Putin rafforza l’asse con la Cina e adesso minaccia la Moldavia

Il presidente russo revoca il decreto che riconosceva l’ex repubblica sovietica. Vertice col capo della diplomazia cinese e bagno di folla al concerto "patriottico"

Un anno dopo, Mosca è ancora prigioniera della logica della guerra e del mito della vittoria. Si rafforza con la visita dell’inviato cinese Wang Yi l’asse tra Mosca e Pechino, di conseguenza tramonta la possibilità che un piano di pace cinese possa essere equo e indipendente e quindi accettato dall’Ucraina. E Vladimir Putin ne è soddisfatto. Davanti ad alcune decine di migliaia di supporter convocati allo stadio Luzhniki di Mosca – protetto da una batteria di missili antiaerei Pantsir 2, si sa mai – il presidente russo dice che "in questo momento è in corso una battaglia sulle nostre frontiere storiche per il nostro popolo" e chiama i russi alla battaglia perché "oggi, difendendo i nostri interessi, tutti i russi possono essere considerati difensori della patria. E quando siamo insieme noi non abbiamo uguali, La forza è nell’unità".

Vladimir Putin
Vladimir Putin

Lo zar non ha significativamente alzato la posta nel discorso di martedì, ma l’intenzione è mantenere alto il livello di minaccia sull’Occidente, sperando che il mondo si impaurisca. Sinora non è successo, anzi, ma al Cremlino non perdono la speranza. In questo senso va letta la decisione di sospendere la partecipazione al trattato sule armi nucleari strategiche Start (in realtà già in un cul de sac come ritorsione russa dopo che gli Stati Uniti avevano risolutamente appoggiato l’Ucraina) e – mossa nuova di zecca – le linee guida della politica estera russa contenute in un decreto del 2012 che sollecitava lo sviluppo di buone relazioni con Usa, Ue e Nato, e prometteva di collaborare alla soluzione del problema della Trasnistria – l’autoproclamata repubblica filorussa parte della Moldavia – "nel rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale della Moldavia". Adesso Mosca, che a suo tempo promise di proteggere l’integrità territoriale dell’Ucraina, replica il voltafaccia e cancella le premesse sulla Moldavia.

Dopo le notizie di piani per un presunto golpe filorusso e il cambio di governo a Chisinau, la Moldavia trema. Ma il realtà un attacco russo è improbabile e non solo per le assicurazioni di protezione fornite dal presidente Biden a Sandu in un incontro a Varsavia, l’altroieri. In Trasnistria la Russia ha solo 1.500 soldati, che sarebbero facilmente sopraffatti dagli ucraini e dai moldavi, e per raggiungere quel Paese i russi dovrebbe conquistare 360 chilometri di terreno, Odessa inclusa. Certo sono possibili bombardamenti o un tentativo di golpe, la possibilità di prendere il Paese è praticamente zero. Ma la minaccia serve a far pressione.

Nel frattempo il Cremlino stringe i legami con Pechino. Ieri Lavrov e Putin si sono incontrati con Wang Yi, il capo della diplomazia del Partito comunista cinese inviato a Mosca dal presidente Xi Jinping per discutere di una proposta di mediazione sul conflitto ucraino. Proposta che è rimasta sullo sfondo rispetto al tema vero: la conferma dell’intesa strategica tra Mosca e Pechino.

"Il ministro Lavrov e il capo della diplomazia cinese Wang Yi non hanno discusso di un piano di pace cinese per risolvere il conflitto sull’Ucraina, ma Pechino ha presentato le sue opinioni sugli approcci a una soluzione politica in Ucraina" ha fatto sapere la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Come dire, acqua fresca anche se da parte sua Wang Yi ha detto che "la Cina continuerà a svolgere un ruolo costruttivo nella risoluzione politica della crisi in Ucraina".

Nel frattempo Pechino "apprezza la disponibilità della Russia a risolvere il conflitto ucraino attraverso i negoziati". Ma il piano di pace – che prevederebbe il rispetto formale dell’integrità territoriale dell’Ucraina, un cessate il fuoco sulle posizioni attuali, l’interruzione delle consegne di armi a Kiev e la tutela delle garanzie di sicurezza della Russia – resta nel cassetto, perchè evidentemente la disponibilità russa a negoziati è tale solo fino a che si rispettino le condizioni del Cremlino. In compenso, Putin ha detto di attendere la visita a Mosca di Xi, e Russia e Cina hanno ribadito l’intenzione di sviluppare la loro cooperazione strategica con l’obiettivo di costruire "un mondo multipolare in opposizione a ogni forma di comportamento unilaterale e prepotente". Come dire, contro l’Occidente.

La resistenza ucraina - Un altro giorno, il podcast di Marcella Cocchi