Qatar, i tanti milioni per l'Europa e l'Italia. Quegli investimenti per le moschee

Il piccolo Stato da anni usa il denaro per accreditarsi verso diversi tipi di interlocutori nel mondo occidentale

I numeri sul finanziamento delle moschee in Italia

I numeri sul finanziamento delle moschee in Italia

Roma, 23 dicembre 2022 - Milioni di dollari che lubrificano i meccanismi del consenso all’estero, come l’olio gli ingranaggi di una macchina particolarmente complessa. Il Qatar da anni usa i soldi per accreditarsi verso diversi tipi di interlocutori, finanziando progetti religiosi, ma non solo. Il tutto in nome della carità e del progresso.

Un’attività necessaria per un piccolo Stato di appena 2,6 milioni di abitanti, immensamente ricco e con difficoltà di relazioni con la maggior parte dei suoi vicini, in primo luogo l’Arabia Saudita. Ci sono molte cose che non si possono comprare. Il consenso non è sempre fra queste. Doha lo ha capito molto presto e ha iniziato a finanziare all’estero strutture, eventi e associazioni legate all’ambito sportivo, immobiliare, universitario e dell’informazione.

Non è un caso che Al-Jazeera, una delle emittenti di riferimento del mondo arabo, batta proprio bandiera qatariota. C’è poi un asset sul quale il Qatar, anche tramite la Turchia, che rappresenta un partner molto importante per l’emirato, ha puntano molto per consolidare il suo soft power all’estero: la religione. Si calcola che Doha abbia finanziato la costruzione di 140 luoghi di culto solo in Europa, per un totale di 71 milioni di euro di investimento. Un particolare di non poco conto, perché chi paga, sceglie anche chi quei luoghi di culto li gestisce, con relativi predicatori in moschea e la scelta dell’emirato è ricaduta, con poca fantasia, sempre sui Fratelli Musulmani, organizzazione complessa, con una sua precisa idea di Islam politico, ovviamente di matrice sunnita. La lente di ingrandimento si posiziona sulla Qatari Charity Fundation, una ong nata nel 1992 e finanziata direttamente dalla famiglia reale, che nel 2020 è stata oggetto di un libro inchiesta scritto dai giornalisti francesi Christian Chesnot e George Malbrunot, che ha svelato come, da anni, l’emirato foraggi la Fratellanza Musulmana in tutta Europa, con un occhio particolare all’Italia.

La moschea di Bergamo. La Qatari Charity Fundation ne ha finanziato la costruzione
La moschea di Bergamo. La Qatari Charity Fundation ne ha finanziato la costruzione

Stando al sito ufficiale, la ong dice di essere attiva in 60 Paesi e di aver completato fino a questo momento oltre 12mila progetti. Nel Bel Paese, Doha è particolarmente attiva da una quindicina di anni, con un investimento di circa 30 milioni di euro, che però non è stato utilizzato solo per la costruzione di edifici di soldi. Il Qatar i soldi è bravissimo non solo a donarli, ma anche a farli girare. Per questo, tramite il Qatari Investment Fund, è stato autore di acquisizioni nel campo immobiliare particolarmente strategiche come l’Hotel Gallia, albergo a 5 stelle a Milano, il Gritti Palace a Venezia, il St. Regis a Roma il Four Seasons Hotel a Firenze.

Poi c’è chi è arrivato a fare del bene. La Qatari Charity Fundation ha finanziato la costruzione della maxi moschea di Bergamo, per la modica cifra di 5 milioni di euro, su cui pesano accuse di irregolarità nel ricevimento dei fonti. C’è poi la moschea di Ravenna, che alla ong è costata ‘solo’ 800mila euro e che viene tenuta d’occhio, perché frequentata da elementi probabilmente vicini allo Stato Islamico. L’imam di Firenze, Izzedin Elzir, corre ai ripari e parla di fondi "tracciati e trasparenti". "Non abbiamo preso mazzette come qualcun altro" ha dichiarato, con evidentemente riferimento al Qatargate. Analisti internazionali sostengono che con il tempo l’impegno di Doha nei confronti dei Fratelli Musulmani sia diminuito, anche per non avere problemi con l’Arabia Saudita. Ma rimane il fatto che la politica di soft power del Qatar lo ha portato sempre di più a rappresentare un punto di riferimento per milioni di persone in Europa. Con le relative conseguenze.