
Con la tregua che resta un miraggio, le bombe continuano a farla da padrone in Ucraina. L’ultima serie di raid...
Con la tregua che resta un miraggio, le bombe continuano a farla da padrone in Ucraina. L’ultima serie di raid russi su diverse parti del Paese ha provocato almeno 13 morti e oltre 50 feriti, mentre Kiev è stata investita da una pioggia di droni e missili, in uno degli attacchi più massicci sulla capitale dall’inizio dell’invasione. L’ennesima dimostrazione, secondo Volodymyr Zelensky, che il Cremlino non vuole la pace. L’offensiva di Mosca non si è fermata neanche nei giorni dello scambio di prigionieri, che sta proseguendo nel rispetto dell’intesa sottoscritta tra le due parti a Istanbul. Kiev, nelle prime ore che hanno aperto il quarantesimo mese di guerra, è stata svegliata da raid in diverse ondate condotti dalle forze armate nemiche: 14 missili balistici e 250 droni in totale, ha fatto sapere l’aeronautica militare ucraina, riferendo di avere abbattuto la maggior parte dei droni e 6 missili prima che raggiungessero la città.
Con i primi boati i residenti sono corsi a nascondersi nelle stazioni della metropolitana, ma l’allerta aerea è durata più di 7 ore. L’amministrazione locale ha segnalato diversi incendi e detriti degli ordigni intercettati che cadevano sugli edifici in molte zone della città, provocando danni in sei quartieri. E soprattutto il ferimento di una quindicina di persone. Le autorità russe, che in precedenza avevano minacciato rappresaglie per i ripetuti raid ucraini oltreconfine degli ultimi giorni, hanno comunicato di aver preso di mira "imprese del complesso militare-industriale" e "posizioni dei sistemi antiaerei Patriot" consegnati dagli Stati Uniti all’Ucraina.
Zelensky invece ha affermato che "con ogni bombardamento il mondo si convince che la ragione del protrarsi della guerra risiede in Mosca". E ha quindi lanciato un nuovo appello a Usa ed Europa per aumentare la pressione sulla Russia con nuove sanzioni, che la costringano a un cessate il fuoco. I raid notturni su Kiev sono scattati nel pieno di un imponente scambio di prigionieri. Nel secondo giorno lo scambio ha riguardato 307 persone, per un totale al momento di 697. Kiev ha detto di aspettarsi che si proseguirà anche oggi, per arrivare al rilascio di mille prigionieri per parte, tra militari e civili.
L’accordo sui prigionieri è stato l’unico risultato tangibile dei primi colloqui diretti tra russi e ucraini che sono stati ospitati dalla Turchia il 16 maggio, anche se Donald Trump ha detto di sperare che questo passo apra al raggiungimento di una tregua. Mosca tuttavia si è detta disponibile ad un cessate il fuoco solo nell’ambito di un negoziato complessivo di pace. In questo quadro ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha reso noto che il suo governo sta lavorando a un documento che delinea "le condizioni per una soluzione duratura, globale e a lungo termine" del conflitto, che verrà inviato all’Ucraina una volta concluso lo scambio di prigionieri. Kiev dovrà fare lo stesso, alle sue condizioni. Nel frattempo i russi hanno respinto l’ipotesi di tenere nuovi colloqui con gli ucraini in Vaticano.