Studentessa russa si scaglia sui social contro la guerra in Ucraina. Ora rischia 10 anni

La 20enne Olesya Krivtsova, denunciata dai compagni dell’Università, è ai domiciliari col braccialetto elettronico. Il Cremlino l’ha inserita nella lista dei terroristi. "Stavo parlando al telefono con mia mamma e sono stata arrestata"

Roma, 16 febbraio 2023 - Una terrorista di venti anni, a sua insaputa. Pensava, ingenuamente, che esprimere il proprio dissenso sui social riguardo alla "missione speciale" voluta da Putin in Ucraina fosse non solo lecito, ma doveroso. Ma alla stessa maniera non l’hanno giudicato alcuni dei suoi compagni di studio che l’hanno tradita e soprattutto i guardiani del regime che l’hanno perseguita. Le autorità russe l’hanno per questo arrestata e messa ai domiciliari – con tanto di cavigliera elettronica per controllarne gli spostamenti – in attesa del processo nel quale fin da ora i diritti della difesa appaiono molto limitati. In caso di condanna – quasi scontata – la ragazza può rischiare fino a dieci anni di carcere. E già il suo nome figura nella lista dei "nemici della Patria" alla stregua degli stragisti jidahisti e degli assassini delle scuole. La ventenne si chiama Olesya Krivtsova e frequenta il corso di storia all’Università federale del nord, ad Arkhangelsk, 350mila abitanti sul Mar Bianco quasi allo sbocco della Dvina settentrionale, 1.250 chilometri lontana dal Cremlino. La studentessa viene incolpata di reati contro lo Stato.

La studentessa russa Olesya Krivtsova, 20 anni, critica il regime putiniano
La studentessa russa Olesya Krivtsova, 20 anni, critica il regime putiniano

Sul suo profilo Instagram sono comparsi alcuni post contro la guerra. Uno, in particolare, non è stato digerito: quello nel quale Olesya commentava l’abbattimento da parte delle forze di Kiev del ponte di Kerch in Crimea, l’8 ottobre scorso, "riflettendo sulla gioia che hanno provato gli ucraini apprendendo la notizia". Inoltre aveva condiviso il post di un amico che contestava l’invasione russa, "una missione speciale che di speciale non ha nulla".

A fare cadere nella trappola Olesya sono stati i suoi stessi compagni di corso all’università, evidentemente ortodossi della dottrina putiniana. Leggendo i post della collega di studi, si sono radunati in una chat e hanno preso le sue distanze. La contestazione è giunta a definire Olesya "una vera terrorista". Ma l’inferno è scattato quando la fronda degli universitari ha postato ciò che sembra un processo anticipato: "La denuncia della sovversiva è il dovere di un patriota". Da qui la delazione degli universitari ligi al potere.

Olesya è riuscita a raccontare come il ciclone le si è abbattuto contro quando è arrivata in casa la polizia. "Stavo parlando con mia madre – ha detto – e mi hanno subito sequestrato il telefono; quindi mi hanno fatto sdraiare a terra accusandomi di giustificare il terrorismo e screditare le truppe sul campo di battaglia". Ciò che le fa paura è il processo, prima del quale l’avvocato difensore ha chiesto di consentire alla ragazza di recarsi alle lezioni. "È una follia – ha scritto Olesya – che una persona che esprime un’idea venga considerata alla stregua dei terroristi e rischi una lunga detenzione. Ho saputo di sentenze assurde, ma mai avrei pensato di rischiare tanti anni di carcere. Ho denunciato situazioni che non condivido, ma considerarmi una nemica della mia nazione è assurdo. Sono per la pace, e basta. Lo Stato non ha lo stomaco per il dibattito, la democrazia o la libertà, m a non possono mettere tutti in prigione: a un certo punto finiranno le celle".