Sanzioni alla Russia: la Germania ferma il gasdotto Nord Stream 2

Rischia di restare solo sulla carta la pipeline sottomarina che dovrebbe portare il gas in Europa senza attraversare Bielorussia e Ucraina

Messa alla prova dal presidente russo Vladimir Putin l’unità tra americani ed europei ha retto il colpo. La linea multilaterale prevale sugli interessi nazionali, costi quel che costi. "La Germania è pronta a pagare un prezzo economico molto alto", aveva anticipato pochi giorni fa la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Il riferimento era al Nord Stream 2, il gasdotto sottomarino che, con i suoi 1.234 chilometri, collega la costa baltica russa alla Germania nord-orientale. All’annuncio sono seguiti i fatti. È arrivato oggi – all’indomani del riconoscimento da parte del presidente russo Vladimir Putin delle due repubbliche separatiste del Donbass, Donetsk e Luhansk – lo stop all’iter autorizzativo del "gasdotto della discordia", fortemente voluto dalla Germania in questi anni nonostante l’ostilità degli Stati Uniti e dell’Europa orientale, da parte del cancelliere tedesco Olaf Scholz. "Alla luce delle ultime azioni della Russia la certificazione per l'avvio della pipeline Nord Stream 2 non potrà essere data – ha affermato Scholz – . Ho chiesto al ministero per l'Energia di avviare le procedure perché non venga emessa la certificazione per l'avviamento della pipeline". Un passaggio amministrativo necessario, senza il quale il gasdotto destinato a portare il gas russo in Germania senza attraversare Paesi baltici, Bielorussia e Ucraina, non può entrare in funzione.

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Completato nel settembre del 2021 per diventare operativo il gasdotto necessita, infatti, del via libera da parte della Germania e della Commissione Ue. "Accolgo con favore la mossa della Germania di sospendere la certificazione di Nord Stream 2. Questo è un passo moralmente, politicamente e praticamente corretto nelle circostanze attuali. La vera leadership significa prendere decisioni difficili in tempi difficili. La mossa della Germania dimostra proprio questo", ha commentato su Twitter di Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri di Kiev.

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In grado di portare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia all’Europa, Nord Stream 2 consentirebbe di aumentare le forniture di gas a un prezzo relativamente economico incrementando, tuttavia, la dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia e tagliando, di fatto, fuori l’Ucraina alla quale il nuovo gasdotto toglierebbe circa un miliardo di euro all'anno di introiti da tariffe di transito. "Benvenuti nel nuovo mondo coraggioso in cui gli europei pagheranno molto presto 2mila euro per 1.000 metri cubi di gas naturale", ha commentato su Twitter l'ex presidente russo e consigliere per la sicurezza, Dmitry Medvedev, dopo l'annuncio della Germania di fermare il gasdotto Nord Stream 2. Da parte sua il Cremlino, attraverso il portavoce, Dmitri Peskov ha espresso "rammarico" per l’interruzione del processo di certificazione del progetto Nord Stream 2 "solo per ragioni politiche" augurandosi che si tratti di una sospensione "temporanea". Se è vero che l’Europa è molto dipendente dal gas che viene inviato da Gazprom, che ha una partecipazione di maggioranza nel progetto da 10 miliardi di euro, è vero anche che per l’economia russa le esportazioni di idrocarburi sono fondamentali. Ed è proprio su questo punto che la Nato vuole fare leva.

Le reazioni di Usa e Nato

Soddisfazione per la decisione tedesca è stata espressa dagli Stati Uniti. "Il presidente ha chiarito che se la Russia invaderà l'Ucraina, – ha fatto sapere il portavoce di Joe Biden, Jen Psaki – agiremo con la Germania per garantire che il Nord Stream 2 non venga messo in funzione. Siamo stati in stretto contatto con la Germania durante la notte e accogliamo con favore il loro annuncio. Prenderemo i nostri provvedimenti oggi".

A Scholz è arrivato anche il sostegno del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. "Dobbiamo ancora capire se la Russia vuole riconoscere solo le due repubbliche o tutta la Regione, ma è comunque un problema: accogliamo con favore – ha affermato Stoltenberg – le sanzioni che oggi gli alleati della Nato hanno imposto e la decisione della Germania di fermare il gasdotto North Stream 2".

