Mercoledì 24 Aprile 2024

Russiagate, Mueller consegna il rapporto di fine indagine

Il procuratore speciale indagava da due anni sulle presunte collusioni tra la campagna di Trump e la Russia nelle presidenziali Usa del 2016. Il ministro di Giustizia Barr: "Massima trasparenza". Conclusioni al Congresso già nel fine settimana

Donald Trump (Ansa)

Donald Trump (Ansa)

New York, 22 marzo 2019 - Il rapporto sulle indagini sul cosiddetto 'Russiagate' sono nella mani del ministro della Giustizia William Barr. Lo ha consegnato oggi il procuratore speciale Robert Mueller. Già  nel fine settimana il Dipartimento di Giustizia Usa potrebbe trasmettere al Congresso le conclusioni più importanti del rapporto, conferma Barr.

L'indagine è durata quasi due anni, e 25 milioni di dollari, ed ha gettato ombre sull'amministrazione e sul presidente Donald Trump. Barr deciderà quanto del rapporto condividere con il Congresso e quanto rendere pubblico. Nei giorni scorsi la Camera, in mano ai democratici, ha votato una risoluzione (420 a 0) non vincolante con cui chiede che il rapporto sia reso pubblico. Il ministro di Giustizia Usa, nella lettera inviata ai leader del Congresso sulla fine dell'indagine, si impegna "a garantire la massima trasparenza possibile". Il Dipartimento di Giustizia Usa afferma anche che il procuratore speciale non avrebbe raccomandato altre incriminazioni nelle indagini sulle interferenze russe sulle elezioni americane.

CASA BIANCA: NON INFORMATI - La Casa Bianca: "I prossimi passi stanno ora ministro della Giustizia Barr. La Casa Bianca non ha ricevuto e non è stata informata sul rapporto del procuratore speciale", afferma la portavoce Sarah Huckabee Sanders. Fonti citate dalla stampa Usa riferiscono che il presidente era al telefono con la cancelliera tedesca Angela Merkel quando la notizia della consegna del rapporto di Mueller è apparsa su tutti i media.

MUELLER ICONA - Robert Mueller, 74enne ex marine, repubblicano, ha indagato sulle presunte collusioni tra la campagna di Donald Trump e la Russia nelle presidenziali Usa del 2016. Mueller in questi due anni è diventato l'icona dei democratici. Si vendono candele e orecchini che riproducono la sua faccia, ma anche palline natalizie decorative dedicate a lui. Poi portachiavi, catenine, pupazzi del procuratore nei panni di Superman, tutine per bambini, ritratti da ricamare e un poster che omaggia il suo taglio di capelli. 

Robert Mueller, procuratore speciale che indaga sul Russiagate (Afp)
Robert Mueller, procuratore speciale che indaga sul Russiagate (Afp)

In questo periodo la caratteristica di questo elettore repubblicano che ha conquistato i Democratici è stata la sua riservatezza nel ruolo di procuratore: non ha mai rilasciato interviste o dichiarazioni pubbliche dal 2017 quando ricevette l'incarico. Un forte contrasto con il modo di presentarsi di Trump, cosa che ha conquistato i dem. 

Intanto ieri l'ex capo dell'Fbi silurato da Donald Trump, James Comey, sulle pagine del New York Times auspicava che il presidente non venga messo in stato di accusa con l'impeachment prima della fine del suo primo mandato: "Non so se lo speciale procuratore concluderà che il signor Trump ha consapevolmente colluso con i russi in relazione all'elezione del 2016 o se ha intralciato la giustizia con il relativo intendo di corrompere.Non mi importa mi interessa solo che (l'inchiesta) sia un buon lavoro, fatto bene e completo".

TRUMP: NESSUNA COLLUSIONE - Donald Trump continua a manifestare sicurezza riguardo all'indagine: al presidente non importa se il rapporto risultante dall'inchiesta verrà pubblicato. Nei giorni scorsi Trump ha ribadito che "non c'è stata alcuna collusione", e parlando del documento, ha aggiunto: "Vedremo se sarà oggettivo". Infine ha detto: "Lasciate che sia diffuso, che la gente lo veda. Spetta al segretario alla Giustizia decidere. Vedremo cosa succede". The Donald intanto è barricato nel fortino di Mar-a-Lago, insieme ai suoi avvocati. C'è anche il legale della Casa Bianca, Pat Cipollone, al quale spetterà la revisione del rapporto del procuratore speciale, e sollevare eventualmente problemi sfruttando il privilegio esecutivo del presidente Usa a non divulgare alcune informazioni. Un primo successo però Trump lo ha ottenuto proprio con la chiusura dell'indagine: è riuscito a evitare di essere sentito da Mueller.

DEM CHIEDONO TRASPARENZA - Il presidente della commissione Giustizia della Camera, il democratico Jerry Nadler su Twitter: "Non vediamo l'ora di entrare in possesso del rapporto completo".  I dem reclamano la pubblicazione immediata e integrale.  

Si fanno sentire anche la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, e il leader dei democratici in Senato, Chuck Schumer: "Gli americani hanno il diritto di conoscere la verità". Entrambi insistono sul fatto che "alla Casa Bianca non deve essere consentito di interferire su quali fatti o prove" del rapporto "vanno resi pubblici". Inoltre i leader dem al Congresso aggiungono che al presidente Donald Trump non deve essere consentito di dare un'occhiata preliminare al rapporto: Barr "non deve consentire al presidente Trump, ai suoi avvocati o al suo staff di dare una sbirciata in anticipo".

Ma anche Mitch McConnell, il leader dei repubblicani in Senato, chiede "trasparenza". "È une bene" che le indagini si siano chiuse e questo perchè "molti repubblicani ritengono che la Russia rappresenti una significativa minaccia agli interessi americani. Mi auguro che il rapporto del procuratore speciale aiuterà a migliorare gli sforzi per proteggere la nostra democrazia".

SOCIAL: PUBBLICATE IL RAPPORTO - E sui social network diventa virale l'hashtag #ReleaseTheReport, ovvero la richiesta al ministro di Giustizia Usa William Barr di pubblicare il rapporto di Mueller sul Russiagate. In sole due ore dall'uscita della notizia sulla chiusura dell'inchiesta, sono almeno 6.000 gli utenti Twitter che hanno condiviso l'hashtag.

TRUMP RISCHIA ANCORA - Ma a prescindere dalle sue conclusioni e dal fatto che non viene raccomandata alcuna altra incriminazione, per Donald Trump e i suoi collaboratori i problemi non sono finiti. Anzi, si aprono altri diversi fronti, spiegano i media Usa. Intanto le autorità di New York stanno infatti indagando sulla Trump Organization e sulla campagna di Trump del 2016 per accertare eventuali violazioni delle legge sui finanziamenti elettorali. Le autorità della Grande Mela hanno richiesto al comitato che si è occupato dell'inaugurazione di Trump di fornire i documenti. 

Inoltre il procuratore generale di New York indaga sulla fondazione di Trump. Poi ci sono le indagini avviate dai democratici in Congresso, dalla dichiarazione delle tasse di Trump alle pratiche della Casa Bianca per la concessione dei nullaosta di sicurezza, dai legami fra Deutsche Bank e il presidente ai pagamenti alla proprietà di Trump da parte di governi stranieri. Insomma la partita è solo all'inizio.