Russia fuori dal Consiglio dei diritti umani Onu: perché è voto storico e le conseguenze

Un unico precedente: la Libia nel 2011. Ma la situazione ora è completamente diversa. E le conseguenze per Mosca non sono solo simboliche

Roma, 7 aprile 2022 - Uno schiaffo a Vladimir Putin, messo sullo stesso piano di Gheddafi. L'Onu si è espressa a grande maggioranza per l'esclusione della Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. "Un voto storico", ha detto l'ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Linda Thomas-Greenfield. Che si dice convinta di come le immagini del massacro di Bucha abbiano condizionato la consultazione odierna.  Trattamento analogo fu riservato 11 anni fa alla Libia del Raìs. Un'ossessione per lo zar, ha rivelato qualche settimana fa in un'intervista al Corriere il politologo bulgaro Ivan Krastev.  Putin - sostiene Krastev - passerebbe "ore e ore a guardare e riguardare gli ultimi minuti di vita di Gheddafi". Nascosto in un canale di scolo sotterraneo a Sirte, il dittatore libico fu trovato dalle milizie ribelli e praticamente linciato. La sua fine sarebbe l'incubo del presidente russo. 

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Vladimir Putin (Ansa)
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La risoluzione

A proporre la risoluzione gli Stati Uniti che hanno incassato 93 voti favorevoli e 24 contrari. Il provvedimento era stato sostenuto con vigore anche dall'Italia. Chi ha votato no? La Cina, e su questo c'erano pochi dubbi, ma anche Brasile, Egitto, Messico, Iran e Sud Africa. In 58 si sono astenuti. tra loro l'India. L'esito del voto soddisfa ambasciatore ucraino Sergiy Kyslytsya che aveva chiesto un "buon numero" e aveva fatto pressioni sull'Onu per quello che lui considerava un "dovere". Immediata e scontata la reazione di Mosca che ha subito definito la risoluzione un "tentativo degli Stati Uniti di mantenere il suo dominio e il controllo totale" e di "usare il colonialismo dei diritti umani nelle relazioni internazionali".

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Meno certa era proprio la sospensione, giunta dopo giorni di tele diplomatiche, con la Lettonia in prima linea per ottenere l'esclusione. Riga si sente minacciata, troppo vicino il confine con la Russia, e riteneva una "farsa" la presenza nel Consiglio di un Paese accusato di crimini di guerra. Sono serviti giorni e notizie di massacri in Ucraina, di civili torturati e di donne stuprate per sbloccare la risoluzione. 

Il precedente Libia

Solo un Paese era stato buttato fuori dal Consiglio per i Diritti Umani. Era il marzo 2011, l'Assemblea generale si era allora pronunciata per l'esclusione della Libia. La scintilla era stata l'azione violenta con cui Gheddafi aveva sedato una manifestazione anti-governativa. Una repressione da cui avevano preso le distanze addirittura le rappresentanze libiche di New York e Ginevra, sedi del Consiglio.  Una circostanza totalmente differente da quella attuale, dove la Russia sta negando ripetutamente e con forza quanto accade in Ucraina, Bucha compresa. Per il Cremlino le notizie sui massacri sono "fake", le testimonianze dei familiari delle vittime "pilotate".

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Le conseguenze per la Russia

Anche in questo caso, Mosca ha tentato di evitare lo schiaffo diplomatico, minacciando chiunque avesse dato il proprio sostegno alla risoluzione. Ma non è bastato. La Russia con questo voto passa alla storia. E lo fa dalla parte sbagliata. Non era mai successo, infatti, che uno dei cinque membri permanenti perdesse l'affiliazione all'organizzazione per i diritti umani. E le conseguenze non saranno solo simboliche. Mosca da ora in poi non potrà più proporre risoluzioni e emendamenti riguardo situazioni internazionali in cui non sia direttamente coinvolta. La sospensione resterà valida fino almeno a tutto il 2023, quando scadranno i termini dell'adesione della Russia al Consiglio.