Mercoledì 24 Aprile 2024

Gerusalemme, Santo Sepolcro chiuso. La protesta delle chiese cristiane contro le tasse

I tre rappresentanti delle chiese cristiane denunciano le nuove tasse e la legge, all'esame alla Knesset, che consente di espropriare alcuni terreni delle chiese

Gerusalemme, chiuso il Santo Sepolcro (Ansa)

Gerusalemme, chiuso il Santo Sepolcro (Ansa)

Gerusalemme, 25 febbraio 2018 - Mai così unite le Chiese cristiane a Gerusalemme, ortodossa, cattolica e armena, protestano contro le tasse, chiudendo al pubblico, in una rara mossa, il Santo Sepolcro. Il Patriarca greco ortodosso Teofilo III, quello armeno Nourhan Manougian e il Custode di Terra Santa, Francesco Patton, che gestiscono il luogo sacro, hanno adottato un'inedita forma di protesta contro le nuove tasse previste dal sindaco Nir Barkat, e contro la legge in esame alla Knesset che consentirebbe allo Stato di espropriare terreni delle chiese stesse venduti a investitori privati. 

Primo risultato dopo l'avvio della protesta, è stata la decisione del comitato interministeriale di rinviare la discussione del provvedimento. I tre rappresentanti delle chiese cristiane denunciano "la campagna sistematica" da parte di Israele volta a danneggiare la comunità cristiana in Terra Santa. E hanno affisso su un muro del Santo Sepolcro un manifesto che intimava la fine "della persecuzione delle Chiese".

Teofilo III ha attaccato l'emissione da parte del comune "di una serie di scandalosi avvisi e ordini di sequestro delle proprietà delle Chiese e dei conti bancari per presunti debiti per punitive tasse municipali". Secondo il comune esige dalle tre chiese 650 milioni di shekel (quasi 155 milioni di euro). Il patriarca ortodosso ha anche attacato la legge "razzista e discriminatoria" di confisca a proprietà delle chiese cristiane.

Il sindaco Berkat ha commentato: "La Chiesa del Santo Sepolcro e gli altri luoghi di preghiere delle Chiese sono esenti da tasse municipali. In merito non c'è alcun cambiamento e così continuerà ad essere". Ma ha sottolineato l'irragionevolezza del fatto che "aree commerciali come alberghi, sale di ricevimento e altri affari siano esenti da tasse municipali per il solo fatto di essere di proprietà delle Chiese".