La rivolta contro Putin: "Mosca una polveriera. Colpo di Stato possibile"

Parla Sergei Guriev, il prof di economia oppositore dello zar, da nove anni in esilio a Parigi

Roma, 23 settembre 2022 - "Il vento spira impetuoso. Vediamo proteste senza precedenti, le manifestazioni sono diffuse in tutte le grandi città della Russia, la gente scende in piazza rischiandola propria libertà e in qualche caso anche la propria vita. A questi vanno aggiunti tutto coloro che lasciano o lasceranno la Russia per evitare la coscrizione obbligatoria. Il clima sta cambiando. E per Putin sono tempi complicati, anche perché pure nel palazzo del potere russo c’è chi in silenzio si interroga sulla sua leadership". Così Sergei Guriev, professore di Economia all’Instituts d’études politiques di Parigi, dal 2013 in esilio in Francia.

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Sergei Guriev, 50 anni, da nove anni in esilio a Parigi
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I russi stanno abbandonando Putin?

"I cittadini russi erano disponibili ad appoggiare questa guerra fino che era fatta da altri, ma adesso che entra nelle loro case e gli chiede di arruolarsi e combattere, non la vogliono più. Putin ha provato a trovare altri mercenari ma senza successo. Per questo ha fatto qualcosa che non voleva fare: decidere la coscrizione obbligatoria, pur sapendo che eroderà ulteriormente il proprio consenso".

Dalla prigione Navalny ha chiesto ai cittadini russi di protestare in ogni modo.

"Molti seguiranno il suo invito, altri tenteranno di corrompere qualcuno per evitare la mobilitazione, altri ancora si rassegneranno e andranno a combattere. Ma oggi in Russia nessuno può pensare di chiamarsi fuori".

Putin ha deciso la mobilitazione per conquistare almeno il Donbass e poi fermarsi, tentando quindi di scambiare gli altri territori controllati dalle sue truppe con l’ok a tenersi la Crimea e il Donbass?

"Putin cerca di guadagnare tempo, spera che questo inverno sarà così duro per gli europei che alcuni governi decidano di bloccare le sanzioni, spera che in qualche Paese, Italia inclusa, i governi gli siano più amici".

E se le sanzioni resteranno e l’Ucraina resisterà?

"Una volta che Putin vedrà che l’Europa è sopravvissuta all’inverno e il fronte contro di lui non si è indebolito, Putin dovrà fare qualcosa, forse provare a trattare. Ma per ora, tirerà dritto".

I referendum sono un modo per giustificare l’uso di armi nucleari tattiche?

"Non credo proprio. Gli ucraini hanno già colpito la Crimea, che la Russia ritiene sia sua territorio, hanno colpito la regione di Belgorod. E nulla è successo. Perché dovrebbero usare armi nucleari se gli ucraini avanzano nel Donbass o a Kherson? È molto improbabile anche perché la Russia è vicina e gli effetti di una esplosione nucleare si sentirebbero anche in Russia. No, non credo che Putin farà questo errore".

Quanto realistica è la possibilità di un colpo di Stato che rimuova Putin?

"Non è chiaro fino a che non succede. È difficile prevederlo perché se potessimo prevederlo potrebbe farlo anche Putin, e schiaccerebbe senza pietà il tentativo. Ma la possibilità di un colpo di Stato è realistica. Non subito, ma diciamo che è una questione di tempo".

Chi potrebbe farlo?

"Due gruppi, opposti. Gli ultra nazionalisti che vogliono una guerra aperta per distruggere l’Ucraina con ogni mezzo e, di contro, chi ha perso i propri affari e vuole rimuovere le sanzioni. Non sappiano se e chi, ma la Russia è piena di persone insoddisfatte"