Giovedì 18 Aprile 2024

Raffica di dimissioni in Inghilterra. L’ora più buia per il governo di Boris Johnson

In un giorno lasciano 43 membri del suo esecutivo. Lui resiste, licenzia anche un ministro, ma l’addio è vicino. Ad affondarlo lo scandalo Chris Pincher, accusato di molestie sessuali e promosso ai vertici del partito

Il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson, 58 anni

Il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson, 58 anni

Londra, 7 luglio 2022 - Per Boris Johnson è la fine. Il premier britannico è stato colpito pesantemente dallo straordinario numero di dimissioni (43) di ministri e sottosegretari nelle ultime 24 ore.

Mai prima d’ora si sono viste così tante dimissioni ministeriali nello stesso giorno, ma per Boris Johnson tutti i precedenti non fanno testo. Lui è uno che, nel bene e nel male, è sempre stato sopra le righe. E ieri quasi l’intero gabinetto di governo lo ha abbandonato, in un turbinio di lettere e annunci sui social, che hanno segnato il tracollo di questo primo ministro, amato e odiato in egual misura, che per mesi ha cavalcato scandali, menzogne e voltafaccia. Persino i ministri rimanenti, tra cui la fedelissima ministra degli Interni Priti Patel, si sono riuniti per dirgli che ormai era ora di andare. E in serata si è saputo che Johnson aveva messo alla porta il ministro Michael Gove che gli aveva chiesto di farsi da parte.

Governo Johnson al capolinea: oltre 40 si dimettono. Premier licenzia ministro Gove

E a farlo colare a picco non sono state le sue politiche, bensì il suo carattere e quello che in molti chiamano la sua mancanza d’onore e integrità, il suo carattere superficiale e corrotto. Prima c’è stato il ’partygate’ e le ripetute menzogne sui festini a Downing Street, mentre il resto del paese osservava lockdown severissimi. Poi gli scandali sulla ristrutturazione del suo appartamento, le sue vacanze pagate da sostenitori del partito, le sue feste con gli oligarchi russi, le sue difese di colleghi indifendibili, le dimissioni del suo responsabile dell’etica.

Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso: la promozione di un noto predatore sessuale (ossia Chris Pincher) ad una posizione di potere all’interno del partito. L’accusa più tagliente: la sua completa mancanza di giudizio.

Ieri, dopo un Prime Ministers Questions in cui è apparso annaspare, aggrappandosi ad argomenti sempre più assurdi in un disperato tentativo di difendersi dalle ripetute accuse da parte non solo dell’opposizione, ma anche dai suoi stessi colleghi di partito, Boris è sembrato affondare.

Dopo aver stravinto nelle elezioni del 2019, con una valanga di voti che gli hanno dato una maggioranza che non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher, è stato lui da solo a condannarsi a morte. Non ha una ’bussola morale’, hanno detto in molti, in mezzo all’esodo di cariche che lo hanno di fatto condannato. ’Bye bye Boris’ hanno canzonato i membri dell’opposizione, in quello che potrebbe essere stato il suo ultimo show nella camera dei comuni.

Ora le possibilità sono due: o si dimette da solo o lo fanno saltare con un nuovo voto di sfiducia, dopo aver cambiato le regole del 1922 Committee.

Tra i papabili a prendere il suo posto c’è già un vortice di nomi: l’ex-cancelliere Rishi Sunak, l’ex-ministro della Sanità Sajid Javid, il rivale Jeremy Hunt, la ministra degli Esteri Liz Truss, il ministro della Difesa Ben Wallace e la fuoriclasse Penny Mordaunt, ex-ministra della Difesa, considerata l’outsider più quotata.