Giovedì 25 Aprile 2024

Plastica addio: stop a piatti, posate e cotton fioc

Bruxelles introduce norme ecologiche stringenti: divieto di vendita di stoviglie, cannucce e via dicendo. Entro il 2025 gli stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande

(Foto Ansa Epa)

(Foto Ansa Epa)

Bruxelles, 28 maggio 2018 - Addio alle cannucce, ai comodi piattini bianchi del pic nic e a mille altri prodotti di uso quotidiano ai quali siamo abituati e che troppo spesso abbandoniamo senza rispetto per l’ambiente. La Ue impone un drastico giro di vite, stop al consumo indiscriminato e alla dispersione della plastica monouso.

MESSA AL BANDO

Le autorità europee hanno messo al bando ogni tipo di stoviglie usa e getta: vassoi, forchette, coltelli, cucchiai, cucchiaini, bacchette per lo zucchero, persino le cannucce celebrate in migliaia di spot pubblicitari. Si salvano per ora i bicchieri ma prossimamente dovremo passare anche ai bicchierini di carta, in alternativa ad altri materiali ecologici, oppure riprendere la consuetudine di utilizzare contenitori di vetro, assolutamente igienici e riciclabili, e imparare a riutilizzarli più volte senza sprechi. Stop ai bastoncini di cotone fluff per le orecchie e ai supporti di plastica per i palloncini colorati. Motivo: i mari diventati una melma di plastica e sacchetti.

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RICONVERSIONE

Alcuni prodotti dovranno portare sugli imballaggi informazioni sugli effetti negativi dei rifiuti di plastica, come avviene sulle sigarette: assorbenti, salviette umidificate e palloncini. In Europa ci sono 50.000 piccole e medie imprese che producono plastica. Il nuovo presidente della loro associazione, la EuPC, Renato Zelcher, ha ricordato di recente a un convegno a Milano gli «impegni volontari» adottati dal suo settore: arrivare nel 2040 al riciclo del 70% dei rifiuti plastici da packaging e del 50% del resto. La commissaria Ue all’Industria Elzbieta Bienkowska, precisa che «non stiamo spingendo per una economia free plastic, perché non è possibile. Ma vogliamo, specialmente per quanto riguarda i prodotti monouso (come tazze, cannucce o sacchetti), che i produttori li facciamo con materiali differenti, perché è possibile».

RICICLAGGIO A RILENTO

Soltanto il 15% dei rifiuti di plastica viene riciclato nel mondo. Il 25% viene bruciato in inceneritori o termovalorizzatori. Il restante 60% va in discarica, viene bruciato all'aperto (rilasciando inquinanti e gas serra) o finisce nell'ambiente. Lo rivela un rapporto dell'Ocse sul mercato della plastica riciclata. Nell'Unione europea si ricicla il 30% in media dei rifiuti di plastica, negli Stati Uniti appena il 10%. Ma in molti paesi in via di sviluppo la raccolta e il trattamento incontrollati dei rifiuti sono ancora prevalenti. Al mondo la produzione di plastica nuova è 8 volte quella della riciclata. Il PET delle bottiglie e l'HDPE dei flaconi di detersivo sono i più riciclati (dal 19% all'85% a seconda dei paesi), mentre il polipropilene di tubi e cavi elettrici e il polistirene (meglio noto come polistirolo) sono ben poco recuperati (dall'1% al 21%). Secondo il rapporto, il flop mondiale del riciclo della plastica è dovuto al fatto che "è ancora più conveniente produrre nuova plastica che produrne di riciclata, in parte per la difficoltà di separare polimeri differenti. Inoltre, la plastica primaria può essere fatta pagare molto di più di quella riciclata, perché tende ad essere di migliore qualità. Conta anche la presenza di additivi chimici pericolosi che possono rimanere nel materiale riciclato".

INQUINAMENTO MARINO

I pesci soffocano, le branchie sono intasate dalle particelle in sospensione (marine litter). Eliche e timoni delle imbarcazioni si intoppano durante la navigazione, ingolfati dai rifiuti che galleggiano praticamente dappertutto. Siamo letteralmente sepolti da montagne di polimeri non biodegradabili. Bruxelles introduce per questo norme ecologiche stringenti: entro il 2025 gli stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, per esempio con sistemi di cauzione-deposito, oppure tornare al vetro come si faceva una volta, e comunque l'industria del packaging per come la conosciamo oggi dovrà darsi una regolata. Queste novità, insieme al divieto di vendita di stoviglie, cannucce, agitatori per bevande, bastoncini di cotone per le orecchie e bastoncini per palloncini in plastica sono le misure più ambiziose presentate oggi dalla Commissione europea, nel quadro della strategia Ue per ridurre i rifiuti plastici.

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ELENCO DI PRODOTTI PROIBITI

La Commissione europea proporrà misure diverse per affrontare il problema dei dieci tipi di rifiuti che ammorbano le acque balneabili e affiorano sulle coste e le spiagge europee. La direttiva prevede una messa fuori legge di una lunga lista di prodotti in plastica, che potranno essere sostituiti con altri di materiali diversi, meno inquinanti. La Commissione vuole poi ridurre significativamente entro 6 anni l’utilizzo di recipienti rigidi per alimenti pronti al consumo, con o senza coperchio, e di bicchieri monouso. Gli stati potranno fissare obiettivi di riduzione o imporre che tali supporti non siano offerti gratis. La direttiva impone il principio della responsabilità estesa del produttore per lo smaltimento di una serie di oggetti: contenitori per cibo rigidi o flessibili, contenitori per bevande, bicchieri, sigarette con filtro, assorbenti, salviette umidificate, palloncini, sacchetti di plastica, reti da pesca. In pratica, il produttore deve coprire il costo di raccolta, trasporto e trattamento di questi rifiuti, oltre che della pulizia delle coste e dei mari.

AMBIENTALISTI

Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia, esprime "un plauso alla risposta politica dell'Ue ai numerosi appelli dell'opinione pubblica sugli impatti dei rifiuti marini sugli oceani. Tuttavia si tratta di un problema globale al quale bisogna rispondere con una soluzione globale ma al tempo stesso lavorare su scala nazionale e di bacino per coinvolgere tutte le categorie interessate alla salvaguardia del Mare Nostrum nella battaglia contro la plastica. Conviene a tutti lavorare per un Mediterraneo in buono stato di salute: diciamo no alla previsione di avere più plastica che pesci nei prossimi anni, ma per vincere questa battaglia servono nuove regole e investimenti".