembre 2012 Abdallah Senoussi, ex direttore dell'intelligence militare libica parla al procuratore generale del Consiglio nazionale transitorio, raccontando di fondi transitati da Tripoli a Parigi tra fine 2006 e inizio 2007. 

Nell'aprile del 2013 l'Anticorruzione di Nanterre apre un'inchiesta su una presunta linea di finanziamenti illeciti provenienti dalla Libia che sarebbero serviti a supportare la campagna alle presidenziali del 2007. 

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Il 2 luglio 2014 Sarkozy viene messo in stato d'accusa per corruzione, traffico di influenze e violazione del segreto istruttorio e rilasciato dopo 15 ore d'interrogatorio, senza provvedimenti restrittivi. Tramite il suo avvocato, Sarkozy avrebbe cercato di ottenere informazioni dal magistrato Gilbert Azibert in merito all'inchiesta sul possibile finanziamento libico della campagna, promettendo in cambio un incarico di prestigio a Monte Carlo.

Nel maggio 2016 la corte di appello di Parigi cancella alcuni atti dell'inchiesta per corruzione, ritardando la prospettiva di un processo per  Sarkozy, il suo avvocato e Azibert. 

Nel novembre del 2016, mentre in Francia sono in corso le primarie dei Repubblicani, il faccendiere Ziad Takieddine afferma di avere trasportato 5 milioni di euro in contanti da Tripoli a Parigi tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007 per consegnarli a Claude Gueant (ex segretario generale dell'Eliseo) e poi a Nicolas Sarkozy, allora ministro dell'Interno. Conferma sostanzialmente la versione di Abdallah Senoussi. Ad aumentare i sospetti, secondo Le Monde, ci sarebbero anche i libri dell'ex ministro del Petrolio libico Shoukri Ghanem, morto nel 2012 in circostanze ancora dubbie, che menzionano l'esistenza di pagamenti a Nicolas Sarkozy.

Nel febbraio 2017 Sarkozy è stato rinviato a giudizio per per aver consapevolmente sforato il tetto delle spese per la campagna del 2007. La vicenda coinvolge altre 13 personalità ed è nota come "affaire Bygmalion", dal nome della società di comunicazione Bygmalion, che ha emesso fatture false a carico del partito di Sarkozy, l'Ump (Unione per un movimento popolare).

Il 20 marzo 2018 lo stato di fermo per presunti finanziamenti illeciti da parte della Libia di Gheddafi.  Il fermo può durare fino a un massimo di 48 ore, al termine dei quali l'ex presidente della Repubblica potrebbe essere costretto a presentarsi davanti ai magistrati per essere incriminato.

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