La Polonia: "Pronti a inviare carri armati in Ucraina". Così Varsavia 'sfida' gli alleati

Il governo di Morawiecki teme di diventare un obiettivo di Mosca e spinge per mandare i Leopard 2 a Kiev. E il premier avvisa la Nato: "Non è una questione di consenso, va fatto quello che adesso è necessario"

Da Paese criticato nella Ue per la sua policy sui migranti che arrivano dal Nord Africa a punto di riferimento nell’aiuto all’Ucraina. La Polonia sta combattendo una battaglia interna al club di Bruxelles perché il supporto a Kiev non venga meno e ieri ha deciso di ‘calare l’asso’. Il primo ministro di Varsavia, Mateusz Morawiecki, ha dichiarato all’emittente Polsat che è pronto a inviare carri armati Leopard 2 in Ucraina anche senza l’approvazione alla riesportazione della Germania. "Non è questione di consenso o meno – ha chiosato – faremo quello che è necessario".

Si tratta di una decisione che, se verrà presa, cambierà completamente l’assetto del conflitto. Fino a questo momento i paesi della Nato si erano rifiutati di fornire veicoli corazzati o carri armati. La Russia potrebbe quindi interpretare questo gesto come un coinvolgimento più impegnativo dell’Alleanza Atlantica nel conflitto. Ma perché Varsavia ha scelto questa linea dura? Le motivazioni sono almeno tre.

I carri armati Leopard 2, gli stessi che la Polonia vuole inviare
I carri armati Leopard 2, gli stessi che la Polonia vuole inviare

Il passato che ritorna

Occorre sottolineare che la Polonia confina sia con la Russia, per la precisione con la exclave di Kaliningrad, e la Bielorussia e teme di poter essere un obiettivo sensibile nei futuri piani di aggressione di Mosca.

Oltre a questo, se ben si nota, fin dall’inizio della cosiddetta ‘operazione militare speciale’, i Paesi che hanno fornito, in proporzione, gli aiuti più consistenti vengono o dall’ex Patto di Varsavia o dall’ex Unione Sovietica stessa. Oltre alla Polonia, infatti sono da evidenziare gli sforzi dell’Estonia e della Lituania. Segno che, in queste terre che hanno avuto la possibilità di intraprendere un cammino verso la democrazia, che ha portato al loro ingresso nella Ue e nella Nato, è scattato un meccanismo di naturale solidarietà con un Paese che aveva iniziato lo stesso percorso, ma non è stato altrettanto fortunato. Varsavia, inoltre, per motivi geografici, è un punto di passaggio fondamentale per i rifornimenti occidentali verso Kiev.

L’impegno in Ucraina

Quella fra Polonia e Ucraina è una storia di lotte e di riappacificazioni. Entrambe nate dallo smembramento dell’impero russo e dell’impero austroungarico si sono scontrate in conflitti armati nel 1918-1919. Ma rimangono culturalmente intimamente legate, tanto che, ancora oggi, la parte orientale dell’Ucraina risente dell’influenza culturale polacca e il polacco è ancora ampiamente diffuso nella provincia di Leopoli e non solo. I loro destini si dividono fra le due guerre mondiali, quando la Polonia divenne uno stato indipendente, mentre l’Ucraina fu inglobata nell’Unione Sovietica. Da quel momento la storia per le due nazioni amiche e rivali ha preso strade diverse. Ma dove Varsavia non si è dimenticata di Kiev. Crollata l’Urss, la Polonia è stata una delle maggiori sostenitrici dell’indipendenza dell’Ucraina e oggi è favorevole al suo ingresso nella Ue e nella Nato.

La ‘riabilitazione’ a Bruxelles

La Polonia al momento ospita quasi un milione e mezzo di rifugiati ucraini. Uno sforzo di solidarietà che rischia di costare caro al governo in carica, ma che permette a Varsavia non solo di riabilitarsi agli occhi della Ue, scrollandosi di dosso la fama di Paese anti migranti e pesando politicamente non solo nelle future decisioni dell’Europa in materia di sicurezza. Questo nuovo corso con Kiev è destinato, quando la guerra sarà finita, a formare un’alleanza duratura in due Paesi con secoli di relazioni alle spalle e un futuro economico comune strategico.