Mercoledì 24 Aprile 2024

Qatar, lo sport come arma di distrazione. L’analista: vince la legge del dollaro

Giorgio Coluccia e il saggio-denuncia 'Calcio di Stato': così chi viola i diritti cerca di ripulirsi la reputazione. "Ma non è solo il Qatar: anche Arabia Saudita ed Emirati hanno piani precisi per sfruttare i grandi eventi"

Roma, 11 dicembre 2022 - Le luci sfavillanti degli stadi climatizzati, il look dei centri urbani che sembrano più finti che veri tanto sono perfetti, il tam tam mediatico che rimbalza nel globo non hanno spazzato via le ombre che pesano sul Qatar, soprattutto per l’aspetto dei diritti umani. Tutto perfettamente in linea con i ricchi e sempre più invadenti sul piano economico Paesi del Golfo che si allargano ovunque. Anche con lo sport. Qatar docet, il Qatar insegna. I giornalisti Giorgio Coluccia e Federico Giustini hanno condensato questo scenario in un saggio dal titolo Calcio di Stato.

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Nella foto d’archivio, una protesta contro l’assegnazione della Coppa del Mondo di calcio
Nella foto d’archivio, una protesta contro l’assegnazione della Coppa del Mondo di calcio

Coluccia, che cos’è lo sportwashing? "Abbiamo condensato in questa parola, coniata nel 2015 negli Stati Uniti, il tentativo ora del Qatar, ma anche di altri Stati arabi, di migliorare la propria immagine con grandi eventi sportivi. Così si mascherano le violazioni dei diritti civili e umani agli occhi del mondo".

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Manovra solo qatariota? "Tutt’altro. Nel libro ne parla anche Rebecca Vincent, un’attivista che col suo team aveva analizzato questo fenomeno in occasione degli European Games in Azerbaijan. Ne hanno fatto uso anche la Cina con le Olimpiadi e il Kazakhstan col ciclismo. Lo sport lava i peccati".

I Paesi del Golfo premono. "Hanno immense disponibilità economiche e le usano. Il Qatar si aggiudica gli inusuali mondiali giocati d’inverno, compra il Paris Saint-Germain, l’Arabia Saudita il Newcastle, gli Emirati arabi il Manchester United".

E puntano sui grandi eventi. "Ovvio, attirano l’attenzione e nascondono i problemi. Il Qatar ha già avuto i mondiali di ciclismo nel nel 2016, i mondiali di atletica nel 2019 e nel 2024 organizzerà i mondiali di nuoto. Da due stagioni la Formula uno è sbarcata nei Paesi arabi".

Il caso dell’ex parlamentare Antonio Panzeri arrestato con famiglia al seguito per presunte tangenti dal Qatar si inquadra in questo scenario? "Sì, senza ombra di dubbio dal punto di vista geopolitico. Pare un’operazione lobbistica inserita nell’ottica di parlare bene di quello Stato in occasione dei mondiali. Il ragionamento fila. Poi la magistratura valuterà se ci sono illeciti penali. Il Qatar fa di tutto per accreditarsi in Europa. E non bada a spese per rinforzare i rapporti economici".

I grandi show sportivi possono davvero annacquare l’attenzione sui diritti umani? "In buona parte sì. È un’arma di distrazione. Sono arrivati tifosi da ogni parte del mondo, la Fifa difende il Qatar. Lo sportwashing funziona. Infatti Qatar e Arabia Saudita insieme puntano alle Olimpiadi del 2036. Però non dimentichiamo che nei cantieri dei Mondiali pare siano morti 6.500 operai".

Chi osa e fa pressioni vince. "Beh, direi che vince la legge del dollaro. Che è poi l’ipotesi dell’inchiesta sull’ex parlamentare europeo e della magistratura svizzera su presunti valzer di denaro per convincere la Francia e l’Uefa a dirottare i mondiali in Qatar. Gli Usa sono stati risarciti con l’edizione 2026 e la Fifa a fine quadriennio avrà incassato 7 miliardi".

È vero che Doha paga decine di influencer per una campagna sui social? "Certo e ha fatto di più. Ha ingaggiato tifosi finti per le squadre ospitate e ha creato dei troll, profili quindi orientati, da usare su Twitter".

Il mondiale sarà un volano per altri progetti analoghi? "Emirati Arabi, Arabia Saudita hanno piani precisi già elaborati per sviluppare turismo, energie rinnovabili e portare a casa loro grandi eventi. Poi acquisteranno altri club calcistici. Il Qatar ha acquisito anche una quota del Braga, in Portogallo".

Col Psg, Doha ci ha rimesso? "Probabile. Sono risorse infinite che vengono utilizzate per il branding . Non è necessario che tutto questo denaro torni in cassa".