Ucraina: quattro ipotesi di come Putin potrebbe fermare le armi dell'Occidente a Kiev

Il generale Leonardo Tricarico analizza gli scenari più realistici. I più probabili sono attacchi non appena i carichi arrivano in Ucraina o l'utilizzo della "guerra asimmetrica"

Roma, 16 aprile 2022 - Attacchi sul suolo ucraino. O attacchi asimmetrici. Sono queste  le due ipotesi più realistiche a disposizione dei russi per cercare di fermare il flusso di armi verso Kiev, o per “punire“ l’Occidente per il suo aiuto all’Ucraina. Così il generale Leonardo Tricarico, pilota di caccia e già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, che ha analizzato gli scenari in mano al Cremlino. Queste le sue risposte.

Il presidente russo Putin incontra il bielorusso Lukashenko (Ansa)
Il presidente russo Putin incontra il bielorusso Lukashenko (Ansa)

Attacco in Ucraina

"L’attacco ai convogli di armi una volta i carichi giungono in Ucraina – osserva il generale Tricarico – è allo stato decisamente l’ipotesi più probabile, ma la sua implementazione è tutt’altro che facile. Il punto essenziale è avere adeguate informazioni di intelligence sulla partenza dei carichi, che ragionevolmente saranno suddivisi e camuffati, almeno per le munizioni e le armi leggere. I russi – se con adeguate informazioni di intelligence – potrebbero mantenere in volo dei droni e attaccare i convogli, o eventualmente far partire dei cacciabombardieri magari dalla Bielorussia. O far agire gruppi di sabotatori. Vedo meno probabile un attacco missilistico, a meno di carichi molto significativi come sistemi missilistici terra/aria o parecchi carri armati. Il problema è che se gli aerei volano bassi è più complesso centrare l’obiettivo e si è più esposti a missili tipo stinger, se volano alti possono colpire con munizioni guidate di precisione, peraltro poco usate dai russi in questa guerra, ma sono esposti a sistemi missilistici più potenti o all’intercettazione da parte dei residui caccia ucraini. I russi possono anche, se hanno informazioni non eccessivamente precise, designare delle 'kill boxes' aree dove è legittimo colpire chi transita in una certa zona e in un certo arco temporale e poi far partire gi aerei o i droni. In ogni caso non è facile. Ovviamente è possibile anche colpire il deposito di arrivo. Ma il problema è lo stesso di prima: bisogna sapere dove si trova. Quindi serve l’intelligence". 

Attacco in Paesi Nato

"È sicuramente più facile per i russi avere informazioni di intelligece sulla presenza di carichi in partenza dalle basi Nato vicine al confine ucraino. E averne anche conferme satellitari. Il target potrebbe essere colpito e distrutto con aerei, droni o missili. Ma il problema è che in questo modo i russi si esporrebbero alla ritorsione Nato, dato che il paese colpito invocherebbe l’articolo 5 del Trattato atlantico, con conseguente rischio concreto e, direi, certezza di ritorsione dell’Alleanza. Ovviamente è da vedere che ritorsione, la decisione sarebbe innanzitutto a livello poltico, ma una riposta sarebbe inevitabile, anche se è improponibile una no fly zone che richiederebbe centinaia di velivoli Nato. Comunque una risposta ci sarebbe, e proprio per questo un attacco su basi Nato lo ritengo improbabile. I russi non correrranno il rischio di una escalation verso le armi di distruzione di massa".

Attacchi asimmetrici

"Ipotesi concreta e realistica. I russi hanno grandi competenze di cyberwarfare (guerra cibernetica) e sinora le hanno applicate con un certa misura. Potrebbero attuare una ritorsione cibernetica molto pesante, ad esempio sulle reti di trasporto dell’elettricità, le reti dei sistemi finanziari, le comunicazioni cellulari, le dosali di trasporto dati, le infrastrutture di cloud, i sistemi di assistenza al traffico aereo e ferroviario. Ovviamente così si esporrebbero ad azioni uguali e contrarie. Come pura speculazione potrebbero poi effettuare, con gruppi di sabotatori, attacchi in occidente, su infrastrutture, basi, o altro, magari simulando attacchi terroristici per evitare che venga invocato l’articolo 5. È possibile. Ma è materiale da servizi segreti e al momento non ci sono elementi per avvallare o negare questa ipotesi". 

Uso armi di distruzione di massa

"È improbabile che i russi usino armi di distruzione di massa per rispondere al semplice invio di armi. Solo se Putin vedesse le sue forze sconfitte platealmente sul campo e si sentisse in un vicolo cieco potrebbe usare armi chimiche o, peggio, nucleari. Nel caso, che mi auguro non si verifichi mai, i russi hanno ampia scelta di armi nucleari tattiche e a basso potenziale, lanciabili sia da aerei, che con missili o artiglieria. Mi auguro e credo che non ci si arrivi, anche se l’ipotesi non può essere esclusa. Ma non in risposta all’invio di carichi di armi".

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