Giovedì 18 Aprile 2024

Quel male misterioso dei diplomatici. È la guerra fredda con le microonde

I primi casi a Cuba: gli ambasciatori americani denunciavano attacchi acustici. Ora è successo anche a Vienna. Il bersaglio è il cervelletto, l’obiettivo sono le informazioni. È la nuova frontiera tecnologica dello spionaggio

L'ingresso di un'ambasciata Usa con i limiti d'accesso

L'ingresso di un'ambasciata Usa con i limiti d'accesso

Una volta le spie venivano dal freddo. Ora forse dal caldo. Una volta per freddo s’intendeva il comunismo sovietico. Ora il caldo è quello del comunismo caraibico. E non a caso la nuova guerra silenziosa, anonima, destabilizzante che, come la prima, ha per teatro le ambasciate e per vittime designate i diplomatici, è stata battezzata "sindrome dell’Avana".

Perchè dell’Avana? Perché i primi casi furono registrati nella capitale del relitto castrista. Era l’autunno 2016. Obama aveva riallacciato le relazioni diplomatiche nell’illusione di incoraggiare le "aperture" del regime liberticida. Dopo qualche mese, una dozzina di funzionari dell’ambasciata americana accusarono vertigini, mal di testa, nausea, ansietà, difficoltà di concentrazione e di memoria. Stessa cosa all’ambasciata canadese. Sintomi duraturi. In alcuni casi debilitanti, permanenti al punto da portare a handicap cronici.

Che cosa e chi ne era responsabile? Ovviamente non la casualità. Al Dipartimento di Stato qualcuno andò a rileggersi John Le Carré in cerca di ispirazione. E azzardò la tesi dell’attacco sonico o acustico. Più accurato lo studio delle National Academies of Sciences, Engineering and Medicine per le quali l’origine di quei sintomi andava attribuita a "dirette energie pulsate da frequenze radio (RF)". In altri termini microonde. Da un altro studio della Pennsylvania University emergeva che in una quarantina di diplomatici il cervello aveva accusato danni neurologici e una diminuzione del 5 per cento della massa bianca. Queste indagini risalgono a tre anni fa. Da allora gli attacchi con le presunte microonde si sono estesi alle ambasciate americane nella Cina comunista, in Russia, Polonia, Georgia, Taiwan. E più recentemente a Vienna.

Molti casi. Troppi. Al punto che persino un’amministrazione di colombe come quella di Biden interviene con fermezza. Mobilita la mitica Cia. Il suo direttore William Burns crea una task force e vi mette alla testa l’uomo che a suo tempo trovò il nascondiglio pachistano di Osama Bin Laden. Grazie a lui il capo di Al Qaeda, responsabile degli attentati del 2001, fu sorpreso nel sonno dal Seal team sbarcato dagli elicotteri.

Antony Blinken, segretario di Stato, trascura l’abituale prudenza e afferma che si tratta di una questione di sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti non rimarranno con le mani in mano mentre i suoi diplomatici all’estero sono il bersaglio di "attacchi diretti".

Le ambasciate e le residenze si trasformano in fortini tecnologici. E intanto il Senato vara una legge dal titolo indicativo: difesa degli americani vittime di attacchi neurologici (Avana). Come si vede, la nuova guerra fredda si annuncia pericolosa quanto e forse più della prima. Nemmeno Le Carré l’avrebbe immaginato. Cambiano i metodi di lotta. Non più le imboscate, i silenziatori, gli ombrelli bulgari avvelenati, le luci dell’ovest e le tenebre dell’est. Ma "energie mirate" di fonte elettronica.

O addirittura armi biologiche, come quelle che da anni vengono studiate nello stesso laboratorio di Wuhan, da dove pare sia partito il virus maledetto. Il New Yorker cita fonti dei servizi segreti: il GRU russo avrebbe già sperimentato bombardamenti di microonde su funzionari federali, nella stessa Washington. Scopo: rubare dati dai loro computer e telefoni cellulari. E quanto alle microonde il bersaglio è il cervelletto, secondo la Pennsylvania University. È il cervelletto che controlla l’equilibrio e la coordinazione dei movimenti. Poveri diplomatici!