Mercoledì 24 Aprile 2024

Polonia, i gay contro l'arcivescovo di Cracovia: "Ci offende, si dimetta"

In centinaia hanno manifestato sotto l'ambasciata vaticana di Varsavia. Il presule ha definito "peste arcobaleno" il movimento Lgbt. Attacchi anche contro il Gay Pride

L'arcivescovo di Cracovia, Marek Jedraszewski

L'arcivescovo di Cracovia, Marek Jedraszewski

Varsavia, 8 agosto 2019 - Valanga arcobaleno sull’arcivescovo di Cracovia. Centinaia di manifestanti Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali), insieme con esponenti del mondo cattolico progressista, hanno protestato a Varsavia sotto la sede della nunziatura apostolica (l’ambasciata vaticana) per chiedere le dimissioni di monsignor Marek Jedraszewski. È la prima volta che nel Paese ex comunista si consuma una manifestazione di questo tipo. Il presule, da due anni alla guida dell'arcidiocesi di Cracovia, retta in precedenza dal segretario di Giovanni Paolo II, il cardinale Stanislaw Dziwisz, e ancor prima dallo stesso futuro Papa e santo, è sotto attacco dopo aver definito “peste arcobaleno” il movimento omosessuale.

Lo ha fatto nell'omelia, pronunciata il primo agosto scorso, per i 75 anni dalla rivolta di Varsavia. Questo il passaggio che ha acceso la miccia delle proteste: “La peste rossa (comunismo, ndr) non corre più sulla nostra terra, ma ne è emersa una nuova, neo-marxista, che vuole impadronirsi delle nostre anime, dei nostri cuori e delle nostre menti. Una piaga che non è rossa, ma arcobaleno”. Non domo, Jedraszewski ha quindi ammonito "chiunque promuova o difenda l’ideologia Lgbt", perché "nega la dignità della società, della famiglia e di valori e tradizioni della nazione, come in una nuova e ancor più minacciosa sfida bolscevica alla nostra identità”.

L'arcivescovo di Cracovia, Marek Jedraszewski
L'arcivescovo di Cracovia, Marek Jedraszewski

Ferma la condanna dei manifestanti che hanno trasmesso in diretta su Facebook il loro sit-in sotto la nunziatura, con un buon riscontro di pubblico. “Jedraszewski, è ora di iniziare la penitenza”, s'ironizzava su uno striscione. “Da uomo e da cristiano vorrei esortare l’arcivescovo: non si difende l’uomo chiamandolo ‘la peste”, sono state le parole di Ignacy Dudkiewicz, caporedattore della rivista cristiana Kontakt, uno degli organizzatori della protesta. A dargli man forte il gesuita statunitense, padre James Martin, paladino della pastorale omosessuale. “Tale linguaggio usato dall’arcivescovo di Cracovia, tali confronti incendiari, promuovono solo odio e violenza contro le persone Lgbt”, ha scritto il religioso, consultore del Dicastero vaticano per la comunicazione.per volontà di papa Francesco

La sortita di monsignor Jedraszewski s’inserisce in un momento delicato per il popolo polacco, chiamayo il prossimo 13 ottobre a rinnovare il Parlamento. La Chiesa locale, piuttosto critica verso il corso riformista impresso da Bergoglio (vedesi il nodo della Comunione ai divorziati risposati), è da tempo vicina a Diritto e Giustizia, il partito conservatore al governo nel Paese, alleato in Europa con la Lega di Matteo Salvini. Vescovi ed esecutivo si muovono all'unisono sul fronte della difesa della famiglia tradizionale. Così, mentre i primi nei mesi scorsi hanno stigmatizzato la scelta del colosso svedese Ikea di licenziare un suo dipendente, reo di aver propugnato sul posto di lavoro le sue tesi omofobe, tra queste la necessità di "mandare al rogo i gay", il leader della destra al potere non perde occasione di attaccare la comunità omosex. Come in occasione della scorsa campagna elettorale per le elezioni europee, quando Jaroslaw Kaczynski ha tuonato contro la galassia Lgbt, la teoria del gender e le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, considerate una “minaccia per l’identità, la nazione e lo Stato”. E i polacchi, stando agli ultimi sondaggi, sposano le sue posizioni: i conservatori sono dati in largo vantaggio, sopra il 40%, seguiti dalla coalizione centrista (25%) e dal centrosinistra che non riesce ad andare oltre il 10% o poco più.

In un simile contesto va da sé che l’ultima sortita anti-Lgbt, avanzata da un altro prelato, il vescovo ausiliare di Plock. Mirosław Milewski, abbia incassato più critiche all’esterno che all’interno della Polonia. Quarantotto anni, il presule lo scorso 4 agosto, a pochi giorni dall’omelia di Jedraszewski, se l'è presa con “I’ideologia Lgbt” in quanto “dannosa” e “malata”. Ma ne ha avaute per i Gay Pride, da lui liquidati quali “marce immorali” i cui partecipanti non sono altro che “persone senza Dio”. Non certo un benvenuto per chi sabato, proprio a Plock, sfilerà a favore dei diritti omosessuali, in testa i vessilli arcobaleno.