Mercoledì 24 Aprile 2024

Negli Usa la rivincita dei 'vecchi' quotidiani

In aumento gli abbonamenti digitali e cartacei. Le inchieste antidoto alle fake news

La copertina del Washington Post dopo l'annuncio della vendita (AFP)

La copertina del Washington Post dopo l'annuncio della vendita (AFP)

New York, 10 aprile 2019 - Lo slogan All the News That’s Fit to Print, tutte le notizie che meritano di essere pubblicate, non se n’è mai andato dalla prima pagina del New York Times. La stampa cartacea rimane insostituibile. I quotidiani americani grandi e piccoli non hanno mai smesso di crederci. Con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca e il contagio delle fake news e dei social ancora di più. Il New York Times ha guadagnato negli ultimi 9 mesi oltre 203mila abbonamenti nella sua versione digitale e supera i 3 milioni di copie che si aggiungono a un altro abbondante milione per il quotidiano cartaceo. Il Washington Post di Jeff Bezos ha superato quota un milione. Il Wall Street Journal di Rupert Murdoch è oltre i 2 milioni e Usa Today trasforma i suoi 1,2 milioni di copie in 7,7 milioni di lettori giornalieri. Anche sul web, Politico, Axios, Buzzfeed, Slate vanno a gonfie vele mentre i grandi network televisivi e soprattutto i canali via cavo come Cnn e Msbnc godono di ottima salute. Per non parlare di Fox News, prima in classifica perché considerata ‘la tv del presidente’.

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Il giornalismo scritto con l’avanzata della Rete non solo non è finito, ma anzi ha potenziato i suoi servizi d’inchiesta, i reportage e il filo diretto coi lettori. Sono gli stessi reporter della carta stampata a diventare ospiti del piccolo schermo per anticipare e commentare le loro ‘breaking news’ in video e sul digitale, rinviando al giornale cartaceo per gli approfondimenti. Questo non accade solo per i grandi quotidiani con gli inviati scatenati dal Russiagate alle elezioni, dalle bugie di Trump ai preti pedofili, ma anche con decine di testate locali che si stanno affermando per scrupolo e credibilità nelle versioni digitali ormai a pagamento. 

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L’attaco di Trump ai media ha spinto la categoria dei reporter, bersagliati quotidianamente dal capo della Casa Bianca, a un vero scatto d’orgoglio. E a una rinascita. Non importa essere conservatori al Wall Street Journal o liberal al New York Times o al Washington Post. Occorre essere credibili, onesti, corretti, precisi, bilanciati e inattaccabili. I giornali americani che stanno avendo successo lo hanno ottenuto convincendo i lettori della loro affidabilità. Come? Riportando testimonianze, dati, cifre, episodi documentabili e verificabili, sempre nel rispetto della protezione delle fonti. E dopo tre anni di difficile convivenza, in questo rapporto di amore-odio anche Trump si è accorto che se vuole comunicare credibilmente con l’intero paese, e non solo coi suoi fan, non ne può fare a meno.

Inventando l’espressione ‘fake news’ come un marchio d’infamia facile da pronunciare ma non da provare, Trump ha creato lo spazio per un apparato parallelo di notizie false che circolano su web e social senza freni né controlli. La Rete che non subisce censure in casi di diffamazioni o distorsioni è un gigante difficile da imbrigliare sul piano deontologico. Ma la sua credibilità si è trasformata in propaganda. Chi divide tra amici e nemici del leader di turno, e non tra verità o meno della notizia, ha creato opinioni pubbliche polarizzate e militarizzate che assorbono le informazioni come dottrina acritica. Ma da New York a Boston, da Wichita a Seattle, dai falsi allarmi nazionali sui flussi migratori al confine col Messico, agli incendi delle chiese battiste in Lousiana, continuano a essere i professionisti dei ‘vecchi’ giornali a raccontare quel che davvero succede. L’opinione pubblica americana di loro si fida.

E, di fronte alla velocità dei tweet, oggi sono i team di reporter a ottenere i risultati migliori. Le fake news e i social distorti hanno finito col creare uno spirito di squadra straordinario nelle redazioni delle testate Usa. E sempre più spesso è la grande firma che si associa al giovane reporter per completare un’inchiesta o un reportage e renderli equilibrati, autorevoli, e senza sconti. La ‘scuola americana’ dei nuovi "nemici del popolo", come Trump definisce i giornalisti che si battono contro le fake news, diventerà presto un modello anche per l’Europa? C’è da sperarlo.