Roma, 20 maggio 20205 – Con le elezioni presidenziali in Romania svoltesi senza incidenti rilevanti, si prevede che l’Ufficio Elettorale Centrale rumeno confermerà i risultati definitivi entro fine settimana. Poi, come previsto dalla Costituzione, la Corte Costituzionale avrà tre giorni di tempo dalla pubblicazione dei risultati in Gazzetta ufficiale per convalidare il risultato delle urne.
Tuttavia, sono ancora possibili ricorsi. La Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi rapidamente in tali casi, poiché le contestazioni potrebbero portare a un riconteggio dei voti e ritardare l’iter per la formazione del governo. Se tutto procede come previsto, il presidente appena eletto presterà giuramento in Parlamento all’inizio della prossima settimana.

Il primo compito importante sarà, come noto, quello di dare un nuovo esecutivo al Paese, poiché la Romania è attualmente guidata da un gabinetto ad interim. Domenica, Dan ha espresso la speranza che questo processo possa essere completato entro tre o quattro settimane.
Formare un governo non sarà facile, poiché nessun singolo partito detiene la maggioranza in Parlamento. Sebbene i socialdemocratici (PSD) abbiano vinto le elezioni del dicembre 2024 con il 22%, sono stati indeboliti da un prolungato periodo al potere, da difficoltà economiche e dal calo di popolarità del loro leader, l’ex primo ministro Marcel Ciolacu.
La questione più spinosa non è se il PSD entrerà nel governo, quanto piuttosto se “continuerà come forza moderata e centrista, o si sposterà verso una narrazione più populista ed euroscettica”, ha spiegato in un’intervista a Euractiv il consulente politico Cristian Andrei, fondatore della Political Rating Agency.
Il futuro del governo potrebbe dipendere da quale fazione conquisterà il controllo della leadership del PSD. Una decisione è attesa martedì sera a Bucarest, dove il partito prenderà in considerazione l’ipotesi di nominare un presidente ad interim o di concedere a Ciolacu un mandato per negoziare un posto nella coalizione di governo.
In termini parlamentari, il PSD resta un ago della bilancia. “Tutti stanno aspettando di vedere cosa decide il PSD, senza di loro è quasi impossibile formare anche una maggioranza debole”, afferma Andrei.
Dan potrebbe preferire una coalizione ampia – che includa PSD, PNL, USR e UDMR – per garantire maggiore stabilità e condividere la responsabilità delle decisioni economiche e sociali impopolari.
Durante la campagna, Dan ha menzionato la possibilità di nominare Ilie Bolojan, attuale presidente ad interim, come primo ministro – una scelta sostenuta da USR, ha detto lunedì il leader ad interim Dominic Fritz.
Altre opzioni includono un governo di minoranza formato da PNL, USR e UDMR, con il sostegno parlamentare del PSD. Una possibilità più remota sono le elezioni anticipate, che richiederebbero che il Parlamento respinga due nomine alla carica di primo ministro, uno scenario considerato altamente improbabile in Romania.
I restanti tre partiti parlamentari sono di estrema destra, ma il cambio di casacca è comune nella politica di Bucarest, rendendo probabili le defezioni.
Cristian Andrei prevede anche “rimpasti e riallineamenti” all’interno del Parlamento mentre i partiti cercano di mettere insieme una maggioranza funzionante.
Tuttavia, costruire un governo stabile che possa durare tre anni sarà difficile. “Tutti i partiti sono attualmente deboli, e ci sono troppe fazioni con agende divergenti”, ha detto Andrei.
Nel frattempo, le forze populiste hanno acquisito nuovo slancio. Detenendo circa il 32% dei seggi parlamentari e forti di cinque milioni di voti per George Simion, sono energiche e puntano al potere entro il 2028. Secondo Andrei, molti leader locali dei partiti tradizionali potrebbero essere tentati di unirsi a loro.
Lasciare i populisti come unica voce dell’opposizione potrebbe rivelarsi “disastroso” nel prossimo ciclo elettorale, nel 2028.
Nicuşor Dan, che ha vinto 2 medaglie d’oro alle Olimpiadi di Matematica alla fine degli anni ’80, è noto per la sua perseveranza e per le trattative tattiche. Tuttavia, ora diventa il primo presidente della Romania senza il sostegno di un grande partito. Per il ruolo di mediatore nella società, avrà bisogno di forti alleanze per affrontare la crisi economica, navigare nell’instabilità politica e rilanciare le riforme giudiziarie bloccate.
Cristian Andrei conclude che Dan “sarà sotto pressione costante, dall’interno dell’apparato statale che resiste alla riforma, da una coalizione di governo fragile e dai populisti che lo accuseranno di colludere con lo stesso sistema che ha promesso di cambiare”.