
Un trader al lavoro a Wall Street, New York
"A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca", diceva Andreotti. E la frase, diventata ormai proverbiale, fotografa bene quello che è avvenuto in una manciata di ore a partire dalle 9 e 37 di mercoledì mattina quando, sul suo profilo social, Donald Trump ha scritto un messaggio che era un invito esplicito: "Questo è un ottimo momento per comprare!!!". Tradotto: correte in Borsa ad acquistare titoli. Tutto bene, se non fosse che dopo pochi minuti è arrivata la notizia della sospensione dei dazi reciproci, che ha fatto letteralmente volare Wall Street con un balzo che, a fine giornata, è arrivato al 9%. Guadagni record che hanno sollevato più di un sospetto sull’ipotesi di insider trading. Fino a ipotizzare che dietro l’altalena di annunci e retromarce sui dazi ci fosse, fin dall’inizio, un grande complotto della finanza, con l’accordo tacito di Trump. La solita tesi dei complottisti americani o c’è dell’altro?
In realtà, i Democratici del Congresso USA hanno fatto un passo avanti, chiedendo di indagare sull’amministrazione del neopresidente. Per il senatore dem Adam Schiff, "la domanda è: chi sapeva cosa avrebbe fatto il presidente? E le persone attorno al presidente commerciavano azioni sapendo dell’incredibile oscillazione che il mercato stava per attraversare?". C’è poi un altro elemento sospetto: "Le monete con meme familiari e tutto il resto non sono escluse dall’ipotesi di un arricchimento personale". Un’allusione alle criptovalute lanciate dal presidente e dalla first lady Melania alla vigilia dell’insediamento alla Casa Bianca, lo scorso gennaio.
Fatto sta che, in quelle poche ore del "rimbalzone" di Wall Street, chi aveva investito cento dollari sulle azioni di Elon Musk, Nvidia, United Airlines e Apple ha visto il suo capitale crescere fino a quota 234 dollari, con un incremento stratosferico. Chi invece aveva un fondo indicizzato all’andamento dell’S&P 500 ha potuto contare, a fine giornata, su un profitto dell’8,7%. Meglio ancora è andata a chi ha puntato sul Nasdaq, attratto dai titoli tecnologici. Tutto troppo facile, dopo giorni e giorni in cui Wall Street ha bruciato migliaia di miliardi di dollari di controvalore.
Ma non basta. A sollevare ulteriori sospetti c’è anche quella sigla "Djt" che concludeva il messaggio, un acronimo che porta diritto alle azioni di Trump Media & Technology Group, l’azienda proprietaria del social Truth, controllata al 53% proprio dalla famiglia del presidente americano e che in poche ore ha guadagnato oltre il 17,2%. Resta da capire se il post del presidente sia stato ispirato solo dalla generica volontà di incoraggiare i cittadini a scommettere sui titoli USA o se invece ci sia dell’altro. Ufficialmente, infatti, la retromarcia sui dazi sarebbe stata motivata dagli effetti delle tariffe sui mercati finanziari e sui titoli pubblici americani.
Il caso insider trading è arrivato anche in Italia, con il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che taglia corto: "Speriamo che nessuno abbia speculato sui mercati, perché se qualcuno impone dazi e poi li toglie, può darsi che qualcun altro, conoscendo queste notizie, compri nel momento del ribasso e poi realizzi un ingiusto profitto quando le quotazioni, inevitabilmente, risalgono. Occorre accendere un faro anche sulle possibili speculazioni, perché chi ha delle informazioni o addirittura può determinarle gode di un vantaggio che non può utilizzare in maniera impropria".