
Il prof usa l'AI per preparare il corso, studentessa chiede indietro i soldi all'università (foto di repertorio)
New York – 16 maggio 2025 – Per gli studenti l’uso dell’intelligenza artificiale è bandito, soprattutto in fase di esame o nelle stesura della tesi di laurea, ma cosa succede se ad avvalersi dell’AI sono i professori? Sta facendo discutere negli Stati Uniti il caso di Ella Stapleton, studentessa della prestigiosa Northeastern University, università privata di Boston, Massachusetts, che ha preteso dal college un risarcimento dopo aver scoperto che il suo docente aveva preparato gli appunti del corso servendosi di ChatGpt. Ne ha parlato ieri il New York Times.
Febbraio 2025: Stapleton è all’ultimo anno della NU. Sta rileggendo il materiale fornito dal suo professore di economia quando qualcosa cattura la sua attenzione. A metà del documento relativo a una lezione sui “modelli di leadership”, nota dei passaggi che hanno tutta l’aria di essere istruzioni chieste al software di intelligenza artificiale. “Approfondire tutti gli aspetti. Essere più dettagliati e specifici”.
A quel punto la studentessa decide di indagare. Passa in rassegna le slide e riscontra altri segni inequivocabili dell’uso dell’AI, tra cui elenca “testo distorto, foto di persone con parti del corpo estranee, errori di ortografia macroscopici”.
La cosa non le va giù: “Perché noi non possiamo farlo e lui sì?”. Visti i costi del corso, obbligatorio, che proibisce agli studenti esplicitamente l’uso di strumenti “accademicamente disonesti” come le chatbot, decide di chiedere il rimborso dei soldi versati per l’iscrizione: 8mila dollari per l’intero semestre. E fa un reclamo formale.
Viene chiamata dall’Università per un colloquio, anzi più di uno, alla fine la sua richiesta viene respinta. E’ maggio ormai, e Ella si è appena laureata.
Il New York Times intervista anche il professore, che naturalmente è stato convocato a sua volta dall’Università per dire la sua. Rick Arrowood, insegnante a contratto, con un’esperienza di vent’anni, ha riconosciuto di aver usato l’intelligenza artificiale. Non solo ChatGpt ma anche, il motore di ricerca Perplexity e un generatore di presentazioni, chiamato Gamma. Ammette che quel materiale, che all’inizio sembrava perfetto, lui lo avrebbe dovuto controllare “più attentamente”. Aggiungendo: “Sono felice se qualcuno può imparare dal mio caso”.
La Northeastern University “contempla l'uso dell'intelligenza artificiale per migliorare tutti gli aspetti della sua didattica, ricerca e operatività – ha dichiarato Renata Nyul, vice-responsabile delle comunicazioni dell’istituto, interpellata da Fortune –. L'università fornisce numerose risorse per supportare l'uso appropriato dell'IA e continua ad aggiornare e applicare le politiche in merito”.