Mercoledì 16 Luglio 2025
Giovanni Rossi
Esteri

Macron: “Stop ai raid di Israele”. Meloni in pressing: “Negoziati subito”

L’iniziativa del presidente francese dopo il supporto a Tel Aviv espresso da Merz. I ministri degli Esteri di Parigi, Roma e Berlino chiedono a Teheran di tornare al tavolo

Macron: “Stop ai raid di Israele”. Meloni in pressing: “Negoziati subito”

Roma, 19 giugno 2025 – Stop ai raid israeliani scollegati dal rischio nucleare o missilistico dell’Iran. Emmanuel Macron alza la voce perché Israele e Stati Uniti non rendano il conflitto in corso “una grave minaccia per la sicurezza regionale”. In una Unione europea che assiste con naturale agitazione all’avvitamento della guerra e addirittura al possibile ingresso in campo degli Stati Uniti, il presidente francese fa da contraltare alla liberatoria pro Gerusalemme del cancelliere tedesco Friedrich Merz, secondo il quale Israele “sta facendo il lavoro sporco per tutti”.

Emmanuel Macron
Emmanuel Macron

Una frase che crea un solco tra i 27 schierati sull’asse mediano del cessate il fuoco. E a rompere gli indugi è proprio l’Eliseo con una nota. Al termine della riunione del Consiglio di difesa e sicurezza nazionale, Macron esprime “la sua preoccupazione per l’attuale escalation, con attacchi israeliani sempre più mirati a obiettivi non correlati ai programmi nucleari e balistici iraniani, e un numero crescente di vittime civili in Iran e in Israele. È urgente porre fine a queste operazioni militari”.

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Nella conferenza stampa di chiusura del G7, quindi prima che la determinazione di Macron a smarcarsi prenda forma e sostanza, Giorgia Meloni invita a guardare agli elementi di valutazione condivisi: “Un Iran potenza nucleare non sarebbe una minaccia solo per Israele, ma per tutti noi”. E questa constatazione non esclude “uno scenario diverso” in cui tra Israele e Iran “si arrivi” prima possibile “a negoziazioni”. Su chi non debba neppure provare a mettere bocca nel dossier, la presidente del Consiglio ha le idee molto chiare: Vladimir Putin. “Affidare a una nazione in guerra la mediazione su un’altra guerra non mi sembrerebbe l’opzione migliore”, usa il condizionale la premier, forse per non offendere Donald Trump, ma il senso è nitido. Sceglie invece la prudenza riguardo l’ipotesi che gli Stati Uniti, in caso di partecipazione al conflitto, chiedano accesso alle basi italiane. “Valuteremo, se e quando sarà il caso. Non è una decisione che si prende così”, è la risposta interlocutoria. La premier rivendica invece senza esitazioni che questo sia “il momento giusto per un cessate il fuoco a Gaza”.

Le parole di Merz ricevono solenni stroncature anche in patria, persino all’interno della coalizione di governo. Secondo Adis Ahmetovic, portavoce dell’Spd al Bundestag per la politica estera, “il tono del Cancelliere non è di grande aiuto in questo momento”. La frase di Merz, “più che strana”, manifesta “una concezione lontanissima dalla nostra”, lamenta il deputato socialista Ralf Stregner. Commenti “cinici e ignoranti”, accusa dai banchi dell’opposizione la verde Luise Amtsberg. “La logica devastante del ’diritto del più forte’ danneggia gravemente la reputazione della Germania”, dichiara Soren Pellman (Linke).

I ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito, insieme all’Alta rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas, provano a incollare i cocci in una conversazione con l’omologo iraniano Abbas Araghchi. Ribadiscono “il diritto di Israele a proteggere la propria sicurezza nel rispetto del diritto internazionale”, censurano “il programma nucleare iraniano”, invitano l’Iran a “tornare al tavolo” e aprire a una soluzione diplomatica”. Domani a Ginevra avranno colloqui sul nucleare con il ministro degli Esteri iraniano. Kallas, però, viene attaccata nella plenaria dell’Europarlamento per il caso Gaza. Mimmo Lucano (Sinistra) imputa alla Commissione di aver adottato 17 pacchetti di sanzioni contro la Russia senza approvarne neanche uno contro Israele per le migliaia di civili morti a Gaza. Kallas risponde così (a Lucano che intanto se ne va): le sanzioni “hanno bisogno dell’unanimità” e “noi per Gaza non ce l’abbiamo”.

“Io – continua – non rappresento me stessa, ma i 27 Stati membri: dipendesse da me, avrei già preso una decisione...”. E contestualmente denuncia: l’obiettivo “dichiarato di Israele è assumere il controllo dell’intera Striscia”, ma la scelta di “modificare, ridurre o annettere un territorio costituisce una violazione diretta del diritto internazionale”.

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