Roma, 27 gennaio 2023 - L’ultimo incendio è capitato ad un grande negozio di mobili nella cittadina di Verkhnerusskoye, vicino Stavropol. "Le fiamme – racconta Oleg Degtyarev dei servizi d’emergenza provinciali – sono scoppiate alle 2 del pomeriggio e hanno interessato 3 mila metri quadri di esposizione. Prima che le mettessimo sotto controllo hanno distrutto tutto". È l’ennesimo caso di una serie di attacchi di sabotaggio – alle linee ferroviarie, a basi, ai depositi di carburante e ad alcune aziende strategiche, ai centri di reclutamento – e di ripetuti incendi a strutture civili come i grandi magazzini, i depositi, edifici residenziali, stazioni elettriche, alberghi. Brucia di tutto. Dall’inizio della guerra in Ucraina se ne contano almeno 77, dei quali 32 da inizio dicembre a oggi. A questi vanno aggiunti 46 attacchi a linee ferroviarie. Clamorosi i roghi del 9 dicembre nel Mega shopping mall di Khimsky, vicino a Mosca – che ha distrutto 18mila metri quadrati – seguito tre giorni dopo da un altro rogo allo StroyPark Mall di Balashikha, a Est di Mosca.
Gli ucraini non li rivendicano, la Russia non li spiega, ma Putin è molto seccato. Il 20 dicembre, durante le sue congratulazioni per la Giornata dell’ufficiale per la sicurezza dello Stato, il presidente russo ha chiesto "una dura repressione delle azioni dei servizi segreti stranieri, per identificare rapidamente traditori, spie e sabotatori". A stretto giro la Duma, il Parlamento russo, ha approvato a larga maggioranza una legge che prevede l’ergastolo per i sabotatori e chi li assiste.
"Nessuno – osserva una analista esperta di cose russe come Nona Mikhelidze dell’Istituto Affari Internazionali – ha una spiegazione certa, ma indicativamente le ipotesi di una pista ucraina di 007 e commando e una interna, di dissidenti, attive su target diversi, possono essere valide entrambe". "La verità – prosegue – è che Putin non ha più il consenso di una volta e il dissenso che emerge anche in episodi minori ma indicativi come quello che si è verificato dopo l’attacco russo al condominio a Dnipro che ha fatto tante vittime civili. Tanti russi, con un tam tam sotterraneo hanno scelto di andare a deporre dei fiori ai monumenti di scrittori e personalità ucraine, che si trovano nelle città russe. È un movimento spontaneo che mostra che c’è una parte della popolazione che inizia a mostrare il suo dissenso".
Da notare che alcuni degli autori degli attacchi più importanti si sono palesati apertamente, in particolare quelli alle linee ferriviarie, che cono stati quaranta nel 2022 e 6 nel 2023. Nella notte del 4 gennaio, un tratto di binari della ferrovia transiberiana nella regione russa di Krasnojarsk è stato fatto esplodere. La linea ferroviaria era utilizzata dall’esercito russo per trasportare rifornimenti in Ucraina. L’attacco è stato rivendicato da una organizzazione che si fa chiamare Boak, l’Organizzazione di Combattimento degli Anarco-Comunisti. "Non siamo solo contro Putin e la guerra, ma anche contro l’imperialismo russo – ha dichiarato un rappresentante di Boak – Siamo disgustati da questo bagno di sangue fratricida e crediamo che solo fermando l’aggressione di Putin potremo sperare che tutto ciò non si ripeta mai più". Il Boak e altri gruppi russi contro la guerra, come Stop the Trains e chi attacca i centri di reclutamento, sono piccole avanguardie. Ma testimoniano che se la guerra continuera il fronte interno potrebbe iniziare ad essere essere un problema per Putin.
