Football americano: Jon Gruden si dimette, scoperte mail razziste e omofobe

Scandalo negli Usa per le frasi di Jon Gruden, allenatore con contratto da 100 milioni di dollari per 10 anni. Nelle conversazioni attacchi omofobi e misogini. Nei suoi Raiders gioca l’unico omosessuale dichiarato della Nfl

Jon Gruden, 58 anni

Jon Gruden, 58 anni

Placcato dalle rivelazioni su una serie di email razziste, omofobe e misogine, il coach della squadra di football californiana dei Raiders, Jon Gruden, si è dimesso, riaccendendo i riflettori su un ambiente sportivo maschilista e pieno di pregiudizi. "Mi sono dimesso dal mio incarico di allenatore principale dei Raiders di Las Vegas. Li adoro e non voglio essere fonte di distrazione... Non ho mai voluto ferire nessuno", ha scritto Gruden sull’account Twitter del team, che era tornato ad allenare nel 2018 con un contratto decennale da 100 milioni di dollari, uno dei più ricchi nella storia della Lega, dopo aver vinto nel 2003 un Super Bowl come coach dei Tampa Bay Buccaneers.

Il proprietario della squadra, Mark Davis, ha accettato le dimissioni del coach, che ora sarà sostituito dal suo vice Rich Bisaccia. La svolta è arrivata dopo una serie di rivelazioni giornalistiche su un lungo scambio di email dal 2011 al 2018 tra Gruden, all’epoca analista della tv sportiva Espn, e l’allora presidente del Washington Football Team Bruce Allen.

Corrispondenza proveniente da un’inchiesta separata che non riguarda direttamente l’allenatore ma che contiene espressioni offensive contro alcuni dirigenti sportivi, il crescente impiego degli arbitri donna, il reclutamento di giocatori gay, la tolleranza verso i giocatori che si inginocchiano durante l’inno nazionale contro le discriminazioni razziali.

Il primo a impallinare Gruden è stato il Wall Street Journal, denunciando che aveva usato un paragone razzista riferendosi al capo del sindacato dei giocatori, DeMaurice Smith: "Ha le labbra grandi come pneumatici Michelin", scrisse, evocando le immagini a lungo usate nelle caricature contro gli afroamericani. La Nfl ha condannato l’email come "scioccante, ripugnante e contraria ai valori della Lega" e lo stesso Gruden si è pubblicamente "vergognato" del suo linguaggio assicurando di non avere "un filo di razzismo". Ma lunedì il New York Times ha pubblicato una serie più ampia di email confermando che non si trattava di una singola scivolata.

Il coach definisce il commissario della Lega Roger Goodell un "finocchio" e lo attacca per i suoi sforzi di ridurre i traumi cranici e per le sue pressioni all’allora allenatore dei Rams, Jeff Fisher, per ingaggiare "froci": un riferimento a Michael Sam, scelto al draft del 2014 dai Los Angeles Rams ma mai utilizzato nella stagione. Gruden se la prende anche con Carl Nassib, primo giocatore a dichiararsi omosessuale e unico gay attualmente in Nfl, proprio tra le fila dei Raiders. E chiede il licenziamento di Eric Reid, che si era inginocchiato al suono dell’inno Usa per protestare contro le iniquità razziali. Il commento forse più calzante l’ha fatto Smith, dopo che Gruden lo ha contattato per scusarsi: "La notizia non è quello che ci siamo detti nella nostra conversazione privata ma quello che viene detto da persone che non hanno mai pensato di essere smascherate".