È iniziata la battaglia di terra. Dopo la eliminazione di Hassan Nasrallah e dopo gli intensi bombardamenti delle ultime settimane in tutto il territorio libanese, Israele ha oltrepassato il confine coi tank. "Siamo stati informati da Israele – ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato americano – che stanno conducendo operazioni limitate e mirate contro le infrastrutture degli Hezbollah a ridosso del confine". Nelle stesse ore il premier Benjamin Netanyahu ha convocato al ministero della Difesa il gabinetto di sicurezza. Mentre le consultazioni erano ancora in corso, il leader del partito ortodosso Shas Arye Deri ha confermato indirettamente l’inizio delle operazioni, pubblicando su X una preghiera per i soldati che saranno impegnati nella guerra.
Alcune località di frontiera sono state proclamate ‘zona militare chiusa’ e l’artiglieria israeliana ha bombardato con grande intensità obiettivi nel Libano meridionale. L’esercito libanese si è allora ritirato di cinque chilometri per proteggere i propri militari e la televisione al-Arabya ha riferito da un villaggio del Libano meridionale: "I primi tank israeliani sono stati avvistati".
Ancora poche ore prima il ministro della difesa Yoav Gallant aveva compiuto un sopralluogo fra le forze ammassate al confine e aveva preannunciato loro che "la prossima fase della nostra guerra gli Hezbollah inizierà presto. Essa ci consentirà di completare le operazioni condotte per consentire agli abitanti della Galilea nord di tornare alle loro case" dopo un anno di continui bombardamenti dal Libano.
Allarmato da questi sviluppi il presidente Joe Biden, ancora una volta, ha fatto pressione in extremis su Israele perché si astenesse da ulteriori iniziative belliche e si adoperasse piuttosto per un cessate il fuoco, a Gaza come in Libano. Ma a quanto pare i suoi desideri sono stati disattesi dall’alleato israeliano.
"Se il nemico decide di entrare nella nostra terra – ha avvertito ieri da una località segreta in Libano il vice di Hassan Nasrallah, sceicco Naim Qassem – sappia che i nostri combattenti sono pronti a tutto e usciranno vincitori". Secondo il Wall Street Journal, unità scelte israeliane sono già penetrate più volte nelle ultime settimane nella rete di bunker e di tunnel approntata dagli Hezbollah nei villaggi del Libano per raccogliere informazioni di intelligence. Il Partito di Dio, secondo Israele, non può essere distrutto solo con bombardamenti aerei e richiede un intervento di forze di terra: ossia, come ha detto il Capo di Stato maggiore, di "stivali sul terreno". La radio militare ha previsto che le truppe di fanteria saranno accompagnate da mezzi blindati. Questi sviluppi hanno destato il massimo allarme nel premier libanese Najib Miqati, secondo cui l’esercito nazionale è pronto ad assumere il controllo del Libano meridionale, a ridosso del confine con Israele, nel caso fosse proclamato un cessate il fuoco.
Nel frattempo Israele – dopo la eliminazione a Beirut del leader degli Hezbollah Hassan Nasrallah e dopo un importante raid contro infrastrutture degli Huthi
nello Yemen – sta proseguendo in Libano le eliminazioni di figure centrali nella lotta armata. In rapida successione sono stati colpiti a morte il capo di Hamas in Libano Sherif abu al-Amin (che ha rivestito anche un ruolo di spicco nell’Unrwa, la agenzia dell’Onu per i rifugiati), alcuni dirigenti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina ed il comandante della unità dei razzi a lungo raggio degli Hezbollah. In un discorso registrato lo sceicco Qassem ha ribadito che queste operazioni non indeboliranno affatto la determinazione degli Hezbollah di combattere ad oltranza "al fianco della resistenza palestinese".