L'impatto dello stop sulla Germania

Sebbene secondo diversi analisti il progetto Nord Stream 2 ha sopravvalutato significativamente la domanda di gas naturale in Europa e lo stesso Scholz ha affermato che la Germania "ha deciso di ridurre la propria dipendenza dal gas come fonte energetica", non c’è dubbio che l’avvio del gasdotto trasformerebbe il Paese in un hub strategico per il gas in Europa in grado di smistare il gas russo nel resto dell’Ue a prezzi più alti di quelli a cui lo compra. Inoltre, secondo il presidente dell'Istituto Ifo per la ricerca economica Clemens Fuest, l’impatto delle sanzioni alla Russia si farà sentire sulla Germania con uno uno "choc dei prezzi". Per fare un esempio, conti alla mano, – come spiega Lisandra Flach, direttrice dell’Ifo – le sanzioni imposte a causa dell’occupazione della Crimea hanno ridotto il rendimento economico della Germania di circa 5 miliardi di euro l’anno pari allo 0.16 per cento del PIL. Per la Russia il danno derivante dalle sanzioni è maggiore ed equivalente all’1.2 per cento del rendimento economico della Russia. Dunque ulteriori sanzioni metterebbero a dura prova l’economia tedesca ma ancor di più quella russa.

Fortemente critica allo stop del Nord Stream 2 è l’estrema destra tedesca. Secondo il leader dell’Afd, Tino Chrupalla, "il fermo temporaneo della pipeline procurerà grande sofferenza alla sicurezza energetica della Germania". Come affermato oggi dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la sfida per l’Europa è quella di "diversificare le forniture" trovare "fornitori affidabili" e "investire in modo massiccio su energie rinnovabili che rappresentano il nostro futuro, un investimento strategico nella nostra indipendenza energetica". In tale scenario ha sottolineato von der Leyen "Nord Stream 2 deve essere valutato alla luce della sicurezza della fornitura energetica per tutta l'Unione europea perché questa crisi dimostra che l'Europa è ancora troppo dipendente dal gas russo".  

L'impatto sull'Italia

Tra i Paesi più dipendenti dal gas russo e dunque più penalizzati da eventuali sanzioni figura l’Italia. Il nostro, in particolare, è, l’unico grande paese industriale che dipende dalle importazioni di gas dalla Russia che passano attraverso l’Ucraina. Per tale ragioni l’Italia nel dibattito su Nord Stream 2 si è da subito schierata con i paesi dell’Europa centro-orientale e, per compensare l’impatto del nuovo progetto, in questi anni ha tentato di rafforzare la rete di trasmissione ucraina. In sostanza, una volta operativa, la seconda condotta baltica priverebbe l’Italia di un accesso diretto alle forniture di gas russo con, di conseguenza, un incremento del costo delle forniture derivante dal transito in Germania.

Per il nostro Paese lo stop al Nord Stream 2 potrebbe, dunque, aprire nuovi scenari. Pur affermando che lo scontro tra Germania e Russia sul futuro del gasdotto Nord Stream 2 e la minaccia russa di un livello di prezzo del gas ricattatorio "non promettono nulla di buono", la sottosegretaria al ministero della Transizione Ecologica, Vannia Gava, ha affermato che si delinea per l’Italia la possibilità per l’Italia di "svolgere il ruolo di hub energetico per tutto il continente". Per Gava l’Europa può scongiurare la crisi energetica puntando sulla "massima diversificazione delle fonti di approvvigionamento, dalla valorizzazione del gasdotto EastMed al raddoppio del TAP, magari allungato fino ai giacimenti presenti in Turkmenistan". I tre punti di partenza per pianificare una sempre più concreta indipendenza dalla Russia sono – spiega Gava – "la stipula di contratti di fornitura a lungo termine con i paesi del mediterraneo, la centrale unica di acquisto a livello europeo e il meccanismo di stoccaggio basato sul livello minimo di scorte".